Ibrahimovic: «Se Tonali è malato del gioco bisogna aiutarlo perché è come una droga»
Dal Festival dello Sport a Trento: «Tonali nel primo anno era troppo tifoso, gli dissi che così non andava bene. Doveva fare un ulteriore passo ed essere decisivo per far felici i tifosi»

Dal palco del Festival dello Sport a Trento, lo svedese Zlatan Ibrahimovic parla del caso scommesse e della delicata situazione di Sandro Tonali, suo ex compagno di squadra al Milan:
«So poco di questa storia, non avevo mai notato nulla di strano in lui. Però non si giudica prima di non sapere tutto»
Dal palco del Festival dello Sport in corso a Trento, Zlatan Ibrahimovic parla dello scandalo scommesse e della delicata situazione di Sandro Tonali, suo ex compagno di squadra al Milan:
«Se davvero è malato del gioco bisogna aiutarlo perché è come una droga. Anche io ho giocato al casinò perché ognuno fa quello che vuole con i suoi soldi, però bisogna capire la situazione»
Ancora su Tonali:
«Quando sbarcò al Milan era arrivato dal Brescia e aveva appena realizzato il suo sogno. Nel primo anno era troppo tifoso, gli dissi che così non andava bene. Doveva fare un ulteriore passo ed essere decisivo per far felici i tifosi. Si vedeva da subito che era forte, ma giocare nel Brescia con tutto il rispetto non è come giocare al Milan. Altre pressioni, altra mentalità, altri obiettivi»
Poi Ibra tocca tanti altri temi, da Balotelli a Leao
«Quando un ragazzino ha la possibilità di sfruttare il suo talento per creare il futuro e perde le occasioni è un peccato. Balotelli ne ha avute tante e le ha perse tutte. Questa è la verità. Leao non è Balotelli, quel colpo di tacco sbagliato qualche partita fa è una roba geniale. Se segna così sei un genio. E quella cosa fa capire perché Leao è lì e Balotelli in tribuna. Meglio Zlatan o Leao? Zlatan, ma Zlatan ha creato Leao»
E anche gli scudetti del Milan
«Sono 38, non 36 perché abbiamo lottato tutti i giorni per tutte le partite e abbiamo fatto tutto in campo. Chi era in quella squadra sa cosa ha fatto: abbiamo dimostrato che eravamo i più forti in Italia. Per questo dico che gli scudetti sono 38»