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Supercoppa: durante Napoli-Fiorentina, le tv in tribuna stampa trasmettevano Palestina-Emirati

La Gazzetta: in un angolo della tribuna, un gruppetto di pseudo-tifosi napoletani, malinconici: hanno pure mostrato una bandiera offensiva

Supercoppa: durante Napoli-Fiorentina, le tv in tribuna stampa trasmettevano Palestina-Emirati
Palestine supporters hold up a giant banner in solidarity with the Palestinian cause during the Qatar 2023 AFC Asian Cup Group C football match between Palestine and United Arab Emirates at the Al-Janoub Stadium in Al-Wakrah, south of Doha on January 18, 2024. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

Supercoppa: durante Napoli-Fiorentina, le tv in tribuna stampa trasmettevano Palestina-Emirati. Lo scrive la Gazzetta dello Sport che fa il solito pistolotto contro la Supercoppa in Arabia Saudita.

La tristezza delle curve vuote

Diciamolo subito e togliamoci il peso. Che tristezza le due curve quasi vuote, i seggiolini nudi. Per l’ufficialità: 9.762 spettatori, per l’evidenza non più di 6 mila. Una cornice da campionato dilettantistico. In un angolo della tribuna, un gruppetto di pseudo-tifosi napoletani, malinconici come il loro fumogeno che, al termine, hanno pure mostrato una bandiera offensiva. A match iniziato, le tv della tribuna stampa trasmettevano Palestina-Emirati di Coppa d’Asia. Ha senso volare per migliaia di km per esporre il calcio italiano in questo modo?

Il pensiero napolista sull’ipocrisia per la Supercoppa d’Arabia

A Riad per Napoli-Fiorentina c’erano novemila spettatori. In uno stadio che ne contiene appena 25mila. Non c’era praticamente nessuno, lo stadio era semivuoto. L’immagine degli spalti deserti – seppure ostinatamente le telecamere provavano a inquadrare solo quelle poche file con pubblico – sembra che abbia molto colpito i commentatori di casa nostra. È così proseguito il dibattito sullo snaturamento del calcio, sulla “pericolosa” deriva del football.

Una discussione che ricorda “Finché c’è guerra c’è speranza” il film diretto e interpretato da Alberto Sordi che fa il trafficante d’armi e così riesce a garantire alla propria famiglia un tenore di vita molto alto. Quando un giornalista rivela il suo lavoro, Sordi viene sottoposto a un processo da moglie e figli. Processo che si chiude col protagonista che dice: «Io vado a dormire perché domani mattina devo piazzare settantamila mitragliatrici. Faccio come dite voi. Se volete che torni al mio vecchio lavoro, lasciatemi dormire. Altrimenti svegliatemi alle tre e mezzo». Finisce che lo svegliano un quarto d’ora prima.

I protagonisti, gli stipendiati del calcio ricordano i familiari di Alberto Sordi. Maurizio Sarri si diverte sempre a giocare al comunista controcorrente facendo finta di non sapere quale sia il sistema che gli consente di guadagnare stipendi impensabili quando era impiegato di banca. Lo stesso Walter Mazzarri che mostra di ignorare i motivi che hanno indotto la Lega Serie A ad allargare la Supercoppa a quattro squadre. Sono di lotta e di governo: di governo quando ritirano la busta paga e di lotta quando criticano il sistema. Non si trova un lavoratore del calcio che dica quel che è noto a tutti. Che per mantenere quegli stipendi bisogna trovare risorse e quindi giocare di più e in luoghi che sborsano soldi per gli eventi. Un concetto da terza elementare.

Non si può dire perché il calcio si regge su una finzione. È un’industria però col tacito patto di non rompere il muro di ipocrisia e omertà che in parte la sorregge. L’impalcatura culturale dell’attaccamento alla maglia, dell’amore per i tifosi, per determinati luoghi. Gli stessi tifosi che contestano la scelta di giocare in Arabia Saudita, poi alzano la voce se i loro club non si indebitano in sede di mercato. Vogliono i calciatori forti ma anche le partite sotto casa, possibilmente a prezzi bassi. Una bolla infantile che però nessuno fa scoppiare, tranne rare eccezioni.

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