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Tra tribunali (inchiesta sullo stadio) e De Sanctis, Pallotta sta scoprendo l’Italia

Tra tribunali (inchiesta sullo stadio) e De Sanctis, Pallotta sta scoprendo l’Italia

Ovviamente il calcio italiano – quello che a chiacchiere annoia sulla necessità di modificare atteggiamenti fuori e dentro il campo – non ha detto una parola per le dichiarazioni di De Sanctis alla Gazzetta dello sport. Parole che hanno raggiunto l’obiettivo di riportare il clima da corrida. Non a caso le critiche sono arrivate o da italiani che qui non lavorano più – Capello (che dice cose molto interessanti sugli ultrà e l’asservimento di giocatori e società nei loro confronti) e Trapattoni – o da chi italiano proprio non è. Com’era facile prevedere, Pallotta non ha gradito l’intervista. E oggi Ugo Trani – storica firma del Messaggero – lo riporta nell’attacco del suo pezzo. Che la rabbia del presidente non sia sparata nella titolazione rientra in quella diversa visione giornalistico-culturale che hanno altre piazze rispetto a Napoli. Da noi la spaccatura sarebbe già oggetto di numerosi dibattiti; a Roma provano a nasconderla. 

Ecco cosa scrive oggi il Messaggero: “James Pallotta, da oltreoceano, si è fatto di nuovo sentire. Per dire basta. E stavolta alzando la voce. Con i suoi, però, e non con gli avversari. In privato, e non più in pubblico, si è infuriato con il management di Trigoria che, a quanto pare, non lo aveva ascoltato fino in fondo. Il presidente giallorosso ha detto stop. Una volta per tutte. Juve-Roma, lo ha ripetuto a chi è nella capitale a rappresentarlo, è finita il 5 ottobre allo Stadium. Non solo per lui, ma anche per tutti i tesserati giallorossi. Che devono prenderne atto. Il suo intervento è stato immediato. Subito dopo aver letto l’intervista di Morgan De Sanctis sulla Gazzetta dello Sport di ieri, in cui il portiere titolare e? uscito a valanga sulla Grande Rivale. «Diamoci una calmata». Pallotta ha ricordato agli interlocutori il suo appello dopo le gaffe di Rocchi a Torino e le comprensibili accuse di Totti.” 

Ma non basta De Sanctis. Il modello italiano sta cominciando a farsi sentire anche fuori dal campo. Dalla cronaca romana di Repubblica, apprendiamo che “la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta sulla bancaraotta di alcune società già proprietarie del terreno di Tor di Valle sul quale dovrebbe sorgere il nuovo stadio della Roma. Il pm Mario Dovinola deve accertare se la cessione del terreno sia stata o meno la conseguenza di una distrazione di fondi. Al vaglio ci sarebbe anche la congruità del prezzo di vendita ai Parnasi del terreno di Tor di Valle. L’inchiesta, iniziata a Napoli, è poi passata a Roma per competenza territoriale”.

Mentre in tanti a Napoli vagheggiano l’arrivo di un emiro che ricopra la squadra di soldi per far finalmente trascorrere una gioisa e spensierata nottata di bagordi ai tifosi azzurri, bisognerebbe invece prestare più attenzione a quel che sta accadendo a pochi chilometri da noi. Dove un signore con una diversa cultura sportiva sta cominciando a scontrarsi col modello Italia. Il calcio – che piaccia o meno – è un business e se non è conveniente nessuno verrà qui a investire.

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