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Il capolavoro di Spalletti ha ingelosito De Laurentiis, sembra un remake dell’addio di Sarri (Il Fatto)

Il presidente ha preferito una pec ad un caffè. Potrebbe anche essere tutto un ‘facite ammuina’. In Italia comunque contano più i patron delle vittorie  

Il capolavoro di Spalletti ha ingelosito De Laurentiis, sembra un remake dell’addio di Sarri (Il Fatto)
Db Napoli 07/05/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Fiorentina / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

In Italia si assiste ad un fenomeno strano, scrive Roberto Beccantini su Il Fatto Quotidiano: nonostante gli ottimi risultati in campionato e nelle Coppe europee, i tecnici delle principali squadre a fine stagione probabilmente se ne andranno. Soprattutto per i dissidi con la dirigenza. Sono in forse Mourinho, Spalletti, ma anche Inzaghi. Da Friedkin a De Laurentiis, scrive Beccantini, in Italia contano più i patron delle vittorie. Gli allenatori sono sull’orlo di una crisi di nervi.

Beccantini scrive dell’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti, e del suo futuro incerto nel club di De Laurentiis. De Laurentiis si è ingelosito del capolavoro creato dal tecnico con la vittoria dello scudetto nell’anno della rivoluzione della squadra e ha preferito una pec ad un caffè per esercitare il rinnovo. Sembra quasi il remake dell’addio di Sarri, scrive il quotidiano.

“E poi Luciano Spalletti, quello della “carriera in autostop”. Ha realizzato un capolavoro, ed è proprio questo che ha ingelosito, oltre che ingolosito, Aurelio De Laurentiis. L’impegno, in scadenza, prevedeva un diritto di conferma che la proprietà avrebbe potuto esercitare in maniera “unilaterale”. Detto, fatto: via pec, però, e non davanti a un caffè. L’abate di Certaldo non è che l’abbia presa benissimo. Chi è Giulietta e chi Romeo non lo sapremo mai. Pazienza: non è un amore che porterà a gesti inconsulti. Al massimo, a un remake coccodrillesco dell’addio sarriano. Ammesso che non sia tutto un “facite ammuina”. Per la cronaca, e per la storia, da Napoli potrebbe andarsene persino Cristiano Giuntoli, l’Indiana Jones che, tra arche perdute e templi maledetti, scovò Victor Osimhen e Khvicha Kvaratskhelia quando i radical-chic, ignari e ignoranti, continuavano a darsi di gomito. Non Enzo D’Orsi, che del georgiano aveva subito colto orme non banali. Narrano che sia in parola con Madama: da un Cristiano all’altro (dove, non so)”.

 

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