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Il calcio è nato in Inghilterra? Balle, è nato in Italia il 17 febbraio 1530

Il calcio è nato in Inghilterra? Balle, è nato in Italia il 17 febbraio 1530

Uno dei luoghi comuni che ci accompagnano da sempre è quello dell’invenzione del gioco del calcio. Se chiedete a chiunque, anche a persone che non masticano tanto le vicende di questo sport, dove sia nato questo gioco, inequivocabilmente vi risponderanno che è nato in Inghilterra. D’altronde le regole di questo sport vengono gestite dall’International Football Association Board (IFAB) nata a Londra nel 1886 in cui hanno voce in capitolo le quattro federazioni britanniche. Tra le pile di libri che avevo accantonato con l’idea di leggerli in altro momento, ho ritrovato un libro che mi era stato regalato quasi un anno prima: CALCIO! di uno scrittore, storico e saggista colombiano che si chiama Juan Esteban Constaìn. La ricerca dotta e approfondita di questo saggista documenta come il gioco del calcio sia nato in una Firenze assediata dagli spagnoli di Carlo V proprio nel 1530. 

Intanto il libro inizia con questa dedica: “A quel DIO argentino che calciava di sinistro e faceva gol con la mano“. E questa dedica ci fa subito simpatia e ci invoglia a leggere le documentatissime 190 pagine che lo compongono.

Diciamo subito che l’affermazione della paternità italica del calcio, non vide la luce in una fumosa taverna frequentata da balordi ed affermata da uno di essi, ma in ben altro ambiente e pronunciata da una voce autorevolissima: quella del famosissimo storico italiano Arnaldo Momigliano. Questo formidabile personaggio si era trasferito a Oxford a causa delle leggi razziali italiane, accompagnato da una lettera di presentazione di Benedetto Croce. Era, ed è, considerato il massimo storico degli avvenimenti dell’antichità. Rispettatissimo dagli accademici di tutto il mondo, e capace di affermazioni tipo: Shakespeare sarebbe stato apprezzato moltissimo da Dante, come cameriere; oppure affermare che Seneca era un commediante e Cicerone un vigliacco con una moglie che lo picchiava. Così quando fu chiamato a relazionare su un tema oscuro quale: i giochi con la palla nell’antichità, non esitò ad affermare che il Calcio non era nato in Inghilterra ma in Italia, a Firenze nel 1530.

Apriti cielo. tra gli intervenuti c’era anche un membro della Associazione del football inglese che uscì dai gangheri. Momigliano fu costretto a difendere le sue affermazioni in una sorta di processo istituito allo scopo di far ritrarre allo storico italiano le sue eretiche affermazioni. Ma Momigliano, con un discorso riportato sei mesi dopo dal Bollettino della Società di Studi Antichi di Sutton, sostenne la sua tesi. Esteban Constaìn ricostruisce nel suo saggio-romanzo, gli avvenimenti di quegli anni del XV secolo. La peste che aveva ucciso trentamila fiorentini fino al 1527, il sacco di Roma operato da spagnoli e lanzichenecchi, la fuga del Papa Clemente VII a Viterbo, ma soprattutto l’assedio di Firenze da parte dell’esercito di Carlo V guidato in quella azione dal Principe d’Orange. Carlo V si era accordato con il Papa, famiglia dei Medici, affinché questi l’incoronasse imperatore a Bologna il 24 febbraio, mentre lo spagnolo s’impegnava a far rientrare a Firenze la Famiglia Medici scacciata dai repubblicani fiorentini.

L’assedio durava già da cinque mesi quando lo spagnolo Ximenez da Quesada ebbe un’idea. Dall’alto della collina di San Miniato aveva potuto assistere  a una partita di calcio in costume giocata dai fiorentini in piazza Santa Croce per festeggiare il carnevale. Per porre fine all’assedio che aveva portato allo stremo sia Firenze che le forze spagnole, pensò si potesse giocare una partita tra le due parti: se Firenze avesse perso si sarebbe arresa, in caso contrario gli spagnoli avrebbe tolto l’assedio.

A capo della resistenza di Firenze c’erano due condottieri: Francesco Ferrucci e il perugino Malatesta Baglioni. Quando Carlo V, da Bologna, dette il suo assenso, anche i capi fiorentini accettarono. Il calcio fiorentino (oggi Calcio Storico o in Costume) prevedeva 27 giocatori per parte, l’utilizzo di mani, piedi, calci, pugni eccetera, e i punti erano e sono sono chiamati caccie. Visto così questo gioco può sembrare più un precursore del rugby o del football americano, che del calcio moderno.

Ma in quella partita, per la prima e unica volta, si cambiarono le regole del gioco. Era accaduto che all’inizio dell’incontro, uno spagnolo, non riuscendo a fermare uno sgusciante italiano che andava verso la rete per segnare una caccia, aveva estratto un coltello e aveva colpito l’avversario alla bocca. Fermato il gioco, si decise che la partita sarebbe continuata utilizzando solo i piedi e non più mani e braccia e colpi violenti. Per la cronaca la palla era costruita con interiora seccate di animali e con stracci lavorati allo scopo.

La descrizione di  questo evento è riportata in un documento custodito a Bologna. La partita finì 3 – 3 determinando un nulla di fatto per cui si decise che la situazione sarebbe rimasta quella di prima della partita. E l’assedio di Firenze durò altri sei mesi. Poi la città cedette e I Medici tornarono così nel capoluogo toscano.

Il libro è molto interessante per i personaggi più o meno noti che popolano le sue pagine. Troviamo un Michelangelo architetto responsabile delle fortificazioni fiorentine, un Machiavelli che si aggirava per le strade della città assediata rincuorando i concittadini, un Andrea Doria con la sua invincibile flotta genovese, un Benvenuto Cellini che in veste di cecchino difendeva il Papa asserragliatosi a Castel Sant’Angelo, uccidendo tra gli altri Carlo III di Borbone che tentava l’assalto alla fortificazione. E tanti altri protagonisti di quell’ingarbugliato periodo storico che avevamo imparato a conoscere in testi più tradizionali a scuola. Soprattutto ritroviamo uno storico di fama mondiale come Momigliano, in una veste inedita rispetto a quella seriosa che ci consegnano le sue opere, tanto che gli inglesi lo chiamavano anche Arnaldo Mad Momigliani.

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