«È saltato l’atto di fede tra calcio spagnolo e arbitri. Un arbitro corrotto rompe il suo contratto etico, e costringe a perdere la fede nell’esercizio dei giudici»
Non è solo un club che ha provato a corrompere arbitri, o un ex arbitro che ha tirato un pacco enorme ad una società. E’ molto più di così, il caso Negreira-Barcellona. Ha a che fare con le fondamenta stesse della giustizia, nemmeno solo sportiva. Lo scrive Santiago Segurola in un affilatissimo editoriale su El Paìs.
“L’edificio arbitrale – scrive Segurola – del calcio è sostenuto da un gigantesco atto di fede, definito da un’indispensabile fiducia nell’onestà dei giudici, nella loro esauriente conoscenza delle regole del gioco e nella loro rigorosa applicazione. È un rapporto simile a quello che i cittadini intrattengono con il sistema giudiziario. In entrambi i casi si tratta di una presunzione tanto generosa quanto assurda, poiché sottrae una piccola parte di individui alle miserie della condizione umana e li pone come sacerdotali garanti della legalità. A loro è affidato questo compito essenziale per evitare il pandemonio dell’anarchia. In cambio non possono permettersi la minima macchia di corruzione, perché il sistema trema”.
“Un arbitro corrotto, di comprovata corruzione, rompe il suo contratto etico e costringe a limitare la fede, se non a perderla, nell’esercizio dei giudici. Da lì è molto difficile uscirne indenni, non solo il partito o i partiti in questione, ma l’intero sistema”.
Segurola scrive che nel caso di Negreira-Barça “non è necessario conoscere le innumerevoli domande ancora senza risposta per essere disgustati dal rapporto tra il vicepresidente degli arbitri spagnoli e il club che tra il 2001 e il 2018 gli ha pagato sette milioni di euro”. Perché, non è una questione di soldi. E’ che “questo pasticcio è quello che sembra, un tentativo di influenzare, controllare il centro nevralgico del calcio: l’arbitrato”.
Ed è una questione di sistema, non di un singolo, continua l’editorialista del Paìs: “quattro presidenti – Joan Gaspart, Joan Laporta, Sandro Rosell e Josep Maria Bartomeu – hanno partecipato o sostenuto questa violazione dell’etica più elementare dello sport, con un prezzo terribile per il Barça. La sua reputazione”.
Quanto a Enríquez Negreira, che Segurola definisce “avido, e con inclinazioni ricattatrici”, “è saltato l’atto di fede che il calcio stabilisce con l’arbitrato”.
Per dirla tutta: “le azioni di Enríquez Negreira e del Barça hanno un effetto devastante sul prestigio del calcio spagnolo, per non parlare degli arbitri. Quando un giudice è corrotto, l’intero sistema ne risente”.