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Inchiesta Prisma, atti della Juve arrivati ai Pm di Roma

L’inchiesta Prisma si sposta nella capitale dopo che è stata dichiarata l’incompetenza territoriale di Torino e quindi può partire una nuova fase del processo.

Inchiesta Prisma, atti della Juve arrivati ai Pm di Roma
Juventus italian President Andrea Agnelli attends the UEFA Champions League Group H first leg football match between Paris Saint-Germain (PSG) and Juventus at Parc des Princes Stadium in Paris, on September 6, 2022. (Photo by FRANCK FIFE / AFP)

Inizia una nuova fase dell’inchiesta Prisma.  L’inchiesta che vede sotto accusa dodici membri della Juventus subisce un cambio di località, poiché gli atti sono in arrivo ai Pm di Roma. Gli atti relativi all’inchiesta che coinvolge la Juventus sono stati trasmessa nella capitale dato che i giudici della Quinta sezione della Cassazione hanno giudicato l’ incompetenza territoriale di Torino.

Tra le personalità inquisite appartenenti alla Juventus ci sono, l’ex presidente Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici, Maurizio Arrivabene e la stessa società come personalità giuridica.

Le accuse di cui si parla sono quelle di aggiotaggio, false fatturazioni e ostacolo alla vigilanza. Tra le varie accuse ci sono quelle di aver dichiarato il falso in bilancio attraverso plusvalenze e raggiri sugli stipendi dei calciatori durante il periodo pandemico. I magistrati romani che si occuperanno dell’inchiesta Prisma sono coordinati dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini. Tutto il gruppo dovrà mettere mano agli atti che sono arrivati da poco e capire il seguito della faccenda.

Oggi Libero sul tema scriveva

C’è un’inchiesta che va avanti da mesi e, ohibò, c’è sempre la Juventus di mezzo, club che continua a fare i conti con un passato fosco assai (eufemismo) pesante come un macigno anche sul presente. Si sta parlando della famigerata inchiesta Prisma relativa alle plusvalenze.

Buriana che prosegue con nuovi e sorprendenti filoni d’indagine che si sviluppano in varie direzioni: è di ieri, difatti, la notizia che l’inchiesta Prisma si è estesa ai rapporti fra la Juventus e gli agenti di parecchi calciatori.

Tutto è nato quando il procuratore della Figc, Giuseppe Chinè, nei mesi scorsi ha messo in moto questo nuovo filone d’indagine. Nel dossier della commissione che segue la vicenda sono finiti undici nomi di agenti: tra questi i più conosciuti nel mondo del pallone sono quelli di Davide Lippi, figlio del ct campione del mondo 2006, di Tullio Tinti e di Vincenzo Morabito.

I fatti contestati riguardano la precedente gestione societaria del club per «aver stipulato con la società Juventus contratti di mandato fittizi, ricevendo corrispettivi inesistenti, al fine di recuperare un credito precedentemente maturato e non contabilizzato, in violazione di plurime disposizioni disciplinari». I singoli casi verranno esaminati dalla Commissione della Federcalcio il prossimo 10 dicembre.

In altre parole, dalle intercettazioni del 2021 effettuate dalla Procura di Torino e dagli approfondimenti effettuati da quella della Federcalcio è emerso il sospetto che questi agenti siano stati pagati per operazioni di mercato inesistenti e che la Juventus abbia fatto uso ricorrente di intermediari o agenti «di fiducia». 

 

 

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