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Come gioca il Genoa di Juric: più elastico rispetto a Gasperini, con la “molla” Laxalt

A Marassi test importante per il Napoli: difesa a tre, gioco sugli esterni e fluidità di schemi dal centrocampo in su. Peserà l’assenza di Veloso.

Come gioca il Genoa di Juric: più elastico rispetto a Gasperini, con la “molla” Laxalt

A Genova il Napoli si troverà di fronte al primo vero esame in campionato. Non tanto per il sopravvenuto primato in classifica da difendere, quanto per il valore dell’avversario: la squadra di Juric in questo avvio di campionato ha mostrato idee chiare e ottima qualità negli interpreti e si presenta come un collettivo piuttosto difficile da affrontare. Anche, forse, per un discorso di maggior freschezza. Oltre a quelle dell’impegno europeo, infatti, i rossoblu’ non hanno nelle gambe nemmeno le fatiche della terza giornata, quando la loro gara contro la Fiorentina fu sospesa prima della mezz’ora per l’acquazzone piovuto su Marassi.

Ivan Juric, sia da calciatore che da allenatore, ha sempre recepito i dettami del suo mentore Gasperini. Talmente tanto che, quasi in perfetta identità di tempi con lui, ha dimostrato di saper derogare a quello che sembrava un dogma: il 3-4-3. L’attuale mister dell’Atalanta, rilevati i non pochi scompensi dei nerazzurri in questo avvio di stagione, ha cercato di ricavarne maggiore equilibrio trasformandolo in un 3-5-2. Con risultati finora alterni: dividendi immediati nella vittoria col Torino, nuovo capitombolo (seppur con le recriminazioni su cosa sarebbe potuto essere se Paloschi avesse trovato il momentaneo pari su rigore) a Cagliari. Lo stesso ha fatto Juric, che ha variato il nuovo modulo nell’ultima gara consapevole delle qualità del Sassuolo.

Un’elasticità, quella mostrata da Juric, non soltanto nel cambio d’abito tattico, ma anche nell’applicazione in campo da parte dei suoi. Il Genoa per tutta la gara si è mosso a fisarmonica, allungando e accorciando le distanze tra i reparti a seconda delle esigenze derivanti dal momento della partita e mettendo in difficoltà sul piano del ritmo per quasi un’ora i neroverdi. Del resto, la cosa riesce senza dubbio più facile se hai un uomo come Laxalt, nominalmente il quinto di centrocampo ma all’occorrenza il quarto di difesa e il terzo d’attacco. La prestazione totale dell’esterno argentino è facilmente leggibile nelle sue statistiche: due conclusioni, un’occasione creata e due dribbling, ma anche tre falli subiti, due tackles e un intervento difensivo determinante. Anche l’altro esterno, Lazovic, ha fornito un’ottima prestazione grazie alle sue accelerazioni, i tre dribbling riusciti e le ben cinque occasioni create. La bontà complessiva del dispositivo di squadra ideato da Juric è ben visibile nei campetti posizionali, che rivelano un piazzamento perlopiù armonico.

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Il movimento a elastico delle linee rossoblù è stato però ben contrastato dalla compattezza del Sassuolo e ha rivelato numerose imperfezioni. In particolare, gli uomini di Di Francesco hanno sfruttato la distanza non sempre ideale tra difensori e centrocampisti, come vediamo in due frame tratti dalle azioni che hanno portato al palo di Duncan nel primo tempo e al fallo da rigore su Defrel nella ripresa che ha originato l’1-0.

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Nella prima immagine, su una ripartenza del Sassuolo, Izzo scappa all’indietro ma legge male il piazzamento dei compagni (Burdisso è uscito in pressing alto, i centrocampisti faticano ad accorciare), rinviando male e favorendo l’inserimento di Duncan. Nella seconda, il Genoa è lento a uscire sugli sviluppi di un’azione d’angolo facendo mancare copertura preventiva in zona palla: Defrel resta uno contro uno con Orban e può ricevere agevolmente palla, pochi istanti dopo lo salterà secco causando l’intervento alla disperata di Pavoletti.

Il centrocampo del Genoa in effetti ha riassunto in sé sia alcuni degli aspetti positivi che alcuni di quelli più problematici della gara del Grifone. Il trio Rincon-Veloso-Rigoni ha garantito geometrie, buoni inserimenti senza palla e anche soluzioni da fuori, come provano le quattro conclusioni verso la porta di Veloso. Ma, in alcuni momenti, come si è visto, il filtro davanti alla difesa non è stato particolarmente efficace. Il portoghese e Rincon hanno fatto il loro (rispettivamente quattro e tre tackles), a essere molto deficitaria è stata la prestazione di Rigoni, la cui posizione ibrida (molto spesso in appoggio a Lazovic per favorirne l’azione) non ha pagato. Troppo pochi, in effetti, i suoi 22 palloni toccati in 58 minuti giocati. Una situazione generale patita anche da Pavoletti, che nonostante il suo notevole prodigarsi è stato in numerose occasioni lasciato solo (impalpabile il contributo di Gakpè). Juric ha provato a rimediare con l’inserimento di Pandev, che ha innalzato subito la pressione offensiva, causando però una ulteriore perdita di distanze che hanno favorito prima la doppia occasione cestinata da Ricci e poi il gol di Defrel.

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Peluso e Politano orchestrano bene il gioco a due, di contro Lazovic si fa attrarre dal pallone e Rincon non legge l’uno-due restando a metà strada. L’esterno può andar via facilmente e mettere in mezzo il pallone che Defrel convertirà nel gol del 2-0.

Insomma, una prestazione volitiva da parte del Genoa penalizzata da alcuni errori, su cui ha posto l’accento lo stesso Juric a partita finita. Con in più l’ulteriore vulnus dell’espulsione di Veloso, certamente una buona notizia per il Napoli viste le qualità del regista del portoghese in cabina di regia ma anche come tiratore di calci piazzati. In vista della gara contro gli azzurri non sappiamo se Juric penserà a una sostituzione di Veloso in mezzo al campo, per riproporre il 3-5-2 e magari le marcature individualizzate a metà campo studiate da Gasperini un anno fa che tanto ci misero in difficoltà, oppure, come sembra più probabile, tornerà al 3-4-3 spostando Lazovic in avanti e piazzando Edenilson come quarto di centrocampo a destra. La sua scelta, con ogni probabilità, andrà a designare la zona di campo in cui chi prevarrà acquisirà il predominio del match. Il centrocampo, nel primo caso; le fasce, nel secondo.

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