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Federico Ferri: «De Laurentiis è dalla parte della legalità, la violenza non è accettabile»

Il direttore di Sky Sport: «La cultura ultras ha stufato: non è solo passione, folclore e calore, ma anche ricatto violenza, non accettazione della libertà altrui»

Federico Ferri: «De Laurentiis è dalla parte della legalità, la violenza non è accettabile»
Napoli 16/03/2023 - riunione comitato di ordine e sicurezza pubblica / foto Image nella foto: Aurelio De Laurentiis

Il direttore di Sky Sport Federico Ferri ha commentato la vicenda ultras. Ha parlato delle decisioni del giudice sportivo per Lazio e Roma, dell’importanza del gesto di Mourinho e ovviamente di cosa sta accadendo a Napoli. Partiamo da Napoli, da De Laurentiis.

Massimo Ugolini: De Laurentiis è stato chiaro, il fenomeno va estirpato. Ci sono stati più episodi. La megarissa in curva domenica scorsa, lo sciopero del tifo per tanti motivi: per le misure restrittive allo stadio secondo gli ultras ma il questore li ha sconfessati ricordando che bisogna compilare un format per l’introduzione del materiale coreografico. Ci sono stati gli scontri sull’autostrada, il pomeriggio di piazza del Gesù nel giorno di Napoli-Eintracht, la rissa durante Napoli-Milan. Sono state adottate misure restrittive, siamo a 121 Daspo dall’inizio dell’anno. Il prezzo da pagare è che questa situazione rischia di ricadere pesantemente sulla festa scudetto e sulle prossime partite del Napoli. Le conseguenze le pagano i bambini che non possono portare bandiere e c’è da considerare quello che potrà accadere nel corso della eventuale festa scudetto. C’è stata una ferma posizione di De Laurentiis sul modello Thatcher. Una soluzione va trovata, anche se il questore e lo stesso presidente hanno ribadito che non si possono accettare comportamenti illegali all’interno dello stadio, devono essere rispettati sennò scatta il Daspo.

Federico Ferri: ci sono anche molti aspetti negativi della vicenda Thatcher. Io credo che il concetto che ha voluto esprimere De Laurentiis va preso come un atteggiamento severo e inflessibile nei confronti dell’illegalità. E comunque non possiamo paragonare il lavoro fatto sugli stadi prima e durante l’era Thatcher a quello che viene fatto in Italia. Bisogna scegliere da che parte stare, tollerando l’ambiguità di chi sta cercando un percorso virtuoso per affermare principi giusti, la strada non sempre è lineare ma la parte giusta è quella di Aurelio De Laurentiis, dei tifosi che domenica sera hanno dovuto prendere per mano i bambini e scappare. C’è un principio che va affermato: si può discutere della libertà di tifare ma non si può far passare questo aspetto culturale con un continuo appellarsi alla retorica ultras che ha stufato: non è solo passione, folclore e calore, ma anche ricatto violenza, non accettazione della libertà altrui. Se tu non canti con me, te ne vai. Se non sventoli la bandiera, te ne vai altrimenti ti meno. Nel mondo ultras c’è anche questo. Quando si segue percorso come sta facendo De Laurentiis, è evidente che le azioni siano dirompenti rispetto allo status quo ma va affrontato sostenuto perché poi, se succede qualcosa, si parla di connivenza delle società. E no, le società stanno facendo.

A proposito di caro biglietti, togliamo la retorica. Gli abbonamenti delle curve sono a prezzi tutto sommato accessibili. È ovvio che la Champions ha costi molti più alti. Ma se consideriamo un concerto degli U2 o di Peter Gabriel, dobbiamo fare un discorso più ampio su quanto costino gli appuntamenti live. Eliminiamo la retorica e riconosciamo un dibattito: è questo che dovrebbe fare il Napoli, mostrarsi un filo più aperto alla discussione ma solo se questo non implichi l’accettazione di cose inaccettabili e in questo De Laurentiis va sostenuto, così come la Roma, la Lazio, in passato la Juventus (episodio del tifoso che mimò l’aeroplano di Superga). Ci sono segnali, è giusto che il calcio italiano li cloga.

So che molti non sono d’accordo, parlano degli anni Ottanta quando si poteva entrare negli stadi col coltellino per tagliare il panino. Ma il mondo cambia, ho il diritto di entrare e di non essere menato se non canto contro De Laurentiis. Ci sono società italiane che stanno procedendo nella direzione giusta.

Lazio e Roma

È importante questa giornata perché ci aiuta ad affermare un principio: da che parte stare, al di là dei singoli episodi e dei singoli provvedimenti presi dalle società e fortunatamente e intelligentemente considerati dal giudice sportivo con grande saggezza, c’è un principio da affermare: stare dalla parte di chi vuole la legalità, di chi sa avere il coraggio di condannare gesti inaccettabili, di chi considera che non ci sia una zona franca nello stadio, di chi crede che non si debba chinare la testa di fronte a chi non si comporta correttamente e viola ogni regola del vivere civile. È un dato non scontato, abbiamo assistito anche da parte nostra, di chi ha analizzato e osservato i fenomeni del tifo, a qualche indulgenza per non dire connivenza. È utile fare sentire forte la voce di tutti quelli che amano il calcio, lo sport, amano tifare pulito e sostenere con coraggio chi dice che certe cose non sono più accettabili. Le sentenze del giudice sportivo di oggi ci aiutano e aiutano il calcio italiano in questo senso.

Il gesto di Mourinho

Mourinho ha fatto una scelta, ha usato il suo carisma, la sua personalità, la platealità dei suoi gesti per una buona causa e ha ottenuto un risultato, ossia che la maggior parte della curva si è fermata e ha smesso di lanciare insulti a sfondo razzista a Dejan Stankovic. Mourinho ha scelto di fare un gesto coraggioso perché certe volte mettersi contro i tifosi è una rottura di scatole, ti esponi a una contestazione. È difficile e delicato anche contrapporsi a certe frange di tifo più estremo ma Mourinho lo ha voluto fare davanti a tutti e rendendo il suo gesto un esempio. Bene ha fatto il giudice sportivo a considerarlo. Benissimo ha fatto a considerare quello che stanno facendo Lotito e la Lazio per combattere lo schifoso fenomeno antisemita nelle curve della Lazio (e non esiste solo nelle curve della Lazio). Hanno usato la regia per individuare i responsabili della maglia Hitlerson, e non è vero che si sono limitati a condannare e ad espellere il tifoso. Si sono espressi duramente contro quel fenomeno, hanno emesso un comunicato in cui hanno scritto: “se lo rifate, buttiamo fuori anche voi dalla curva”. Abbiamo due casi virtuosi: Roma e Lazio.

Il gesto di Mourinho ci rivela quanto siano importanti gli esempi. Come accaduto all’Olimpico quando Mourinho ha compiuto quel gesto: il resto dell’Olimpico si è sollevato. È un segnale che si potrà lanciare quando ci saranno nuovi episodi come questo (e ci saranno), anche perché sono strumenti di ricatto, Possono essere disapprovati in modo manifesto, palese.

E non vero che i club non stanno facendo niente. Ci sono club che stanno lavorando nel modo giusto.

 

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