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Diritti tv Serie A, c’è il rischio che si torni al doppio abbonamento (Il Fatto)

Anticipazioni sugli otto pacchetti studiati dai club che si sono tenuti aperti diverse possibilità. Dazn è il principale interlocutore, Sky è interessato a una presenza di bandiera  

Diritti tv Serie A, c’è il rischio che si torni al doppio abbonamento (Il Fatto)
Mg Budapest (Ungheria) 26/09/2022 - Nations League / Ungheria-Italia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: steadycam

Su Il Fatto Quotidiano, Lorenzo Vendemiale fornisce alcune anticipazioni sui pacchetti per i diritti tv della Serie A che saranno approvati il prossimo 16 maggio. La Lega si è tenuta aperta diverse possibilità: l’obiettivo è ricavare almeno un miliardo.

“Otto pacchetti, declinati su 3, 4 o 5 anni, quindi addirittura 24 opzioni. C’è l’offerta per piattaforma, con una co-esclusiva totale (10 match, tutti sia su Sky sul satellite che su Dazn in streaming, ad esempio) o quasi (9 a testa, più una gara altrove, magari in chiaro). C’è infatti la grande novità del calcio “free”: sarebbe il secondo big match di
giornata, tutti i sabati sera. È presente nei diversi pacchetti che prevedono un doppio aggiudicatore: 9 partite da una parte e 1 dall’altra, oppure 8-2 o 7-3. Queste proposte sono rivolte alle tv generaliste o alla stessa Amazon, a chi vuole investire sull’evento singolo (pay o chiaro). Ma comportano anche il rischio di un doppio abbonamento, nell’ipotesi che ad aggiudicarsi il pacchetto minore sia Sky. Ancora, c’è la formula attuale del “1 0+ 3”, che lascerebbe la situazione invariata. A questo poi si aggiunge la sacrosanta collettivizzazione dei diritti d’archivio. L’asticella è fissata altissima (fino a quota 1,3 miliardi), ma è la base per aprire le trattative private”.

Il bando per i diritti tv, insomma, è estremamente articolato. L’amministratore delegato della Serie A, Luigi De Siervo, ci lavora da mesi. Il mercato è saturo e, per ricavare il miliardo che occorre per mandare avanti il campionato, la Lega le ha pensate tutte, scrive Il Fatto, ma sostanzialmente ha davanti a sé due strade.

“ma ha fondamentalmente due strade: il modello Champions, con forti esclusive; oppure l’esperimento Serie B, che ha raddoppiato i ricavi cedendo i diritti a piattaforme diverse (Dazn, Sky, Helbiz), ma su cifre di gran lunga inferiori”.

I garanti, Antitrust e Agcom, vogliono offrire il calcio a basso costo, come se fosse un bene essenziale, i club invece no.

Poi c’è una terza via, ovvero il famoso canale della Serie A, costruito con la liquidità di un fondo equity o il finanziamento di una banca.

“Sul tavolo della Lega ci sono 17 proposte e non ci si è messi d’accordo nemmeno sull’advisor per valutarle, più almeno un paio di carte coperte: De Laurentiis ha manifestato l’interesse di Mockridge (Virgin Fibra), il partner tecnologico giusto potrebbe essere Deltatre. Non a caso, la terza matrioska del bando prevede un’offerta addirittura decennale per il distributore del canale: serve un soggetto finanziario che ci metta un sacco di soldi (un miliardo per dieci). Forse così sarebbe contento l’Antitrust: canale vuol dire maggior diffusione possibile (la Serie A si fa editore e trasmette ovunque)”.

Oggi, scrive il Fatto, l’unica disponibile a investire cospicuamente sulla Serie A è Dazn, che dunque resta l’interlocutore principale dei club.

“Oggi l’interlocutore principale resta per forza Dazn: l’unico disponibile a investire massicciamente sulla Serie A,
perché ne ha bisogno (altrimenti sparirebbe in Italia); mentre Sky è più interessato a una presenza di bandiera, si è appena aggiudicato la Champions e ha dimostrato di sopravvivere senza campionato (ma con conti in rosso). Lo scenario più credibile rimane l’esclusiva, con lo spauracchio per il tifoso addirittura del doppio abbonamento”.

 

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