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Bordon: «Con Heriberto non si viveva bene, ci controllava in maniera ossessiva»

A Sport Week ha raccontato i suoi ricordi di quando giocava all’Inter: «Bersellini era un grande educatore, duro e di poche parole»

Bordon: «Con Heriberto non si viveva bene, ci controllava in maniera ossessiva»

Nel suo special settimanale Sport Week, la Gazzetta dello sport ha intervistato Ivano Bordon, portiere ed ex bandiera di Inter e Samp.

L’ex calciatore h parlato dei suoi anni d’oro e dei ducessi che sono arrivati con l’Inter e anche dei mister

Il paraguaiano Heriberto. Un allenatore molto discusso. Che tipo era?

“Particolare, diciamo così. Maniaco delle diete, controllava in maniera ossessiva la vita dei giocatori. Ci chiamava a casa alla sera, voleva sapere dove eravamo, cosa facevamo. Io dividevo l’appartamento con Mauro Bellugi. Heriberto telefonava e chiedeva: ‘Tutto bene? Siete in casa? Me passi por favor el Mauro’. Io dicevo: ‘Mister, Mauro è andato giù a buttare la spazzatura’. Non era vero, Bellugi era in giro per gli affari suoi. E Heriberto allora diceva: ‘Bene, se non c’è, multa’. Insomma, non si viveva bene. Poi si era messo contro i senatori della Grande Inter, lasciando fuori rosa Jair e Bedin. L’hanno mandato via e hanno promosso Invernizzi: siamo diventati campioni d’Italia”.

Primo scudetto. Il secondo con Eugenio Bersellini. Lo chiamavano il Sergente. Com’era?

“Ho un ricordo buonissimo, mi ha dato fiducia e grazie a lui sono arrivato in Nazionale. Grande educatore, duro, poche parole, ma chiaro e onesto. Non guardava in faccia a nessuno. Lavoro, veloci e via. Anche a tavola: non si perde tempo e si mangia in fretta. Dieci minuti e basta. Il mio record è di otto minuti. Lui era sveltissimo, dopo ogni portata mangiava una mela. Ma ci ha insegnato il senso del gruppo e del calcio. E della vita”.

È vero che vi diceva sempre: “Voi giocatori siete privilegiati? Gli operai faticano, i contadini faticano…”.

“Sì. Lui veniva dal Parmense, dalla Val di Taro e ci parlava della sua infanzia. Una volta, in pieno inverno, siamo in ritiro ad Appiano e si rompe il riscaldamento. Gli diciamo: ‘Mister, fa un freddo boia, noi andiamo a dormire a casa’. Lui fa una faccia che non ti dico: ‘Cosa? Voi siete dei giocatori con un sacco di vantaggi e benefici. Avete visto il film L’Albero degli zoccoli? Bene, guardatelo e provate a pensare che cosa direbbero quei contadini. Pensate ai loro stenti e ai loro sacrifici per dare da mangiare ai loro poveri figli. Non se ne parla, una coperta in più e buonanotte’”.

Come preparatore dei portieri ha vinto due Mondiali, uno con Zoff e l’altro con Buffon

Meglio Zoff o Buffon?

“Come si fa a dire… Dino è stato certamente il più bravo della sua epoca, Gigi il migliore nella sua. Un vero piacere lavorare con lui. Pensi, è ancora lì in porta. Fa bene ad andare avanti. Io ho smesso un mese prima di compiere 38 anni, in B col Brescia”.

Ha battuto i campi in lungo e in largo, ma oggi preferisca accomodarsi sul divano o talvolta allo stadio per guardare il calcio, un calcio che però è mondo cambiato

“Un calcio nuovo. È cambiato tutto: velocità, metodi, schemi, le regole, i dirigenti, i giocatori. Ci sono buoni, eccellenti portieri anche adesso. Donnarumma è il futuro della Nazionale. L’Inter ha Onana, forte e reattivo. Il Milan, Maignan. Lo scorso anno ha fatto benissimo, vediamo come si riprende. Mi piace Meret, seguo con interesse Carnesecchi. Quello che faccio fatica a capire sono le loro partenze da dietro, dal basso. Spesso frenetiche e pericolose. Ho visto delle statistiche davvero sorprendenti: adesso, in una partita, tocca più palloni un portiere che un centrocampista. Un mondo completamente diverso. Mah…”.

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