Breve e meritato elogio di Cristiano Giuntoli, il direttore sportivo che in silenzio ha lavorato per il nuovo Napoli.
Ieri sera, le pagelle di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia ai calciatori del Napoli si sono concluse con un voto nuovo, mai assegnato prima. A Cristiano Giuntoli, che di mestiere fa il diesse. È stata Ilaria, a insistere e persistere nel voler scrivere due righe su di lui. Giusto due, queste: «Voto 10. Ne vogliamo parlare? Vogliamo dire che con le sue scelte di acquisto ci sta facendo arricreare? Non riesco a tacerne, Fabrizio caro. Lo voglio osannare per tutto il campionato».
Cristiano Giuntoli è uno silenzioso. L’avete mai sentito parlare? Ha mai rilasciato un’intervista? No, appunto. È uno di quei casi in cui silenzio chiama silenzio, forse. Una di quelle situazioni in cui il soggetto lavora e basta, poi si vede. La realtà è ben diversa, e porta la faccia che è un marchio di Aurelio De Laurentiis. Ovviamente da noi tutto dev’essere alterato in negativo, e quindi la storiella che Giuntoli si muove solo su input del presidente. Perché noi un direttore sportivo che conosce il mercato italiano e internazionale non lo possiamo avere. Non sia mai. Bisogna sempre denigrare chi lavora con noi e per noi. Ci dobbiamo sempre descrivere come sfigati e incapaci, fortunati e con una società inadatta. E invece la realtà è diametralmente opposta.
Rimanendo nel campo della verità oggettiva dei fatti, non possiamo che concordare con quanto scritto sopra da Ilaria Puglia. Giuntoli, da due anni a questa parte (che poi sarebbe un anno e qualche mese, ha iniziato a lavorare con il Napoli il primo luglio del 2015, ma nel calcio gli anni si contano con le sessioni di calciomercato), ci sta facendo arricreare. Sette acquisti questa estate, cinque in quella scorsa e due invernali. Totale quattordici, più i prestiti secchi (Chalobah e Gabriel) e le operazioni di contorno (Dezi, Maiello, Gnahoré). Ebbene, ora una domanda: di 14 acquisti, quanti sono stati sbagliati? Forse, volendo essere severi, arriviamo a tre: Valdifiori, Grassi e Regini. Che poi, se vogliamo, ogni storia è diversa. L’ex Empoli ha trovato Jorginho sulla sua strada e in più una squadra che non poteva giocare in un modo che gli era congeniale; Grassi e Regini restano ancora oggi due misteri assoluti, integrazioni che in realtà non hanno integrato nulla in una finestra complessa come quella di gennaio. Loro due sono gli unici nei della sua reggenza, assolutamente.
Perché gli altri, tra promesse mantenute e da mantenere, meritano anche più del dieci pieno. L’operazione Reina, dopo l’anno nero di Rafael e Andujar, era troppo facile. Ma Chiriches, Hysaj e Allan? Operazioni geniali, iperconvenienti. Soprattutto la seconda, con il terzino albanese acquistato dall’Empoli per 5 milioni che sta per firmare un rinnovo con clausola da 50 milioni valida solo per l’estero. Se e quando sarà plusvalenza, sarà un capolavoro assoluto. Di scouting e strategia economica. Di calcio, semplicemente.
Un po’ la stessa storia di quest’anno con i magnifici sette che sono tutti o quasi assimilabili al concetto-Hysaj. Milik e Zielinski hanno iniziato a mantenere le promesse che gli venivano riconosciute prima dell’approdo a Napoli, anche se la storia dell’ex Ajax era imbevuta della diffidenza e dello scoramento del post-Higuain. Era, perché oggi, dopo due doppiette in tre partite e mezza stagionali, l’aria è cambiata. Se Milik è stato un colpo di Giuntoli, è già riuscito. Poi magari si fermerà a questi 4 gol, certo, e allora tutto sarà cancellato. Ma se questo è l’inizio, immaginare che si continui su questa falsariga, anche se non con questa percentuale, non è un’ipotesi fantascientifica. Anche perché il Napoli gioca bene, continua a farlo. Anche quando entra Zielinski, lui sì che ha integrato il centrocampo. Se Rog e Diawara valessero solo la metà di quanto vale già oggi l’ex Empoli, il Napoli avrebbe un centrocampo completo per tutta la stagione, e non solo. Se Maksimovic dovesse valere quanto Chiriches, il Napoli ha già un centrale in più, di alto livello, rispetto all’anno scorso. Se dovesse valere di più, tipo un tot vicino al prezzo pagato per prenderlo dal Torino, il Napoli ha il difensore del futuro in rosa. Ah, poi ci sono Tonelli e Giaccherini: alias, il quinto centrale di livello e la settima mezzala o un possibile alter ego di Callejon.
Continuiamo così, continuate così. Nel senso di definire Giuntoli come “quello del Carpi che non tratta all’estero”. Nel senso di definire ancora Tonelli come un’iniziativa personale del presidente, Maksimovic e Zielinski come pallini di Sarri, Milik come ripiego dopo Higuain e Giaccherini come operazione low-cost, sempre di De Laurentiis e basta. Continuiamo a non dare meriti a questo signore silenzioso che fino a prova contraria è responsabile del mercato della prima squadra e decide cosa fare dei report dello scouting. Scouting che quest’estate, come al solito, è stato deriso dall’autolesionismo di tanti tifosi sempre pronti a denigrare casa propria.
Al momento i fatti dicono che Milik e Zielinski sono due tra gli acquisti più indovinati della serie A. Il polacco centravanti ha segnato quattro gol, il polacco centrocampista si è rivelato sempre prezioso e decisivo e ha già giocato una partita da titolare. Ieri sera è stato promosso ufficialmente dodicesimo uomo del Napoli, ha sostituito persino Hamsik. E non abbiamo visto ancora Rog né Diawara, così come Maksimovic, Giaccherini e Tonelli.
E fino a prova contraria chi cura lo scouting nel Napoli è Cristiano Giuntoli. E vanno ascritti a lui, magari anche a lui, i meriti per lo splendido lavoro fatto sul mercato negli ultimi due anni, pur con tutte le pecche che sono fisiologiche per tutti i club del mondo (qui ne abbiamo fatto una piccola antologia). Come fatto per Sarri, come qualcuno fa con De Laurentiis. Gli stessi personaggi che Google, se cerchi “Cristiano Giuntoli”, ti segnala nei suggerimenti o nei correlati. Accanto a loro due, Marko Rog e Nikola Maksimovic. Il motore di ricerca più famoso al mondo è già certo che saranno i suoi prossimi fiori all’occhiello, anche se nessuno lo dice. Neanche lui stesso, perché il silenzio chiama il silenzio. Cosa dire, se il buongiorno si vede dal mattino…