Inzaghi è a un passo dalla gloria dopo essere stato sottovalutato per una vita intera (Sueddeutsche)

Ha vissuto nell'ombra del fratello SuperPippo. Oggi è un allenatore maturo e senza paraocchi. Nessuno ha dovuto superare gli ostacoli che ha superato lui

inzaghi Inter

Db Milano 26/04/2023 - Coppa Italia / Inter-Juventus / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Simone Inzaghi

La Sueddeutsche Zetung scrive di Simone Inzaghi, che stasera si gioca la finale di Champions con l’Inter, contro il Manchester City di Pep Guardiola. E’ stato sottovalutato a lungo, ma come allenatore ha già vinto. E’ un pragmatico.

“Ha vissuto un’intera carriera come figura marginale. Fino alla fine è stato il più sottovalutato di tutti. Non gli è nemmeno mai stato dato un soprannome distintivo come è stato fatto per suo fratello maggiore, Filippo Inzaghi, noto anche come Superpippo”. 

Per tutta la vita, scrive il quotidiano tedesco, Simone Inzaghi è sempre stato solo il fratellino del grande Superpippo. Oggi, da allenatore, vive la sua metamorfosi: manca un passo al suo momento di gloria.

“Il sottovalutato vive la sua metamorfosi, manca solo un passo al suo momento di gloria. Questo passo, beh, sarebbe più un viaggio tra le stelle: Inzaghi vuole lavorare con l’Inter per battere il Manchester City di Pep Guardiola, i grandi favoriti, in finale di Champions League. Per i nerazzurri questa chance sembra un sogno febbrile. Ma alla fine anche questo compito si condensa in 90 minuti più X, come è noto, tutto è sempre possibile in una sola partita. E chi sarebbe più adatto di Inzaghi per questo improbabile progetto?”.

Nei big match in cui contano strategia e concentrazione, scrive la Sueddeutsche,

“nessuno in Italia al momento è più bravo di lui. Inzaghi è un grande maestro allenatore, un pragmatico senza paraocchi ideologici”.

Ultimamente Inzaghi è stato molto criticato, si è anche iniziato ad ipotizzare i nomi dei suoi potenziali successori.

“A tratti Inzaghi è apparso smunto e teso, ma le rughe sul suo viso si sono schiarite non appena qualcuno ha acceso i riflettori. Non del tutto a caso, il Guardian ha recentemente presentato l’allenatore come il “Re delle coppe”. Questa è stata la costante della carriera di allenatore di Inzaghi: ha già vinto sette scudetti, finora solo Coppa Italia e Supercoppa nazionale , ma viste le circostanze, sono tanti. E anche in Europa ha sempre fatto molta strada con le sue squadre, in ogni caso molto più in là di quanto spesso ci si potesse aspettare”.

“Se Inzaghi dovesse ora vincere contro il Manchester City contro ogni pronostico, una cosa sarebbe certa: quasi nessun percorso avrebbe avuto più ostacoli di quello che Inzaghi ha dovuto percorrere per arrivarci”.

Alla Lazio è arrivato per l’avarizia di LOtito, che ha preferito lui a Bielsa per una questione economica.

“Ha ottenuto il suo primo lavoro professionale solo per l’avarizia del suo allora capo Claudio Lotito, un autoritario imprenditore di una ditta di pulizie che ha governato la Lazio per due decenni. Lotito aveva già deciso di prendere Marcelo Bielsa come allenatore nell’estate del 2016, l’affare saltò all’ultimo momento, poi Inzaghi, fino ad allora allenatore delle giovanili della Lazio, fu nominato a sorpresa allenatore. Non fu un compito facile, i fondi erano limitati. Inzaghi è riuscito comunque a inaugurare un periodo felice della storia del club, un periodo di successi e solidità”.

Nel 2021 ha preferito migrare all’Inter. In un momento in cui i nerazzurri erano appena diventati campioni d’Italia ma l’umore era vicino al disfattismo anche a causa delle difficoltà finanziarie della società.

“L’allora allenatore Antonio Conte non voleva continuare a lavorare con tali avversità, fuggì dalla città. Inzaghi, invece, non si è mai lamentato. Un intero profilo di allenatore a volte può essere condensato in una parola chiave: per lui sarebbe maturità”.

Eppure, a prima vista, questo termine potrebbe non andare d’accordo con l’esuberanza che mostra in campo, ad esempio, quando, dopo gol importanti, scrive la Sueddeutsche, Inzaghi “corre tra la folla di giocatori esultanti, i suoi ragazzi, come li chiama lui, e si lancia verso di loro”.

Ma la maturità “è al centro di ciò che fa e il requisito principale dei suoi giocatori“. Inzaghi ha valorizzato molti dei suoi giocatori, come Calhanoglu e Acerbi, plasmandoli secondo le sue esigenze e necessità.

Ora, Simone Inzaghi, per metà della sua vita solo il fratellino di Superpippo, è a una sola vittoria dalla gloria.

“In Italia ci si sta già preparando semanticamente: la finale di Istanbul, dicono, potrebbe preannunciare l’era dell’inzaghismo, ma lui è tutto fuorché un ideologo”.

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