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Ziliani: il motto della Figc di Gravina è “difendere chi delinque”, anche sul caso scommesse

Sul Fatto quotidiano: Gravina, detto Rovina, difende Fagioli, Tonali e Zaniolo: «non sono carne da macello». I furfanti diventano santi e martiri

Ziliani: il motto della Figc di Gravina è “difendere chi delinque”, anche sul caso scommesse
Gabriele Gravina, President of the Italian Football Federation (FIGC), waves on the red carpet ahead of the 2021 Globe Soccer Awards at the Burj Khalifa in Dubai on December 27, 2021. (Photo by Giuseppe CACACE / AFP)

Paolo Ziliani sul Fatto scrive della Figc di Gravina e del suo motto: defindere chi delinque.

Ecco Ziliani sul Fatto quotidiano nel consueto appuntamento del lunedì.

Difendere chi delinque e al diavolo il resto. È il motto ormai dichiarato fatto suo dalla Figc guidata dal 2018 dal presidente Gabriele Gravina detto Rovina. E la domanda è: se il calcio italiano ha deciso di calpestare sistematicamente leggi e regolamenti e di trasformare la Giustizia in Ingiustizia, che futuro può avere?

Il calcio italiano sta passando da uno scandalo all’altro, da una vergogna all’altra, gli appassionati stanno fuggendo a gambe levate disgustati eppure nessuno sente l’esigenza di fermarsi e porsi qualche domanda. In primis loro, i mammasantissima del Palazzo.

Ziliani si sofferma anche sull’inchiesta scommesse.

Scandalo scommesse. Tre giocatori della Nazionale, Fagioli, Tonali e Zaniolo, vengono indagati per avere scommesso. I primi due sono rei confessi. “Questi ragazzi sono per me dei figli e non possono diventare carne da macello – dice frate Gravina –. I malati di ludopatia sono un milione e mezzo: noi abbiamo un milione e 300 mila tesserati, è chiaro che qualcuno può essere coinvolto”. Piovono i patteggiamenti. E i furfanti diventano santi e martiri. Fagioli, Tonali e Zaniolo, pregate per noi!

IL MECCANISMO SCOMMESSE SPIEGATO DAL DI DENTRO (GAZZETTA)

Alla Gazzetta dello Sport ha parlato Marcello Presilla di Sportradar, società impegnata nel controllo di possibili attività anomale nel mondo delle scommesse e che incontra gli atleti italiani. “E ora serve che i giovani ascoltino. Per educarli spiegando come si arriva a farsi sopraffare dal gioco”.

Sul meccanismo con cui hanno scommesso Fagioli e Tonali, tra siti e figure oscure:

«I cosiddetti agent, che si fingono amici di sportivi, vip e imprenditori, invitano questi ultimi a scommettere su siti illegali, garantendo riservatezza sotto ogni punto di vista. Proprio gli agent forniscono agli utenti un username e una password per accedere a un sit, che presenta un’interfaccia italiana ma in realtà non ha valore legale nel nostro Paese. Spesso gli scommettitori non devono neppure crearsi un portafoglio: gli agent offrono un credito importante e, una volta esaurito il budget, chiedono di saldare il conto di centinaia di migliaia di euro».

Presilla continua, su come rintracciare i giocatori coinvolti:

«Gli agent garantiranno sempre riservatezza, però non è così. Anche se si scommette utilizzando un account fasullo, da qualche parte ci sarà sempre un foglio, un file o un semplice pizzino, sul quale è scritto chi è in debito e quanti soldi deve dare. Ed è proprio ciò che è successo a Fagioli: si comincia con un’indagine per reati di altra natura, si finisce per scoprire l’attività illegale di un bookmaker».

E le combine sembrano la naturale evoluzione:

«Una volta entrati nel giro, i giocatori si rendono ricattabili. Basta un passaparola e sei fregato. Nel momento in cui un calciatore chiede a un criminale di fare una puntata al suo posto, si sta già infilando nel primo anello della catena dei ricatti. Quando i debiti raggiungono un certo valore, spesso subentra il reato di match-fixing. Si tratta di vere e proprie minacce: o ti fai espellere in quella partita, oppure…».

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