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Sinner, l’errore di giocare sul dolore c’è stato però Jannik non lo ammette (Corsera)

Forse è arrivato il momento di sospendere i calcoli aritmetici per il sorpasso in classifica su re Djokovic che ora è il favorito a Roma

Sinner, l’errore di giocare sul dolore c’è stato però Jannik non lo ammette (Corsera)
Italy's Jannik Sinner waves his towel as he leaves the court after his Monte Carlo ATP Masters Series Tournament semi final tennis match against Greece's Stefanos Tsitsipas on the Rainier III court at the Monte Carlo Country Club on April 13, 2024. (Photo by Valery HACHE / AFP)

Sinner, l’errore di giocare sul dolore c’è stato però Jannik non lo ammette. Lo scrive il Corriere della Sera che scrive un pezzo che è allo stesso tempo (giustamente) di cronaca della conferenza stampa e di analisi.

Ecco due estratti dell’articolo di Gaia Piccardi.

L’errore, giocare sul dolore, c’è stato però Jannik non lo ammette («Non è sempre detto che se uno si fa male ha fatto cose sbagliate, se tornassi indietro non saprei cosa fare in modo diverso»), prova a guardare avanti («L’obiettivo rimangono le Finals a Torino, per giocare davanti al pubblico italiano dopo non esserci riuscito qui»), svicola dai dettagli del malanno all’anca, che come si temeva non è banale («Pensavamo fosse una questione non grave invece gli esami hanno visto che c’è qualcosa che non va. Non voglio dire cosa»), si sforza di essere rassicurante («Abbiamo tutto sotto controllo») con una postilla: «Se non riesco a risolvere al 100%, mi fermerò più a lungo. Non voglio buttare via anni di carriera. Non ho fretta. Curare il corpo è molto più importante di tutto il resto».

Pochissimi sorrisi, molte incertezze. Jannik resta a Roma per accontentare i brand che credono in lui. Nessuno ha intenzione di smettere di fidarsi del suo talento e della sua volontà, e forse è arrivato il momento di sospendere i calcoli aritmetici per il sorpasso in classifica su re Djokovic, a questo punto principale favorito degli Internazionali. Prioritario guarire, nei tempi che detterà il suo corpo. Madrid rimane una scelta sbagliata: la fretta non è mai buona consigliera. Adelante, con giudizio.

La conferenza di ieri di Sinner

Sinner parla in conferenza stampa a Roma, dopo aver annunciato il forfait al torneo di tennis ospitato dalla città.

Il primo a prendere la parola è il presidente della Federtennis Binaghi: «Grazie a Jannik per essere venuto qua, gli fa onore. Per Sinner è un momento di difficoltà, la sua telefonata ieri è stata una coltellata a freddo. Pensavo che l’allarme fosse rientrato. Ero in riunione, ho visto la chiamata di Jannik e non ho avuto per mezz’ora la forza di richiamarlo. Doveva essere la sua festa, ma ancora una volta la scelta è stata giusta. Merito del suo staff di assoluto livello, probabilmente il migliore possibile. Ripeto quello che ho detto in un altro momento di difficoltà, durante la Davis: il suo obiettivo è a medio termine. La continuità, non è vincere un torneo importante come gli Internazionali o un girone di Davis. La sua scelta, per quanto dolorosa, è stata quella giusta. Adesso bisogna ripartire più forti di prima».

Quando è emerso il problema prima o durante Madrid?

«Prima del torneo stavo anche meglio, poi a Madrid c’erano dei giorni dove l’ho sentito un po’ di più e altri di meno, è stata una situazione strana. Con Kotov ho sentito dolore, con Karen è andata meglio. Sapevo che c’era qualcosa che non andava. Poi abbiamo fatto una risonanza e abbiamo visto che c’è qualcosa che non va bene al 100%. Siamo tornati a Monaco abbiamo fatto altri esami e abbiamo preso questa decisione non facile, per me Roma è forse il torneo più speciale di tutto l’anno. Fa male non solo a me, però succede. Speriamo di rigiocare altri dieci anni qua».

Sinner: «Vedo il bicchere mezzo pieno. Imparerò a gestire meglio queste situazioni»

Cosa ti diceva il tuo corpo a Monte Carlo, a Madrid e qui?

«Il bicchiere è abbastanza pieno con la stagione che stiamo facendo. Ci saranno sempre momenti di difficoltà, credo che fino ad ora abbiamo fatto un grande lavoro. Credo che possiamo imparare da queste cose, poi si va avanti. A Monte Carlo il mio corpo stava bene, pur essendo un po’ stanco. L’anno prossimo dovrò gestire meglio la situazione e basta, non puoi essere perfetto soprattutto alla mia età. Non la vedo come una sconfitta, ci saranno delle cose che possiamo fare meglio».

Nella vita si impara, cosa ti ha insegnato questa vicenda?

«Sicuramente mi rendo conto che il riposo è importante, ma già dall’anno scorso. Se ho la possibilità di non toccare la racchetta per un paio di giorni, non tocco racchetta.  È importante anche per la parte mentale».

Come si svilupperano le tue prossime settimane?

«Sicuramente sarà un periodo senza giocare adesso. Dobbiamo vedere dalla prossima settimana in poi come lavorarci, dobbiamo ancora decidere alcune cose. Ovviamente la preparazione per Parigi non sarà ottimale, ma io e il mio team daremo il massimo per arrivare con una percentuale alta di competitività. Arrivare a Parigi senza partite a Roma non è semplice, però vediamo».

Quanto ti senti sicuro di poter andare a Parigi?

«Finora non ho mai avuto tanti problemi fisici cambiando superficie. Sono attento ai movimenti, stiamo facendo un po’ di lavori a bassa intensità. Avremo risposte tra una settimana. Giocherò a Parigi se sarò al 100%».

 Qual è la tua priorità?

«Onestamente era Roma. Speriamo di avere la possibilità di giocare a Torino. Tutte le partite che posso giocare in Italia sono speciali. Ora l’obiettivo è andare a Torino, sono in una buona posizione per riuscirci».

Che cos’hai?

«Non voglio entrare nei dettagli, diciamo che pensavamo non fosse nulla di grave. Abbiamo tutto sotto controllo, se il problema non dovesse essere curato al 100% mi fermerei per un altro po’. Non ho voglia di buttare tre anni di carriera nel futuro, non ho fretta. Curare il corpo è molto più importante che tutto il resto».

Hai scoperto di aver fatto qualche errore?

«No, non è che se uno si fa male è un errore. Secondo me abbiamo fatto tutte le cose giuste. Se dovessi tornare indietro non saprei cosa fare in modo diverso. Ci può stare, è da tanto che non avevo un infortunio».

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