
Barbara Bouchet: «Lasciai Steve McQueen perché dovevo preparare la colazione ai suoi amici motociclisti»
A La Stampa: «Omar Sharif? Era un uomo pieno di fisse. Andammo a Parigi per arredare la casa e mi impose di non mettere quadri e mensole».
A La Stampa: «Omar Sharif? Era un uomo pieno di fisse. Andammo a Parigi per arredare la casa e mi impose di non mettere quadri e mensole».
A Il Fatto: «Girare il video con Baggio è stato un sogno. Sono cresciuto con il mito di Maradona e con il suo. Una volta odiavo la mia voce»
A Il Messaggero: «Il mio rapporto con gli uomini è stato devastato dall’assenza di mio padre. Ho dovuto fare il test del Dna per essere riconosciuta».
Al Fatto: «A Buenos Aires proibirono i miei dischi per una battuta riportata da un giornalista. A Roma degli argentini mi sputarono da una macchina in corsa».
Al CorSera: «A Saint Tropez conobbi Gianni Agnelli, mi chiese se a Niguarda si sciava. Celentano non lo sento da due anni, lui e la Mori sono ipocondriaci»
A Libero: «Politica? No, grazie. Al massimo, mi candiderei a sindaco di Milano. Il mio sogno è gareggiare a Sanremo»
Al CorSera: «Per guadagnare facevo l'operatore. Reagivo male quando dicevano che ci assomigliamo. Non volevo fare l'attore, pensavo di darmi allo sport».
La voce delle Vibrazioni a Il Giornale: «Sono stato giudicato come un puttaniere. Eroina, cocaina, Lsd, ma il filo conduttore erano alcol e cocaina»
Al Messaggero: «Non mi ha mai detto di no nessuno. Alle elementari ero fissato con il cambio guardia al Quirinale, perciò suono la batteria»
Al Corriere: «Sono di origini popolari, cresciuto in un posto dove l’essere umano che avrei voluto diventare era molto lontano da quel contesto»
A La Repubblica: «Il talento è un dono, ma poi il successo è un mestiere. Tutti hanno talento, ma devi capire cosa fare di te. Anche quello è un dono»
A Repubblica: «Grande Raccordo Anulare nacque quando abitavo alla periferia di Roma. Spotify la attribuisce a Venditti, non saprei con chi protestare»
Intervistona a Repubblica: «A otto anni avevo le chiavi di casa e cucinavo. Le persone non si valutano per come sono, ma per i risultati che portano»
Al CorSera: «Con Troisi accendevamo la tv senza audio e doppiavamo in modo improbabile le trasmissioni più famose».
Al CorSera: «Non sono ipocondriaco. Sono solo un esperto che si mette a studiare la sera, ogni tanto mi chiedono un parere e ogni tanto ci azzecco»
Al CorSera: «Ai tempi dei Gatti, Abatantuono ci faceva da tecnico delle luci. Doveva fare anche l'autista ma non si decideva a prendere la patente»
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- Una festa contagiosa, l'isola mi ha regalato colori ed emozioni che porto ancora negli occhi. Un’atmosfera da sogno onirico di FelliniAl CorSera: «La Gialappa's? Un idillio. Il processo creativo di Mai dire gol era bellissimo: si lavorava tutti i giorni per fare un’ora e mezzo di programma»
Al Messaggero: «Qui non si può avere talento, ti bastonano subito. Ho insegnato ovunque, all'estero, solo in Italia non mi è mai stato chiesto di farlo»
A La Stampa: «Una volta lanciavano veramente gli artisti, ora sono un distributore di pubblicità. Ma la radio rimane uno strumento eterno».