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“L’ascesa inarrestabile di un supereroe”: la stampa spagnola incorona «El rey» Alcaraz

“Non solo non è crollato, ma è cresciuto e si è divertito nel territorio in cui Djokovic e i più grandi non hanno pietà”

“L’ascesa inarrestabile di un supereroe”: la stampa spagnola incorona «El rey» Alcaraz
Spain's Carlos Alcaraz kisses the winner's trophy after beating Serbia's Novak Djokovic during their men's singles final tennis match on the last day of the 2023 Wimbledon Championships at The All England Tennis Club in Wimbledon, southwest London, on July 16, 2023. (Photo by Adrian DENNIS / AFP) / RESTRICTED TO EDITORIAL USE

Tutti i giornali del mondo hanno ovviamente in primo piano la vittoria di Alcaraz a Wimbledon. Quelli spagnoli sono pieni di titoloni, che per lo più giocano sul nuovo “re” del tennis mondiale. Capace di battere l’imbattibile Djokovic. Scrivono tutti di “nuovo regime”, “cambio della guardia” eccetera. Ma forse per farsi un’idea della portata dell’evento avvertito in patria basta lo sfoglio di El Paìs, solitamente abbastanza sobrio.

Alcaraz è la foto di copertina. E nelle pagine dello sport, oltre ai pezzi di cronaca del match e di interviste varie, ci sono ben tre editoriali tre. I titoli sono: Un’ascesa inarrestabile (scritto da “zio” Toni Nadal),Un piede nella staffa della storia e Un supereroe.

Sinceramente – scrive Toni Nadal – non vedo nessun tennista nel panorama attuale, ad eccezione di Djokovic, capace di fermare l’inarrestabile ascesa di Carlos. Immagino che non gli restino molti anni e, quindi, penso che i tifosi spagnoli avranno l’opportunità di godersi molte più partite e festeggiare molte altre vittorie sia nelle calde che nelle fredde domeniche pomeriggio”.

Manuel Jabois individua nei 26 minuti di quel gioco infinito del terzo set il punto di svolta della storia. “Il vecchio e glorioso mondo antico incarnato in Djokovic, il tennista con più Slam della storia, e l’emergente e sfacciato nuovo mondo, incarnato in un’idea, quella di Carlos Alcaraz: gioco clamoroso, una massa di colpi agli angoli, tornado di gambe. Un punto più veloce, un punto più forte, due punti più audaci. Era un game senza tempo, simile alla storia di Wimbledon, e vedeva i due sfidarsi e tirare pugni sul filo del rasoio. Hanno urlato, si sono frustrati, hanno tirato al volo e sono andati oltre la rete, hanno mancato palle incomprensibili, hanno colpito vincenti inauditi; è successo di tutto, e in mezzo a tutto questo è successo qualcosa di subdolo, una letale erosione fisica e psicologica esercitata da Alcaraz nei confronti di Djokovic che ha finito per anticipare la risoluzione del match”. 

Per Jabois “il giovane ha portato il veterano di quel gioco in un territorio oscuro in cui perde il controllo del suo corpo, pura biologia, e della sua testa, pura psicologia. È quel momento in cui un grande atleta, un atleta affascinante, capisce che non può fare 15 partite consecutive dall’inizio alla fine, né essere concentrato per mezz’ora in un punto con una tale punizione sul corpo“.

“Il giovane sapeva di essere giovane e di essere diabolico. Colpiva e colpiva e colpiva, metteva all’angolo le palle, tagliava la palla al limite per mettere Djokovic direttamente in squat, faceva drop shot e pallonetti, e il tennista serbo sopportava tutto, tutto, tutto, aspettando che Alcaraz rallentasse e gli desse tregua”.

Lo scrittore si chiede: “Come potevano tali forze della natura non arrivare al quinto set, assestando un titolo impressionante come questo, in una cornice barbarica, con Brad Pitt in tribuna che manda al vento la dieta da sex-symbol mangiando patatine fritte come a dire «a fanculo tutto, cosa stanno vedendo questi grandi occhi?»“.

Per Alex Martinez Roig “Carlos Alcaraz è un supereroe in carne e ossa. Quello che ha realizzato ieri è enorme, tremendo, unico”.  E ne fa un discorso quasi sociale: “Noi spagnoli (e in questo, ricordiamolo, siamo dei privilegiati) stiamo cambiando pelle. Dall’epopea longanime e strenuamente combattuta di Rafael Nadal, all’audacia disinibita di Carlos Alcaraz. È in corso una transizione accelerata, perché Nadal c’è ancora, ha ancora voglia di lottare, ma l’enorme talento di Alcaraz non capisce scadenze o staffette. Gioca oggi, gioca adesso e non ha paura del compito. È un ragazzo senza freni, l’alfiere di quella Fearless Generation che sta per prendere il sopravvento”.

La cosa straordinaria è che Carlos Alcaraz era consapevole di quello che stava facendo. La sua esibizione di colpi straordinariamente diversi, la sua energia infinita, il suo dinamismo in campo, si combinano con un’intelligenza emotiva molto speciale. La lezione è stata appresa da Alcaraz a Parigi, quando ha avuto una crisi di nervi contro Djokovic e i crampi lo hanno dominato. Ieri non solo non è crollato, ma è cresciuto e si è divertito nel territorio in cui Djokovic e i più grandi non hanno pietà.

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