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Farioli, l’enfant prodige, è già in discussione a Nizza. Il ds costretto a difenderlo: «non si tocca»

L’Equipe. Due punti in cinque partite, criticato per l’integralismo e l’assenza di un piano B. Il ds Ghisolfi si fa intervistare per proteggerlo

Farioli, l’enfant prodige, è già in discussione a Nizza. Il ds costretto a difenderlo: «non si tocca»
Nice's Italian head coach Francesco Farioli during the French L1 football match between OGC Nice and Stade Brestois 29 (Photo by Valery HACHE / AFP)

Farioli, l’enfant prodige, è già in discussione a Nizza. Deve intervenire il ds per difenderlo: Florent Ghisolfi che ha concesso un’intervista al quotidiano sportivo francese L’Equipe. In Ligue1 il Nizza non vince dal 27 gennaio, sei partite fa. In cinque match ha raccolto la miseria di due punti: due pareggi e tre sconfitte. È scivolato al quinto posto, a due punti dal terzo che significa Champions. E il tecnico Farioli, osannato nella prima parte della stagione, ora è ovviamente sotto tiro. Di lui si parlava anche per la panchina del Manchester United.

Florent Ghisolfi scende in campo per dire che resterà al suo posto in ogni caso, almeno fino a fine stagione.

Il Nizza è quindicesimo nella classifica del girone di ritorno. C’è un’emergenza?

«Siamo in stato allerta ma non c’è emergenza. Abbiamo fatto 5 punti in 7 partite e dobbiamo ribaltare la situazione. Ma dobbiamo trasmettere serenità. Nessuno dovrebbe dimenticare che l’aspettativa molto alta di oggi è stata creata da un’ottima prima parte di campionato (il Nizza era secondo alla sosta a fine dicembre). Dobbiamo ricordare da dove siamo partiti quest’estate: quando abbiamo cambiato progetto e preso un allenatore giovane (Farioli ha 34 anni) con poca esperienza, poche persone ci hanno dato in lizza per la Champions».

Francesco Farioli dice che è uno stato emotivo che impedisce ai giocatori di vincere una partita. Non è anche sua responsabilità?

«Sì e no. (…) C’è una parte strategica, tattica, ok, ma c’è anche una parte psicologica, da sviluppare costantemente».

Farioli dice “quando il piano A non funziona, abbiamo bisogno di un piano A migliore”. Eliminare l’esistenza di un piano B non lo danneggia?

«Non sono d’accordo, non è bloccato su un piano. La prova è stata a Tolosa (1-2, 3 marzo) quando ha cambiato il sistema di gioco. Lui è aperto, ma noi non gli imponiamo nulla. È alla ricerca di soluzioni. Lui e noi siamo convinti dell’importanza della stabilità, nel progetto, nella composizione del team e del sistema di gioco. Ma in questa stabilità, è necessario avere varianti».

Il metodo Farioli non è a corto di carburante?
«I dubbi dell’ambiente non ci spaventano, ci accompagnano dalla scorsa estate, quando l’abbiamo scelto. È stato il suo lavoro che ci ha permesso di arrivare qui. Siamo quinto e nei quarti di finale della Coppa di Francia. È tutt’altro che una catastrofe. Siamo in piena corsa».

Cosa suggerisci a Farioli nei tuoi scambi con lui?
«Gli do sostegno e gli offro la mia visione. Non voglio che si senta insicuro, sta a noi sopportare la pressione. Gli consiglio di mantenere la calma e la stabilità».

Se vi diciamo che con queste partite noiose e queste continue vittorie per 1-0 all’inizio della stagione, dovevamo aspettarci questo autunno?
«All’andata siamo arrivati secondi e i punti attesi (le statistiche, gli expected goasl quella roba lì, ndr) ci danno secondi. Nelle partite di ritorno, i punti attesi ci danno noni e siamo quindicesimi. In parte a causa di decisioni arbitrali sfavorevoli, contro  Monaco e Lione, che la commissione arbitrale ha riconosciuto». 

E l’allenatore?
«Possiamo sempre fare meglio. L’instabilità della squadra lo ha penalizzato. Ma vedo quello che dà e, per lui come per i giocatori, conta solo l’impegno».

Farioli è tranquillo qualunque cosa accada?
«La domanda non si pone nemmeno. Ci sarà fino alla fine della stagione».

 

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