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Spalletti come Boccaccio: la sua Fiammetta è il Napoli (Sueddeutsche)

“Il Napoli è la quintessenza di tutte le sue idee, la sua opera più importante. Ora nessuno si chiede più perché non abbia preso un appartamento in città”

Spalletti come Boccaccio: la sua Fiammetta è il Napoli (Sueddeutsche)
Ci Napoli 07/09/2022 - Champions League / Napoli-Liverpool / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Luciano Spalletti

E all’improvviso è amore“. E’ il titolo che la Sueddeutsche dedica ad un articolo dedicato all’allenatore del Napoli, Luciano Spalletti. Lo associa a Giovanni Boccaccio, perché entrambi vengono da Certaldo ed entrambi si sono innamorati di Napoli, anche se Boccaccio a Napoli trovò la sua Fiammetta, mentre l’amore di Spalletti “è platonico ma non per questo meno poetico: il Napoli“.

“Spalletti sta portando a termine la sua opera più importante, quella di maggior successo. A 63 anni ci è voluto un po’. La sua Napoli è la quintessenza di tutte le sue idee”.

Il Napoli è capolista in Serie A e invidiato da tutti in Europa per il suo gioco in Champions League, “ma la cosa più sorprendente è la continuità senza cali di tensione nella quotidianità calcistica, in campionato”: 15 punti di vantaggio dopo 23 giornate. Come nessuno mai.

“Se i napoletani non fossero così inguaribilmente superstiziosi: sarebbero già scoppiati i primi fuochi d’artificio. Da 33 anni, da Diego Armando Maradona, la gente aspetta lo scudetto”.

Spalletti era considerato “un professore arrogante“, scrive la Sueddeutsche, “ora ha spesso bisogno di belle allegorie quando parla“, probabilmente perché il successo e le adulazioni che arrivano da tutte le parti “avvolgono l’anima nel velluto“.

Spalletti allena il Napoli dall’estate 2021. L’estate scorsa non c’era alcuna indicazione che tra lui e il Napoli sarebbe sbocciato l’amore. Vive in albergo e ogni volta che può si reca a Certaldo, nella sua amata fattoria, scrive il quotidiano tedesco, che ricorda anche la critica di De Laurentiis sul suo vivere in albergo. “Il divorzio era già nell’aria“, “ma poi è successo qualcosa che nessuno avrebbe creduto possibile“. Ovvero l’esplosione del Napoli, nonostante i tanti addii estivi.

“Nonostante il totale rinnovamento, il Napoli ha presto giocato come fanno le squadre di Spalletti: collettivamente, sinfonicamente e molto verticalmente”.

Non solo: Spalletti ha anche reinventato alcuni giocatori che si erano abituati ai loro ruoli classici, come i terzini Mario Rui e Giovanni Di Lorenzo. Per non parlare di Lobotka.

“Davanti, beh, Spalletti ne ha uno che potrebbe giocare ovunque, ma probabilmente in nessun altro posto della sua carriera, che è appena iniziata, verrà celebrato come in questa pazza e pazza bella città: Victor Osimhen, di Lagos, Nigeria, 24 anni. Se il coro non ce la fa più, i lanci lunghi vanno a Osimhen, ne prende la maggior parte. E se Osimhen fallisce, giocheranno Giovanni Simeone o Giacomo Raspadori. L’idea di gioco è sempre la stessa, è nella testa di tutti. Anche le star non si comportano da star, quindi non c’è attrito con l’allenatore”.

Sui suoi quaderni, Spalletti “annota tutto dei suoi giocatori: ogni emozione, ogni infortunio, anche il più piccolo aneddoto. A bordo campo, invece, non lo vedi mai scrivere. Sta lì in tuta da ginnastica, con gli occhi spalancati, sempre un po’ troppo drammatico. In modo che la tensione nella squadra non si allenti, per l’amor di Dio non ora“.

E ancora:

“Non manca molto per la simbiosi con la città. Nessuno chiede più perché non abbia preso un appartamento in città”.

Spalletti inserisce spesso frasi in napoletano nei suoi discorsi, scrive la Sueddeutsche.

“Una volta disse: “‘A famme nun tene suonno”. La fame non è mai stanca. Si trattava della fame di vittoria, quella tanto attesa e indicibile”.

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