Benatia: «De Zerbi è arrivato al Marsiglia dopo il no di Fonseca e un interesse per Conceiçao»
Il ds al CorSport: «Quando abbiamo saputo che c’era la possibilità di prenderlo, ci siamo detti con Longoria: “Ca**o, proviamoci”. C'è qualcosa di Guardiola in lui, ma è unico».

Db Roma 09/05/2018 - finale Coppa Italia / Juventus-Milan / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: esultanza gol Mehdi Benatia
L’ex calciatore, ora ds del Marsiglia, Medhi Benatia ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport in cui parla del suo nuovo ruolo e del tecnico Roberto De Zerbi.
Benatia: «De Zerbi è arrivato al Marsiglia dopo aver virato su Fonseca e Conceiçao»
«Da direttore devo essere onesto per risultare credibile. Quindi faccio il dirigente a modo mio: entro al centro sportivo la mattina alle nove, me ne vado alle sette di sera. Controllo tutto: i giocatori che mangiano di più o di meno, il loro peso, i chilometri percorsi, il tipo di allenamento. E per i ragazzi del settore giovanile è uguale: voglio sapere ogni cosa, da quale famiglia provengono, come vanno a scuola, come lavorano in campo, che tipo di educazione hanno. Una cosa so fare nella vita: occuparmi di calcio».
E con De Zerbi?
«Parliamo fino alle due di notte, spesso in videochiamata perché il mister vuole vedere le persone in faccia. A qualsiasi ora».
È vero che per il Marsiglia avrebbe voluto Allegri o De Rossi?
«Noi avevamo cercato Fonseca. Era tutto fatto, c’era l’accordo, poi a maggio 2024, dopo che perdemmo a Bergamo con l’Atalanta, chiamò e ci disse che non se ne faceva nulla. Il 13 giugno era l’allenatore del Milan. A quel punto virammo su Conceiçao, ma quando abbiamo saputo che c’era la possibilità di prendere De Zerbi ci siamo detti con Pablo Longoria, il nostro presidente: “Ca**o, proviamoci”. Spinti dal proprietario McCourt siamo partiti all’attacco».
Roberto ha accettato subito?
«Io ero a Dubai, in videochiamata gli proposi un incontro per il giorno seguente a Milano a colazione. Disse che non c’era bisogno, parlammo per ore al telefono e lui chiese di poter estendere la conversazione a Longoria. A quel punto ci spiegò che era interessato, il nostro progetto l’aveva coinvolto e avremmo dovuto parlare con il suo agente. Ma ci aveva già detto di sì».
È davvero così impegnativo lavorare con De Zerbi?
«È bello e stimolante, vive di calcio come me. Ha una passione debordante, dovreste vedere come prepara le partite. C’è qualcosa di Guardiola ma, credetemi, è un allenatore unico. Lui respira calcio e respira vita. In questo ordine».
Nello scontro diretto avete battuto il Psg: puntate al campionato?
«Parliamo di una squadra che ha speso un miliardo di euro, ve ne rendete conto? Noi dobbiamo lavorare tanto, e tanto ancora, per farci trovare pronti qualora facessero un passo falso. Ecco: se dovesse capitare sarà il Marsiglia a vincere, questa la missione».
Allegri non l’ha dimenticato…
«Gli voglio bene, ci rispettiamo, grande allenatore, perfetto per il Milan. Abbiamo discusso in passato, non lo nego. Paratici fu chiaro con me, lui meno. Mi promise che avrei giocato nonostante il ritorno di Bonucci. E sapete come andò? Cinque partite, zero presenze per Benatia».
Oggi Max allena Rabiot. Al Bologna c’è Rowe…
«Una rissa che non si dovrebbe vedere mai in uno spogliatoio: all’inizio abbiamo provato a tenere coperta la vicenda, aspettando le scuse che non sono mai state fatte. A costo di arrivare quinti o sesti, noi qui pretendiamo serietà. E all’inizio dell’estate non c’è stata da parte di alcuni giocatori. Ritardi, atteggiamenti sbagliati, situazioni sgradevoli: ma stiamo scherzando? Che cosa stiamo qui a fare? Siamo in Champions: e allora? Con Longoria e con De Zerbi abbiamo subito preso in mano la situazione e visto che il nostro è un gruppo sano le cose si sono messe in ordine. Con loro non è andata così, ma grazie comunque per quanto dato alla squadra. In particolare a Rabiot che ha contribuito alla qualificazione».
Al-Khelaïfi rappresenta il famoso potere di cui ha parlato De Zerbi?
«C’è, perché negarlo? Non possiamo controllarlo, ma possiamo controllare noi stessi. E allora se per vincere una partita dobbiamo lavorare 1, per qualcosa in più dobbiamo lavorare 10».
A Roma frequentava spesso l’ufficio di Sabatini…
«Walter mi chiamava il venerdì o il sabato. In base a quello che gli dicevo capiva come sarebbe andata la partita. Ci rimasi male quando non mantenne le promesse sul rinnovo, ma conservo la stima. Anche nei confronti di Massara: sono felicissimo che sia alla Roma, l’ho chiamato per complimentarmi anche se all’inizio mi diceva che non era ancora fatta. Mi sono messo a ridere. Dài, non dire cazzate. So che vai lì ed è giusto così».
La Ligue 1 ha superato la Serie A?
«Dell’Italia mi preoccupa l’assenza di talento. Penso alla Nazionale: io, da capitano del Marocco, vedevo l’Italia come qualcosa di irraggiungibile. Totti, Pirlo, Del Piero, Nesta e Maldini, ma anche gente come Vieri, Cassano, Montella: dove sono ora? La Francia ha almeno quattro squadre nazionali superiori all’Italia».