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Vinicius non è Mandela: l’ultima moda dei razzisti, puoi offenderti solo se sei un uomo esemplare (El Paìs)

“Vinicius Jr. potrebbe non diventare mai Mandela, ma chi se ne frega: i razzisti saranno pur sempre razzisti”

Vinicius non è Mandela: l’ultima moda dei razzisti, puoi offenderti solo se sei un uomo esemplare (El Paìs)
Real Madrid's Brazilian forward #07 Vinicius Junior celebrates scoring his team's first goal during the Spanish league football match between Valencia CF and Real Madrid at the Mestalla stadium in Valencia on March 2, 2024 (Photo by Jose Jordan / AFP)

No, Vinicius Jr. non è Mandela. Ma non ce n’è bisogno. L’attaccante del Real Madrid “non è Martin Luther King, e nemmeno Tommy Smith o John Carlos”, scrive El Paìs. Ma “anche se lo fosse. Non cambierebbe nulla, poiché il razzista si sente sempre legittimato ad esserlo senza pensare a considerazioni etiche, morali e tanto meno storiche. L’ultima pietra nella credibilità dei molestatori consiste nell’esigere che la persona offesa sia una persona esemplare: che non si prenda giorni liberi, che dedichi tutta la sua vita alla causa, che non osi denunciare il razzismo ricevuto in prima persona. finché non denuncia quello ricevuto da altri. Vinicius Jr. potrebbe non essere mai Mandela, ma chi se ne frega: un razzista sarà pur sempre un razzista”.

Il ritorno al Mestalla del giocatore più offeso negli stati dell’era moderna ha lasciato ovviamente le sue tracce, con tanto di gol e festeggiamento col pugno alzato. E’ ormai un simbolo, un mesetto fa aveva anche incontrato Colin Kaepernick, l’ex giocatore di football americano la cui carriera nella Nfl si è conclusa per la sua plateale protesta contro la brutalità della polizia e l’oppressione subita dai neri, inginocchiandosi durante l’inno americano prima delle partite.

Rafa Cabeleira ci torna sul Paìs, anche sul tema della “sparuta minoranza” tanto caro all’opinione pubblica italiana: “Basterebbe solo metterci d’accordo su quanti razzisti ci sembrano pochi e quanti ci sembrano abbastanza, non diremo tanti. E parleremo in un altro momento della capacità del calcio di smascherare padri e madri oggettivamente incapaci di educare un bambino”.

Ma il punto è “che il brasiliano fosse incaricato di affrontare la tribuna quasi per sistema, o che abbia alzato il pugno in un gesto puramente cinematografico, destinato a decorare un futuro documentario sulla sua lotta, non ha alcuna reale importanza, anche se per molti ha una certa importanza. A meno che qualcuno non continui a pensare che la colpa del razzismo sia sempre dell’uomo nero, direttamente quello insultato o colui che viene insultato per associazione”.

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