L’Inter scopre Chivu il dittatore democratico che non sa dove fumare (Corsera)
Ha doti comunicative (innanzitutto con i calciatori), padroneggia l'inglese, è anche un po' trash e non gli manca l'autoironia: «Manca solo che parliate di chivulismo»

Cm Parma 08/03/2025 - campionato di calcio serie A / Parma-Torino / foto Cristiano Mazzi/Image Sport nella foto: Cristian Chivu
Cristian Chivu si è preso l’Inter senza proclami e senza grosse rivoluzioni. D’altronde ha ereditato una squadra che in 4 anni ha fatto due finali di Champions. Nella tesi scritta a Coverciano – racconta il Corsera – si definiva “un uomo fortunato”, oggi sembra un tecnico pragmatico, empatico, capace di usare le “parole gentili” ma anche di smontare gerarchie e moduli con la naturalezza di chi sa dove sta andando. Senza dimenticare le sue metafore trash.
Chivu, il dittatore democratico che non sa dove fumare (Corsera)
Scrive così il quotidiano:
“Nella sua tesi del 2020 a Coverciano, alla quale abbina una laurea in Scienze Motorie, un master in Marketing e la problematica ricerca di angoli per fumatori qui negli Usa, Cristian Chivu si definisce un «uomo fortunato». E in una recente intervista «un dittatore democratico»: per prendere in corsa una squadra che aveva giocato 59 partite azzerando quasi tutto a Monaco, Cristian Chivu però finora ha puntato soprattutto sull’empatia e sul suo particolare sguardo sul mondo, fatto anche di «parole gentili, dell’apprezzamento delle cose belle», ma anche di metafore un po’ trash come quella della m. da masticare, per rendere meglio l’idea. […]
Ma l’ultimo arrivato attorno a cui gira quasi tutto, è lui, il tecnico […] dalle doti comunicative, con i media e i giocatori, che promettono bene, grazie anche a un inglese impeccabile: a chi gli chiedeva se quella con il River fosse «la prima vera Inter di Chivu», il romeno ha risposto con l’ironia di chi vuole costruire un equilibrio: «Manca solo che parliate di Chivulismo…». Per poi spiegare come è intervenuto sulle teste dei giocatori, dal primo all’ultimo, da Lautaro a Palacios […]
Perché l’elasticità di Chivu si vede anche nelle scelte […] il 3-5-2 inzaghiano non è un dogma e le prove di 3-4-2-1 continueranno e potranno orientare anche le scelte di mercato, più un trequartista vero che Hojlund, in sintesi. Anche se come si è visto contro gli argentini il vecchio modulo (specialmente con 6 big assenti, 4 dei quali sono tornati a Milano) è ancora una base più che affidabile, con la variante di «marcature più uomo contro uomo» come ha spiegato Darmian e la richiesta ai centrocampisti di giocare più «in avanti», principi quasi gasperiniani di dominio del gioco”.