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Nel Napoli la classe operaia va sulle fasce

Il lato meno patinato della squadra di Spalletti: Di Lorenzo e Mario Rui, “i terzini dell’Empoli”, e poi Elmas il tuttofare di qualità

Nel Napoli la classe operaia va sulle fasce
Mg Napoli 13/01/2023 - campionato di calcio serie A / Napoli-Juventus / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Eljif Elmas

 

Io ho la tecnica per concentrarmi, lei lo sa. Mi fisso col cervello, penso a un culo. Il culo di quella lì. Visto che dobbiamo lavorare, lavoriamo no? Penso al culo dell’Adalgisa. Che culo che ha l’Adalgisa. La g’ha dü ciapp che i paren fa sü da un turnidur. Mi concentro sul culo dell’Adalgisa e via che vado, un pezzo un culo, un pezzo un culo, un pezzo un culo. (Gian Maria Volonté in “La classe operaia va in paradiso”)

Come ogni grande squadra che si rispetti, nel Napoli vanno forte sia gli uomini da copertina sia la classe operaia. Una grande squadra è un sincronismo perfetto. È il risultato di tante componenti su cui sovrintende l’allenatore col suo lavoro. Ed è anche grazie al lavoro che poi si crea quell’alchimia che consente al collettivo di andare oltre le proprie individualità. Ormai nel Napoli di Spalletti le gerarchie sono evidenti. Hai voglia a fare discorsi sul calcio che si gioca in quindici, in sedici. Com’è ovvio che sia, anche il Napoli ha la sua formazione titolare ed è quella che è scesa in campo ieri contro la Juventus. Esiste un solo reale ballottaggio ed è quello tra Olivera e Mario Rui. Per il resto la formazione l’abbiamo imparata a memoria. E pure la gerarchia calcistica è stranota, anche se Spalletti non vuole sentir parlarne, o meglio fa finta di non voler sentir parlarne. Osimhen e Kvaratskhelia sono la coppia più bella del mondo, celebrata anche dal New York Times. Ma non ci sono solo loro.

Una squadra è composta dai Rivera e dai Lodetti, dai Platini e dai Bonini. È così che si vince. E nel Napoli la classe operaia più che in paradiso va sulle fasce. Dove il Napoli ha “i terzini dell’Empoli”. Così venivano apostrofati. Una delle tante frasi dei tifosotti che ormai sono stati completamente zittiti. Ma per che mesi, anni, hanno imperversato. E storto il naso sia all’arrivo di Di Lorenzo che però subito è diventato un calciatore fondamentale. Sia all’arrivo e anche durante la permanenza di Mario Rui. Di Lorenzo si è poi rivelato un acquisto eccezionale dal punto di vista del rapporto qualità/prezzo o, se preferite, rendimento/prezzo. Arrivato in punta di piedi, è sempre stato un punto di riferimento, con pochissimi momenti di sbandamento. E dimentichiamo troppo facilmente che è un campione d’Europa, quell’Europeo lo ha praticamente giocato da titolare.

L’altro, Mario Rui, non si capisce per quale motivo sia sempre stato uno dei più bistrattati dai tifosi da tastiera (che sono una categoria a parte). Ha certamente vissuto fisiologici periodi di appannamento ma parliamo di un calciatore esperto, dotato di ottima tecnica individuale, con un sinistro particolarmente educato e – dettaglio che non guasta – dotato di personalità. Mario Rui la partita se la gioca sempre, spesso e volentieri lo troviamo protagonista sia nelle azioni offensive più pericolose sia in ripiegamenti difensivi decisivi. Ieri sera contro la Juventus, giusto per fare un esempio, c’era lui a chiudere e a rubare palla a Bremer nel pressing alto che poi ha portato al quarto gol con pennellata di Kvaratskhelia sulla testa di Osimhen. Ma potremmo ricordare il cross per Osimhen a Genova contro la Sampdoria, quello per Simeone a San Siro contro il Milan. E tanti altri.

L’ultimo esempio della classe operaia del Napoli è il nord macedone Elmas che con Spalletti è diventato il dodicesimo uomo. La prima sostituzione da fare quasi sempre lo riguarda, quando non è lui a giocare a titolare. Ogni volta che Spalletti ricorre a lui, risponde con gol e prestazioni importanti. È successo a Bergamo dove segnò il gol del 2-1, a Genova contro la Sampdoria dove si è assunto la responsabilità di calciare il rigore (e lo ha segnato). E contro la Juventus è stato a lui a segnare il quinto gol dopo aver preso il posto di Politano. Elmas è operaio qualificato con varie specializzazioni. Può giocare nella mediana a tre, può giocare esterno d’attacco. Farebbe anche l’esterno di difesa se un giorno Spalletti dovesse chiederglielo.

Questi tre nomi rappresentano l’altro volto del Napoli, quello meno patinato. Non meno indispensabile per raggiungere traguardi storici.

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