ilNapolista

Berdini, futuro assessore all’Urbanistica di Roma, boccia il nuovo stadio di Pallotta: «Non serve»

Berdini, futuro assessore all’Urbanistica di Roma, boccia il nuovo stadio di Pallotta: «Non serve»

Com’è il detto? Se Atene piange, Sparta non ride. E mentre Napoli si è risvegliata con l’ennesima polemica, uguale a se stessa, tra il presidente Aurelio De Laurentiis e l’amministrazione del sindaco confermato Luigi de Magistris per le condizioni del manto erboso all’indomani del concerto di Gigi D’Alessio, Roma non ride. Le immagini del manto erboso sono avvilenti e anche le notizie sul restyling non promettono nulla di che. Qualcosa dovrà essere realizzato, il minimo indispensabile per ottenere l’ok della Uefa. Ma certo, come ampiamente prevedibile, gli annunci roboanti sul nuovo impianto del Napoli sono rimasti lettera morta.

Non va meglio, come detto, a pochi chilometri di distanza. Nella Roma della neoletta Virginia Raggi, prima sindaca di Roma, del movimento Cinque Stelle che ha conquistato anche Torino (sempre con una donna). Ci ha pensato il neoassessore all’Urbanistica in pectore – Paolo Berdini – a bocciare impietosamente il progetto di Pallotta, del costruttore Parnasi (in qualche modo concocrrente di Caltagirone), progetto che aveva cominciato il suo iter in consiglio comunale. Un piano che aveva ottenuto l’ok della giunta Marino. Berdini è stato fin troppo esplicito: «Sono contrario: abbiamo due stadi meravigliosi, Olimpico e Flaminio, col Flaminio che è quasi pericolante. Solo in questa povera disgraziata città arriva un privato e dice: “Voglio costruire uno stadio. Quella zona è deserta, bisogna fare infrastrutture? Me le pagate in cubatura”. In quale parte dell’Europa civile si permette di alzare un milione di metri cubi perché altrimenti lo stadio non funziona? Che gli importa al Comune? Stiamo a 13,5 miliardi di deficit per l’urbanistica non sensata, poi due miliardi accumulati in tre anni di Marino per portare servizi nella città esplosa, 3,5 miliardi di fondi derivati ai tempi del sindaco Veltroni di cui non si sa nulla. Roma sta fallendo e noi parliamo del videogioco stadio, una follia urbanistica scellerata. La vogliamo finire? Chiudiamo il rubinetto della mala urbanistica».

L’ex assessore Giovanni Caudo ha ovviamente espresso un parere opposto. Ma conta poco. Per Bertini lo stadio di certo non si farà a Tor di Valle. Anzi, molto probabilmente nemmeno si farà. Tramonterebbe così l’architrave del progetto di Pallotta, un piano che anche Massimiliano Fuksas ha bocciato nella trasmissione “Fatto in Italia” di Radio Radicale e Repubblica Tv con Nicolas Ballario e Oliviero Toscani così: «Lo stadio è solo un affare tra il costruttore Parnasi, che ha 800 milioni di debiti, un certo Pallotta, che non si sa dove l’hanno pescato, e Unicredit. Bisogna bloccare questa speculazione immobiliare».

Un colpo per la Roma giallorossa che in queste ore sta cullando il sogno Ibrahimovic e che ancora deve smaltire la delusione per la fuga bianconera di Pjanic che si è accasato alla Juventus. Cosa ne sarà della Roma di Pallotta? Una lezione per i tifosi del Napoli, soprattutto per coloro i quali non amano De Laurentiis e vagheggiano il mondo delle favole. Il Napoli non ha uno stadio di proprietà, questo è sicuro, e ci sono anche fiori di studiosi – Vettosi tra questi – che sostengono anche che lo stadio è un investimento più dannoso che altro. Al momento, però, ha una società più solida di quella giallorossa, anche se va registrata una certa confusione sul mercato. Non siamo tra quelli che si dannano per il mancato arrivo di Lapadula, ci mancherebbe, ci sorprende però l’atteggiamento ondoso della società che sembra non avere una chiara strategia. Vedremo.

Il calcio, ormai, è sempre più dipendente dalla politica e dall’economia. Ce ne rendiamo conto a Roma, ma anche in Inghilterra. L’esito del referendum rischia di avere ripercussioni negative sulla Premier League che sembrava avviata a essere il campionato più ricco e potente della storia del calcio. Ma, sia sa, la storia trova sempre dei correttivi. In due giorni, la Premier rischia di perdere parte del suo fascino, e Roma rischia di ritrovarsi senza stadio nuovo. Certo, non è un valido motivo per rallegrarsi dell’immobilismo napoletano. Però ogni tanto guardare anche fuori aiuta; non tutti se la passano meglio di noi. 

  

ilnapolista © riproduzione riservata