Zazzaroni: per colpa dell’incedibilità il Napoli ha perso affari d’oro per Allan, Koulibaly e Hysaj
Sul CorSport. I nostri club hanno capito che chiudere i gioielli in cassaforte non ha più senso: finora ha alimentato vuoti di cassa e rimpianti.

«Osimhen? Incedibile. A meno che… non arrivi l’offerta irrinunciabile». Sul Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni commenta le parole del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, durante la presentazione di Rudi Garcia come nuovo allenatore. Ormai, “non potendo più permettersi gli “incedibili”, che aggiungono stabilità e valore alla squadra, il calcio italiano con le pezze al cuore si rifugia sempre più spesso nella formuletta scacciaguai – a meno che…, appunto -; frase che in qualche modo alleggerisce il peso dell’eventuale sacrificio tecnico”.
Il concetto di incedibile ha alimentato numerosi rimpianti oltre che vuoti di cassa. A partire proprio dal Napoli di De Laurentiis, che nel corso degli anni, per trattenere i suoi campioni si è visto passare sotto al naso affari che sarebbero stati vantaggiosissimi per poi, invece, svendere i calciatori a fine contratto. Zazzaroni elenca tutte le trattative non andate a buon fine.
“I nostri club hanno capito che chiudere la gioielleria in cassaforte non ha più senso, il campo viene peraltro incontro dimostrando che si possono raggiungere le finali europee con un po’ di fortuna e pur dopo essersi privati di qualche pezzo forte. Proprio il concetto di inavvicinabilità al campione ha alimentato vuoti di cassa e notevoli rimpianti. Penso ad esempio a quelli dello stesso De Laurentiis che rifiutò 60 milioni dal Psg per Allan, in seguito finito all’Everton per 24; oppure i 105 messi sul tavolo dallo United per Koulibaly, poi venduto al Chelsea per 40. Quaranta li offrì sempre il Chelsea per Hysaj, che tempo dopo Lotito prese a zero”.
E la stessa cosa è capitata all’Inter con Skriniar: non ha voluto cederlo al Psg per 55 milioni e pochi mesi più tardi l’ha salutato senza ricevere un euro in cambio. Poi c’è il caso Dybala, che fa storia a sé, visto che fu lui a tirarsi indietro col Tottenham. Ma il risultato è lo stesso: “65 (milioni) potenziali a zero. Dalla Roma“.
Zazzaroni continua:
“L’estate scorsa il nostro giornale assegnò il voto più alto al mercato del Napoli che s’era liberato di Insigne, Koulibaly, Mertens e Fabian Ruiz, sostituiti da Kvara, Kim, Simeone e Raspadori: nell’occasione sottolineammo l’importanza delle idee, della competenza e del coraggio. Grazie allo straordinario lavoro di Spalletti, abbiamo avuto ragione. Da osservatori molto appassionati preferiremmo sempre seguire un campionato pieno di campioni e giovani talenti possibilmente titolari. Non vi dico le tv che pagano fior di milioni e sognano un Ronaldo per squadra. Perciò ci auguriamo di non dover fare a meno degli Osimhen, dei Barella e dei Vlahovic. Ci rendiamo tuttavia conto del momento storico e che soltanto attraverso il riequilibrio dei conti, qualche privazione solo apparentemente insopportabile e soprattutto investimenti sugli impianti il calcio italiano può restituirsi un futuro. Al ricambio generazionale dei manager del pallone non crediamo più da un secolo. Sono gli unici incedibili, ma per assenza di offerta”.