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Superlega, «la Uefa difende il proprio monopolio con la scusa della funzione educativa del calcio»

Il Tribunale di Madrid : “Il calcio della Uefa è quello professionistico, la funzione sociale del calcio è usata come scusa per evitare concorrenza”

Superlega, «la Uefa difende il proprio monopolio con la scusa della funzione educativa del calcio»
UEFA President Aleksander Ceferin (R) shows his mobile phone to Juventus FC President Andrea Agnelli following his re-election, at the 43rd Ordinary UEFA Congress on February 7, 2019 in Rome. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

A soli tre mesi dalla decisione finale della Corte di giustizia dell’Unione europea su monopolio e condotta anti-concorrenziale della Uefa nell’organizzazione del calcio europeo, il Tribunale Provinciale di Madrid ha accolto il ricorso contro l’ormai famoso Tribunale Mercantile numero 17 e ha respinto l’opposizione della Uefa con un provvedimento contro il monopolio della Uefa e quindi giurisprudenzialmente favorevole alla Superlega. Ovviamente la decisione spetta solo alla Corte di giustizia europea. Ma quella di Madrid è una sentenza che vale comunque la pena leggere.

I tre giudici del tribunale di Madrid colgono un punto di rottura nelle argomentazioni di Uefa e Fifa: “L’eventuale giustificazione della condotta della Fifa e della Uefa  – scrivono – come tentativo di proteggere il modello sportivo europeo lo consideriamo come una scusa inconsistente”. Perché si parla di industria del calcio professionistico, della sua architettura finanziaria, di monopolio economico, non di sport di base, di attività giovanili e di ripercussioni sulla società.

Si legge ancora nella sentenza: “Criteri di natura sociologica o culturale possono aiutare a farlo contestualizzare la comprensione dei comportamenti umani, ma non dovrebbero perdere di vista quando ciò che viene perseguito è lo scopo dello svolgimento da parte di un imprenditore di un’attività economica all’interno di un mercato che genera una ricchezza di enormi quantità di risorse, che chiede di non farlo contrastare gli ostacoli tipici di modelli chiusi e anacronistici che non lo fanno d’accordo con la libera concorrenza e il principio della libera impresa che regola in Europa.

Anzi, argomentano i giudici spagnoli, “è proprio questo lato economico del calcio che devono essere osservati secondo i postulati del diritto dell’Unione europea”.

Non dobbiamo perdere di vista il fatto che il mercato interessato è quello del calcio professionistico a livello europeo, orientato verso uno spettacolo di massa e in cui il peso della componente aziendale è enorme. Non riguarda direttamente l’attività dello sport di base o il tifoso, né i principi etici che dovrebbero guidarli”.

“La ricaduta sociale del calcio e la sua dimensione educativa, che possono essere promossi e difesi dai poteri pubblici, non sono in contrasto con le nuove competizioni che entrano nel mercato del settore professionale, incrementando la concorrenza, ampliando l’offerta di spettacoli per il pubblico e persino migliorandone la qualità. Inutile imporre restrizioni concorrenziali come quelle che motivano questo contenzioso per assicurare la funzione socio-educativa dello sport del calcio, che può essere garantito a prescindere dall’irruzione di una nuova competizione professionale”.

Insomma, per il Tribunale di Madrid la difesa del “modello europeo del calcio” è solo un pretesto per l’utilizzo nei suoi confronti di manovre anticoncorrenziali. Il monopolista conservare la vecchia struttura e resistere ai cambiamenti che portano progresso sociale ed economico”.

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