Una come lei a Scampia si sente a suo agio e non ne fa mistero: è bastata invitarla ed è corsa anche se il momento non è dei più indicati per una gita fuori dalle mura di Montecitorio: quanti altri politici di mestiere lo avrebbero fatto? Ma Laura Boldrini ha scelto come mission di stare dalla parte degli umili e lo fa anche ora che siede su una poltrona molto più comoda del sediolino della Land Rover con la quale si muoveva oltre le linee di fuoco. Il campo che ospita l’incontro, uno dei tre recuperati in via Cervi dopo gli anni della vandalizzazione, è in perfetto stato. Di fronte alla tribunetta c’è lo striscione CIRO VIVE e i giovani calciatori lo onorano, come ha riconosciuto il presidente Napolitano che li ha premiati con questa motivazione: «Per aver saputo diffondere la cultura della legalità, della solidarietà e dell’inclusione sociale». I ragazzini manco sanno cosa vogliano dire queste cose, ma sanno che se sgarrano sono fuori e difficilmente avranno un’altra chance.
Una mattinata riscaldata dal sole e vissuta con il cuore in mano. Con centinaia di atleti, maschi e femmine, schierati per offrire all’ospite un corridoio umano da attraversare stringendo mani e baciando i più piccoli. Al cronista che le chiede perché qui si trova come a casa sua, la presidente risponde con un sorriso: «Scampia è una periferia del mondo e neanche la peggiore». E c’è da crederle perché l’ex giornalista nata a Macerata nell’agiata Italia di mezzo, lavorando come portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni del mondo, i sud del mondo, dall’Afghanistan alla Siria, li ha visitati proprio tutti. Ed è sincera quando afferma che a Scampia è possibile uscire dalle nebbie grazie soprattutto al lavoro entusiasta e paziente della scuola di calcio dell’Arci Scampia che sta per compiere trent’anni di attività e rappresenta una validissima alternativa, insieme alle altre presenti sul territorio, per arginare il degrado. Sport e sociale, ecco la formula giusta. Poi si possano calare l’Università e gli altri interventi dall’alto: la priorità è completare l’azione dal basso per preparare i futuri abitanti di questi quartieri ad attraversare il confine e a conquistare un posto e un ruolo del quale non devono vergognarsi. La Boldrini conosce queste cose e usa le parole giuste: «Parlare con questi ragazzi mi riempie di gioia, sono venuta qui per lasciare un messaggio: se si impegnano nello sport, sono più protetti. Sono tanti, vorrei abbracciarli tutti e dire loro che non c’è bisogno che diventino campioni come Maradona e Higuain, a noi basta che imparino le regole del vivere insieme, qui vedo che lo fanno e ringrazio quanti si sobbarcano questo duro lavoro».
Il sindaco de Magistris è molto compiaciuto e i volontari gongolano: Tonino Piccolo, Diletta Capissi e gli altri quaranta compagni di strada vedono finalmente ricompensati anni di fatica. Non hanno ottenuto ancora niente di concreto ma si sentono, come dire, sdoganati. E così pure gli sponsor, che sono tanti: Ferrara e Cannavaro non ci sono ma la loro Fondazione, rappresentata da Carlo Palmieri, ha fatto tantissimo per la scuola di calcio. E così pure Luciano Cimmino che da decenni sostiene tutte le iniziative sportive napoletane e nazionali, dalla Pellegrini agli scugnizzi di Scampia che hanno la battuta pronta e, pur riconoscendo che hanno scelto il calcio perché sognano di guadagnare tantissimi soldi, ammettono che il sogno si può avverare solo se non si cambia strada e se da casa si va direttamente al campo e poi di nuovo a casa. Senza cambiare strada.
L’incontro tra Laura Boldrini e Luciano Cimmino è stato molto cordiale e alla domanda fatidica (ti manca la politica?) l’imprenditore che si è appena dimesso dalla Camera per una sorta di disaffezione covata per alcuni mesi e poi risolta risponde con il cuore in mano: «Dimettersi è sempre ammettere una sconfitta, ma questa vicenda l’ho vissuta in modo positivo perché nel lavoro mi sento più realizzato»>. In questa storia, tra l’altro, Cimmino entra da protagonista perché Tonino Piccolo, il fondatore dell’Arci Scampia, ha giocato da portiere nella squadra del Nuovo Vomero, sorta sulle macerie dell’Internapoli, della quale il futuro inventore del marchio Yamamay era giovanissimo dirigente. «Intuii le capacità organizzative di Tonino – dice ora big Luciano – e non gli ho fatto mancare il sostegno quando la scuola calcio è diventato un fatto davvero serio. Si fa tanto parlare di Scampia, ma non si comprende che sono queste le iniziative che occorre incentivare. È un quartiere senza negozi e senza centri di aggregazione, se si facesse un progetto come si deve, sarei pronto ad investire». E il progetto pare che finalmente ci sia. Lo ha consegnato a Laura Boldrini uno dei pionieri dei diritti negati di Scampia, Vittorio Passeggio, e ha detto che il Comune e il Governo sono finalmente d’accordo e un suo intervento potrebbe essere decisivo». Il sindaco de Magistris, presentissimo e molto compreso nel suo ruolo, annuisce e Laura Boldrini conclude in bellezza il suo piccolo tour a Scampia:
Titoli di coda e applausi strameritati.
Carlo Franco