«Tocca ai club fermare i tifosi razzisti, è il calcio che accoglie i matti» (El Paìs)

L'editoriale contro il Valencia che ha protestato per la chiusura della curva: "Condannate solo a chiacchiere, invece dovete subire le punizioni e zitti"

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Real Madrid's Brazilian forward Vinicius Junior reacts to being insulted pointing at the stands during the Spanish league football match between Valencia CF and Real Madrid CF at the Mestalla stadium in Valencia on May 21, 2023. (Photo by JOSE JORDAN / AFP)

La Spagna non razzista. I valenciani non sono razzisti. Il Mestalla non è razzista. Nessuno è razzista. Né conosciamo nessuno che sia razzista. Epperò poi quando i razzisti si manifestano, tutti a condannare. A contarli, a distinguerli. Anche questo passaggio, scrive Nadia Tronchoni in un duro editoriale su El Paìs, va superato.

Ce l’ha col Valencia, ma che valga come generalizzazione. Perché a chiacchiere siamo tutti bravi, poi quando la curva del Valencia è stata chiusa per 5 giornate la società ha protestato indignata, annunciando che ricorrerà in tutte le sedi competenti. Ma come? Ecco il punto: “C’è un mondo tra condannare il razzismo e voler davvero sradicare il comportamento razzista dagli spalti e dagli stadi. Per combattere il razzismo del calcio —perché è il calcio che accoglie i matti e non altri sport— bisogna accettare la colpa e ingoiare il rigore”.

E il problema non si risolverà “fino a quando i club non saranno quelli che mettono davvero un freno ai loro tifosi, e fino a chi si definisce antirazzista non avrà altra scelta che tacere e ingurgitare”.

La protesta del Valencia “non è condannare il razzismo. E’ perpetuare lo status quo”.

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