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Braathen, la diversità sugli sci: «Mi chiamano gay. Voglio dare fiducia ai bambini che si sentono diversi»

Sulla Suddeutsche lo slalomista che ha sfidato il principio base della Norvegia “Non devi pensare di essere speciale”. «È sbagliato, l’individualità va celebrata»

Braathen, la diversità sugli sci: «Mi chiamano gay. Voglio dare fiducia ai bambini che si sentono diversi»
Winner Norway's Lucas Braathen celebrates on the podium after the Men's Giant Slalom event during the FIS Alpine ski World Cup in Alta Badia, on December 18, 2022. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Lucas Braathen lo sciatore delle diversità. In Italia lo scorso anno Sofia Goggia si distinse per una dichiarazione al Corsera decisamente poco in sintonia con l’immagine di atleta profonda: «L’omosessualità nello sci? Tra le donne qualcuna sì. Tra gli uomini direi di no. Devono gettarsi giù dalla Streif di Kitzbuhel…» Seguirono scuse sui social. La Suddeutsche intanto intervista Lucas Pinheiro Braathen, 22 anni, norvegese brasiliano che è in testa alla classifica di slalom e potrebbe vincere la coppa di specialità.

L’articolo comincia così:

Quando Lucas Pinheiro Braathen parla di come vuole cambiare le gare di sci, quando gesticola animatamente con le mani, le unghie dipinte di rosa, blu e giallo danzano nell’aria. Vuole dare colore allo sci. Mentre i suoi colleghi sono in piedi nell’area di arrivo dopo la gara con le loro tute ricoperte di loghi degli sponsor, Braathen si distingue con jeans larghi, una criniera riccia, stivali e occhiali vistosi. 

Braathen

This photograph shows the nails of winner Norway’s Lucas Braathen as he sings the anthem on the podium after the Men’s Giant Slalom event during the FIS Alpine ski World Cup in Alta Badia, on December 18, 2022. (Photo by Tiziana FABI / AFP)

Scrive la Süddeutsche:

Braathen, per metà norvegese e per metà brasiliano, gioca con la diversità e sembra a suo agio con le sue eccentricità. Ma non è sempre stato così: «All’inizio in Coppa del Mondo non ho osato essere come sono».

Mi chiamano gay da sinistra e da destra in modo negativo, anche se per me può essere una cosa positiva. Forse indossare un indumento che una volta era usato di più dalle donne che dagli uomini non vuol necessariamente dire che si è omosessuali, anche se non è una cosa negativa.

Ha vinto tre volte in slalom e due in gigante. «Improvvisamente si sono accorti di me. Le opinioni degli altri sono diventate più estreme e presenti. È spaventoso. La gente dice che sono troppo femminile. Che sono gay, che dovrei uccidermi, che non sono un buon modello”.

Il giornale tedesco scrive che il mondo dello sci ha invano cercato negli ultimi anni persone come Braathen. Personaggi non usuali, come lo fu anche Tomba. Atleti che fanno ampliare i confini di uno sport che impera nei piccoli paesi di montagna.

Braathen sembra nato per questo. «Fin da bambino amavo stare sotto i riflettori Alle riunioni di famiglia cantavo per gli altri e mettevo in scena spettacoli di danza». A gennaio ha ballato il samba all’arrivo dello slalom notturno di Schladming, davanti a 40mila spettatori. Più tardi si è fermato in un bar dietro la cabina del dj. Da uno spettacolo all’altro.

I critici lo accusano quindi di non prendere sul serio il suo sport. «Solo perché mi piace bere un bicchiere di vino rosso non significa che non prendo sul serio il mio sport».

È discusso anche in Norvegia.

E ci è voluto coraggio quando Braathen una volta ha denunciato un codice di condotta custodito nella società scandinava, il Janteloven. Il primo comandamento del codice dice: “Non dovresti credere di essere speciale.” Questo è “così dannoso, una tale bugia”, dice Braathen. “Dovremmo celebrare l’individualità.”

“Spero di poter contribuire al fatto che presto vedremo sciare bambini con diversi colori della pelle e sessualità. Che mi vedano e trovino anche la fiducia in se stessi per essere se stessi”, dice Braathen, gesticolando, e le sue unghie colorate danzano di nuovo.

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