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Accardo: «Avrei voluto fare il calciatore, ma mi sono limitato a tifare per la mia Juventus e per il Napoli»

A Il Giornale: «Il calcio ben giocato mi emozionava come suonare il violino. Da piccolo stavo in porta, ma era un rischio per le mani, non potevo rovinarle».

Accardo: «Avrei voluto fare il calciatore, ma mi sono limitato a tifare per la mia Juventus e per il Napoli»

Su Il Giornale una lunga e bellissima intervista a Salvatore Accardo, star mondiale del violino italiano. Lo scorso settembre ha compiuto 80 anni: suona il violino da 77 anni.

«Da piccolo, con l’aiuto di mio cugino, costruivo giocattoli a forma di violino. Ho iniziato a 3 anni, suonavo “Lili Marleen”, sentita alla radio, e le canzoni napoletane».

Con la famiglia viveva a Torre del Greco. Il primo violino glielo comprò il padre.

«Non era facile averli. Vivevamo a Torre del Greco. Mio padre stette una giornata a Napoli per trovarne uno da regalarmi, spese molto; per questo in casa ci fu baruffa».

Sacrifici ne ha dovuti fare?

«Da giovane dovendo studiare molto non andavo a giocare a pallone, ogni tanto lo facevo di nascosto. Stavo in porta, un ruolo pericoloso per la sicurezza delle mie mani».

Continua:

«Mia madre voleva che diventassi ingegnere, ero bravissimo in matematica. Mi sarebbe piaciuto fare il calciatore, ma poi mi sono limitato a tifare per la mia squadra, la Juventus. Il calcio ben giocato mi emozionava come suonare il violino. Oggi come oggi mi piace seguire le partite in televisione, allo stadio vado molto meno. Tifo anche per il Napoli, poi la prima squadra per la quale ho giocato da bambino, la Turris, di Torre del Greco, è in serie C e la seguo sempre. Insomma, ho anche un’anima calcistica».

Sempre sulla passione per il calcio:

«Mi sarebbe piaciuto, come giocatore, partecipare ai campionati mondiali di calcio. Sono andato in Germania, a vedere l’ultimo mondiale vinto dall’Italia. Una gioia».

Tra le sue passioni c’è anche lo scopone.

«Mio grande compagno di scopone era Maurizio Pollini. Ci trovavamo a giocare anche fino alle 2 del mattino, con Claudio Abbado e Luciano Berio, che voleva sempre vincere».

 

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