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Brignone: «Io e Sofia Goggia due professioniste con la P maiuscola. Vivevo malissimo la mia vita»

«Siamo grandi lavoratrici. La nostra sfida è molto utile al nostro movimento». Repubblica: «chissà quando rivedremo un dualismo così»

Brignone: «Io e Sofia Goggia due professioniste con la P maiuscola. Vivevo malissimo la mia vita»
First-placed Italy's Federica Brignone (L) and third-placed Italy's Sofia Goggia (R) celebrate on the podium of the Women's SuperG race at the FIS Alpine Skiing World Cup event in Val-d'Isere, in the French Alps, on December 17, 2023. (Photo by Jeff PACHOUD / AFP)

Brignone: «Io e Sofia Goggia due professioniste con la P maiuscola. Vivevo malissimo la mia vita». Ecco cosa scrive Repubblica dopo la vittoria di ieri di Federica Brignone nel SuperG di Val d’Isere con Sofia Goggia terza.

Come non si è più ripresentata più un’epoca Tomba dal 1998 a oggi, chissà quante decenni ci vorranno per riprodurre un dualismo Brignone-Goggia nello sci.

Un patrimonio che Federica fotografa con cura: «La nostra sfida è molto utile al nostro movimento, a chi ci sta attorno e ne ha approfittato in tutti questi anni. Perché Sofia ed io siamo grandi lavoratrici, signore professioniste, quando è entrata in squadra una come Marta Bassino è stata brava perché ha cercato subito di copiarci. Io sono una che non molla niente, Sofia pure, siamo delle competitive e a nessuna piace perdere. Che pittrice sarebbe lei? Diversa da me».

L’unione faceva la forza, ma forse adesso funziona di più una rivalità tra opposti che si attraggono.Qualsiasi cosa sia stata, bisogna benedire quel che ha spinto Federica verso questa stagione. Mai stata così giovane e incisiva: «Vivevo malissimo la mia vita, ma ora sono serena». Si vede.

SENZA L’INGOMBRANTE MAMMA SUI MEDIA, FEDERICA È RINATA (IL NAPOLISTA)

La nuova vita sportiva di Federica Brignone è cominciata il 28 marzo del 2022. Quando Il Giornale ospitò l’ultimo di articolo di Ninna Quario (al secolo Maria Rosa), ex slalomista di ottimo livello a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, e soprattutto madre di Federica. Quario si era resa protagonista di una vicenda giornalisticamente meravigliosa: aveva accusato Sofia Goggia di aver esagerato con l’entità dell’infortunio alla vigilia delle Olimpiadi. Aveva provato a smontare la retorica sull’impresa di Sofia (che vinse l’argento nella discesa libera) e allo stesso tempo aveva esposto al balcone il cartello che tutti sospettavano campeggiasse in casa Brignone-Quario: “rosichiamo”. Era successo un mezzo finimondo, ci fu anche un comunicato della federazione per tutelare la diagnosi dei medici.

Il mio parere – ribadì Quario – è che si è esagerato, prima, durante e soprattutto dopo nel far passare Sofia Goggia come l’eroina dei due mondi (siamo in Cina, no?), offuscando in modo vergognoso e ingiusto non solo l’impresa della sua compagna di podio Nadia, ma anche di tutti gli altri atleti che avevano gareggiato a Pechino e magari vinto medaglie. Ho anche osato dire che la Goggia è egocentrica. Sì, lo ribadisco e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario, pronta a fornire diversi esempi per avvalorare la mia tesi”.

Aveva sdoganato quel che era sulla bocca di tutti: le due fuoriclasse dello sci italiano proprio non si sopportavano e Federica soffriva molto la rivale. Due atlete con caratteri diversi. Con una differenza non da poco: tanto quel clima da trincea caricava Sofia Goggia (che in fondo indossava i panni della buona) che con le parole è sempre stata a suo agio quasi quanto sulle piste nere ghiacciate; tanto penalizzava Federica meno sfrontata dialetticamente e costretta in abiti alla Tonya Harding (ma senza violenze su commissione, ovviamente).

Federica non lo ammetterà mai, ma quel modo di vivere la rivalità la stava penalizzando. Che era spesso sulla difensiva nelle sue dichiarazioni, non di rado stizzita. Persino la storica vittoria in Coppa del mondo del sci – avvenuta nell’anno del Covid e in seguito al parziale ritiro di Shiffrin per la morte del padre – fu mediaticamente gestita maluccio. Anni dopo, ha confessato che fu triste aver ricevuto a casa quella coppa di cristallo che è il sogno di qualsiasi sciatore. Per capirci, è l’unica sciatrice italiana ad averla vinta.

Federica Brignone sa sciare divinamente, il resto lo gestisce peggio. E oggi il resto, in qualsiasi sport, conta tanto. Goggia invece piaceva (e piace). Vinceva e piaceva sia per quel suo modo spericolato di gareggiare (a un certo punto è stata una sorta di Villeneuve delle nevi, ora si è calmata) sia per l’eloquio forbito. La sua unica vera scivolata mediatica – non di poco conto – fu la frase sull’omosessualità nello sci che pronunciò nell’intervista ad Aldo Cazzullo per il Corriere della Sera: «Tra le donne qualcuna c’è. Tra gli uomini direi di no. Devono gettarsi giù dalla Streif di Kitz…». In realtà, solo per rimanere a quel che è pubblico, lo sci maschile ha avuto il campione norvegese Braathen che quest’anno si è misteriosamente ritirato a soli 23 anni. Aveva lo smalto colorato alle mani. Alla Suddeutsche Zeitung disse: «Mi chiamano gay da sinistra e da destra in modo negativo, anche se per me può essere una cosa positiva. Forse indossare un indumento che una volta era usato di più dalle donne che dagli uomini non vuol necessariamente dire che si è omosessuali, anche se non è una cosa negativa».

Insomma a parte questo, non c’è mai stata partita mediatica. Bisognava essere appassionati di sci per sapere che Federica era una fuoriclasse vera, probabilmente la più forte tecnicamente del circo bianco. Chi bucava il video, era sempre Sofia.

Prima del suo avvento, Brignone era la stella dello sci femminile azzurro. Atleta formidabile, dotata di tecnica sopraffina. Elegante sulle piste, tecnica e potente allo stesso tempo. Oggi si può dire che la rivalità le ha giovato. Non c’è nulla di nuovo, Mario Cotelli lo spiegò a proposito di Thoeni e Gros: «Le più esaltanti performance di Gustavo, che non accettava di perdere nemmeno a briscola, sono state fortemente motivate dalla volontà di riuscire a sopravanzare Pierino». Gli exploit di Sofia l’hanno spinta a chiedere di più a sé stessa, a sfidarsi per spingere i propri limiti più in là. E dal 28 marzo 2022 ha potuto farlo a modo suo. Senza essere trascinata – da sua madre – su un terreno che non le si addiceva. Dove era nettamente perdente. La rivalità esisteva eccome, anche più della rivalità, diciamo una bella antipatia che a tratti raggiungeva punte di qualcosa di più corposo. Ed esiste ancora. Ma oggi il rapporto sembra diverso. Non c’è più la formalizzazione dell’astio che mamma Quario portò nella contesa. E non è poco. La foto delle due che scherzano sul podio in Val d’Isere (Brignone prima, Goggia terza) è emblematica.

Sarà un caso ma da quando mamma Brignone si è mediaticamente eclissata, Federica ha vinto il primo oro mondiale (anche un argento) e sta vivendo il miglior inizio stagione della sua carriera. È l’azzurra che ha vinto più gare in Coppa del Mondo: 24, Sofia è a 23. È seconda in classifica generale (Sofia è quarta) ed è logico considerarla in lizza per la vittoria finale. Si allena con l’inseparabile fratello, ha la sua vita privata, è ambientalista convinta. E quei panni da antipaticuccia rancorosetta non li veste più. Oggi è la fuoriclasse sorridente tornata simpatica. E se dovesse dirvi che se ne frega, non credetele.

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