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Pellegrini: «Mi hanno accusata di usare il ciclo mestruale come alibi. Un ragionamento maschilista»

A Repubblica: «Si vince e si perde di un centesimo di secondo, il ciclo mestruale per un’atleta va considerato. L’uomo non sa di cosa parliamo, non lo vive».

Pellegrini: «Mi hanno accusata di usare il ciclo mestruale come alibi. Un ragionamento maschilista»
Gwangju (Corea del Sud) 22/07/2019 - Campionati Mondiali di Nuoto / foto Insidefoto/Image Sport nella foto: Federica Pellegrini

La Repubblica ospita una lunga intervista a Federica Pellegrini. Si è laureata in Scienze Motorie all’Università San Raffaele di Roma con una tesi sul ciclo mestruale. Ne aveva parlato già in un’intervista a La Stampa qualche mese fa.

Alla Pellegrini viene chiesto se è difficile rimpiazzarla.

«In Italia il ricambio generazionale al femminile è sempre stato più difficile rispetto a quello dei maschi. Tra me e la Calligaris erano passati 32 anni, spero che adesso sia molto più breve l’attesa, ma è vero che bisogna lavorarci su».

La Pellegrini continua:

«Sulla carta ragazze da medaglia ne abbiamo, da Benedetta Pilato a Simona Quadarella a Margherita Panziera, ma i risultati non sono solo il frutto degli individui ma di un progresso di squadra. Lo dimostrano le staffette, che erano la nostra debolezza, invece i ragazzi d’Italia sono temibili adesso, riescono a mettersi dietro nazioni come l’America e l’Australia. Si sentono protetti e invincibili».

E la squadra delle donne?

«Le staffette crescono nei progetti, le ragazze devono sentire che dietro di loro c’è qualcosa e un sistema che ci crede. Lo dico perché a me è servito tanto. Io venivo da anni in cui si diceva che le donne non combinavano niente da tempo, che stavano lì e pensavano solo a truccarsi, invece con una programmazione serrata specie per la 4×200 e 4×100, sono cresciuta anch’io e il movimento. Ma servono figure particolari e dedicate alle donne».

La Pellegrini spiega quali:

«Dirigenti, allenatrici e professioniste nella nazionale. Basterebbe anche una mental coach, per tutti coloro che la
richiedono, ma soprattutto per le ragazze anche quando pensano di non averne bisogno. Avere qualcuno cui rivolgerti perché sei nervosa perché sei in pre-ciclo o ti senti gonfia perché il giorno prima della finale ti dovevano venire le mestruazioni e invece non è successo, aiuta. Il ciclo è un tabù che va definitamente sfatato».

Lei ne parlò dopo Rio.

«Se è per questo io ci ho scritto anche la tesi. È una cosa che esiste, che cambia l’umore e la percezione di sé in una donna che fa una vita normale, figuriamoci in un’atleta che lavora sul suo corpo e col suo corpo. Si vince e si perde di un centesimo, un decimo di secondo, il ciclo mestruale per un’atleta professionista va assolutamente considerato. Quando io ne parlai a Rio, la cosa fu percepita come una mia scusa per non aver preso medaglia. Un tipo di ragionamento molto maschilista, l’uomo non sa di cosa stiamo parlando, dell’evoluzione che abbiamo noi in 30 giorni, dalla perdita all’aumento di peso, all’umore, ai dolori. Una cosa che loro non vivono».

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