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Così parlò De Laurentiis: attacca Napolitano, studia la politica, minaccia di espatriare, vende Cavani e farà lo stadio a Caserta

Beh, bisogna riconoscere che la tavola rotonda su Napoli e il Napoli organizzata da Radio Marte, con ospite principale Aurelio De Laurentiis, si è rivelata una miniera d’oro per giornalisti e tifosi. Poi, ovviamente, molto probabilmente si riveleranno parole in libertà. Il presidente del Napoli, sempre in collegamento da Los Angeles, ha detto di tutto e di più, affermando che potrebbe anche andare via dall’Italia. «La maggior parte delle persone perbene sono andate via per vedere valorizzate le loro professionalità». Riassumere due ore di tavola rotonda non è semplice.

Per i tifosi la notizia principale è quella riguardante Cavani. De Laurentiis ha parlato in maniera esplicita di un forte interesse da parte del Chelsea, ha aggiunto che sta aspettando una telefonata del club di Abramovich, ha confermato che chi vuole andar via è giusto che vada, e rivelato che lo scorso anno rifiutò 55 milioni dei russi per il Matador.

Sempre in ambito calcistico, ha detto che ha scelto Benitez perché con lui si è inteso al volo, che gli è parso più lottatore di Villas Boas, lo ha avvertito da subito napoletano (al contrario di Mazzarri di cui invece ha detto che ha capito dopo sette mesi che sarebbe andato via proprio perché non è entrato mai in sintonia con Napoli). Ha aggiunto che Benitez gli ha fatto mangiare tante patate fritte (elloso, sembra un dettaglio irrilevante).

Il prossimo anno la rosa del Napoli sarà composta da 20 calciatori di valore, tre portieri e due giovani da inserire. Si giocherà col 4-2-3-1. Ha detto che il Napoli non sta trattando Mascherano, mentre ha detto che la società è interessata a Dzeko. Entro una settimana potrebbe essere annunciato il primo acquisto che dovrebbe essere un attaccante esterno.

Zuniga non andrà all’Inter nemmeno per 25 milioni di euro. Ha quindi rivelato di aver offerto – prima di ingaggiare Benitez – 40 milioni di euro alla Roma per Lamela e Marquinhos. Ma poi ha aggiunto di aver cambiato idea – anche se la società giallorossa di fatto non ha accettato – perché la squadra non è un’accozzaglia di individualità. Il vice di Benitez dovrebbe essere Pecchia: si attende solo firma. E sta cercando un secondo portiere.

Politica. Tralasciando Mazzarri, che ormai è il passato, De Laurentiis ha detto anche alcune cose extracalcistiche. Si è mostrato molto interessato al modello di governo delle città, come se avesse studiato la pratica. Confermando così le voci – tra cui quella del Napolista – che lo danno come papabile alla poltrona di sindaco di Napoli. Insomma De Laurentiis ha fatto un discorso di stampo berlusconiano, sulla reale mancanza di poteri da parte del sindaco (bloccato dal consiglio comunale) e sull’impossibilità di assumere manager che imprimano al governo delle città una svolta imprenditoriale. Insomma, il discorso del trasferire al governo la cultura d’impresa. Non originalissimo, ecco. Per poi aggiungere che potrebbe lasciare l’Italia, che tante persone perbene lo hanno fatto per vedere valorizzate le loro qualità.

Questione stadio. Se entro fine giugno non avrà la possibilità di acquistare il San Paolo, lui è pronto a costruire il nuovo impianto a Caserta. Vabbè, ipotesi che sembra irrealizzabile. A questa boutade, però, ha aggiunto un’altra cosa. Ha dichiarato di aver offerto più volte al questore la possibilità di pagare lui gli straordinari ai poliziotti per gestire l’accesso allo stadio. Accesso che, a causa dei tornelli, è sempre caotico. «È solo per miracolo – ha detto – se in Italia fino ad oggi non è capitato qualcosa di grave fuori agli stadi durante le operazioni di ingresso».

Insomma, uno sfrennesiamento a 360 gradi in cui c’è scappato anche un attacco al presidente Napolitano che dovrebbe imporre il tema Napoli al primo posto dell’agenda di governo. In precedenza ha attaccato anche Massimo Corcione, direttore di Sky Sport (reo, a suo dire, di tradire la sua napoletanità con un’emittente che evidentemente non garba al Presidente) che è intervenuto in trasmissione. E ha anche imposto, a un certo punto, l’eliminazione degli spot pubblicitari. «Scocciano me e gli spettatori, o li levate o me ne vado». Radio Marte li ha tolti.

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