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Napoli-Juve 5-1, pagelle / Spalletti che insegue Allegri è la reliquia di una serata indimenticabile

Il 5-1 da raccontare ai nipoti e quella foto in ogni stanza. Osimhen semidivino, Kvara non se n’era mai andato e non dimentichiamo Meret né gli A16

Napoli-Juve 5-1, pagelle / Spalletti che insegue Allegri è la reliquia di una serata indimenticabile

Le pagelle di Napoli-Juve 5-1 a cura di Fabrizio d’Esposito e Ilaria Puglia.

MERET. Tra dieci, venti anni e anche di più, i bambini di domani, Ilaria cara, reciteranno a memoria la formazione di stasera e la cantilena festante dei Giovani Favolosi di mister Spalletti (e basta con l’evocazione della bellezza, enorme o grande che sia, se non altro per motivi scaramantici) principierà dal giovane Meret. Nel film strabiliante della manita in faccia al corto muso allegriano, il pipelet azzurro evita il pareggio bianconero all’ultimo secondo del primo tempo. E il povero Amir, per fortuna, non emula Kalidou (2019) né il leggendario Niccolai – 8

«Nonna, raccontami ancora una volta di quando Meret salvò la porta del Napoli prima dell’intervallo, in Napoli-Juve 5-1, e tu mettesti 10 a tutti i giocatori del Napoli nelle tue pagelle sul Napolista». «Va bene, amore della nonna, te lo racconto di nuovo, non ti stanchi mai, eh? Quella sera di gennaio, Meret fu un eroe. Mantenne la concentrazione per tutta la partita. E quando mancava veramente pochissimo al fischio dell’arbitro per la fine del primo tempo, con un guizzo bellissimo riuscì a mettere una toppa all’erroraccio del compagno e a dire di no a quei bianconeri brutti e cattivi che pensavano di pareggiare da spacconi. Esultammo quasi come per un gol» – 10

DI LORENZO. In un amen spariscono la stanchezza e le insolite amnesie appalesate contro Inter e Samp. L’Euroappuntato Capitano ritorna una molla travolgente: la Juve al Maradona di venerdì tredici è un elisir rigenerante per lui e alla fine vanta il servizio decisivo per la quinta sonata del Macedone del Nord – 7,5

«E Di Lorenzo, nonna?». «Ah, Di Lorenzo. Uno dei capitani più belli e integerrimi che abbiamo mai avuto. Mai sopra le righe, mai che abbia anteposto se stesso alla squadra. Neppure quella sera. Sai, veniva da un paio di partite che non era mica stato immacolato. E invece quella sera era tornato al suo massimo splendore. Non mollò di un centimetro» – 10

RRAHMANI. Talvolta il destino è un saliscendi che stordisce e toglie il fiato e stasera questo destino, Ilaria, Amir ce l’ha stampato in faccia. Dopo un primo tempo osceno o quasi, dall’erroraccio che favorisce il Fideo al 20’ fino al tentativo di autorete, Rrahmani è il giocatore che segna il tre a uno con una botta secca e rimette la giusta distanza tra il Napule e i torinesi in bianco e nero – 7

«Nonna, lo conservi ancora il taccuino su cui facesti le pagelle? Voglio vedere di nuovo il 4 che mettesti a Rrahmani con il disegnino osceno affianco perché eri arrabbiata con lui, quello che poi cancellasti con un cuoricino e ci mettesti sopra il 10». «Cuore della nonna, sapessi come ci arrabbiammo, tuo nonno e io! Che erroracci, che fece, me li ricordo ancora, ho ancora i brividi lungo la schiena. Ma Meret fu come un angelo custode». «Ma se sbagliò tanto, perché gli mettesti dieci?». «Perché con il suo gol spezzò le reni alla Juventus. Non so come spiegarti: ma fu evidente, in quell’aria meravigliosa di gennaio, in quello stadio, a tutto il mondo, che il Napoli quella partita non l’avrebbe solo vinta, ma l’avrebbe stravinta, perché era fortissimo. E poi, anima di nonna tua, non lo dire alla mamma, che sennò si arrabbia con me, ma il fatto che il gol fece piangere Locatelli mi fece sorridere». «Nonna! Ma Locatelli si era fatto male, mi hai detto che piangeva perché gli faceva male la ferita». «Probabile, tesoro, ma che male c’è a pensare che piangesse per quanto era forte il Napoli?» – 10

KIM. Il Monaco Guerriero esita due volte, quella cabeza dell’ex polacco e poi il gol del solito Fideo, ma la ferocia vincente di questo Napule rimpicciolisce le titubanze a innocui nei, senza conseguenze. E Kim comunque, soprattutto di testa, risolve tanti mischioni dei non colorati – 7

«Nonna, e il coreano? Come si chiamava?». «Tesoro, non mi fare arrabbiare: il nome di maestro Kim non lo devi mai dimenticare. Quella sera ad un certo punto si impappinò con la palla: la difesa si era tutta addormentata, mentre Di Maria stava per tirare nella nostra porta, ma lui fece una cosa incomprensibile: si ritrovò la palla tra i piedi e per la prima volta non la spazzò via, come se gli scottasse. Sono stata tre mesi in psicanalisi per cercare di capire perché. Per fortuna si riprese benissimo. E pure io» – 10

MARIO RUI. Marittiello non fa assist ma è lui che pressa e fa partire l’azione del quattro a uno. In questo Napule favoloso il lusitano e il Capitano diventano trequartisti puri e decisivi – 7

«E Marittiello, nonna?». «Qui non basterebbero pagine e pagine. E tu tra poco devi andare a fare i compiti. Ti basti sapere questo: Marittiello era un professore. Lo avevo criticato tante volte, nelle pagelle, prima di Spalletti, ma in quei due anni si superò. Fu lui quella sera ad andarsi a prendere una palla impossibile per darla a Kvara, che poi la passò a Osimhen che era talmente un mostro che certo non la poteva sbagliare. Mario ci mostrò che Kvara era tornato. Fu potente, bellissimo» – 10

OLIVERA dal 70’. Entra e gioca come se non fosse stato in panca, in piena continuità “naturale” con Marittiello, favorito anche dalla forza dell’entusiasmo generale – 6,5

«Quando entrò Olivera che successe?». «Lo stadio salutò Marittiello come un eroe, perché quello diventò, nel Napoli di Spalletti. E Olivera entrò in campo come una furia, per dimostrare di non essere da meno del compagno. In quel Napoli lo spirito era questo, nipote mio» – 10

ANGUISSA. L’Ovunquismo di Zambo è un’altra perla ritrovata stasera, seppur con un numero alto di imprecisioni – 7

«Come si chiamava quello lì, nonna… Zambo?». «Tu parli di Anguissa. Oh, figliolo, ti ho detto mille volte che i nomi leggendari vanno ricordati. E’ stato uno dei nostri migliori centrocampisti. Quella sera sembrava tornato al suo antico splendore. Travolto anche lui dalla carica agonistica» – 10

LOBOTKA. Robotka ha un controllo militare del territorio: implacabile quando scandisce il ritmo, anche come hombre vertical. E signoreggia pure dinnanzi alla difesa. Merita un voto felliniano – 8,5

«Ma, nipote mio, c’è un nome che tu non dovrai mai dimenticare: quello di Lobotka. Giuramelo per sempre. Quella sera fu una furia. Sapessi come andò a prendersi tutti i palloni che si potevano recuperare, come li portò avanti, sapessi che grinta, che presenza, che piglio. E non dimenticare mai, figliolo: quando penserai a Lobotka pensa pure un poco a Gattuso, ma non con la stessa intensità benevola» – 10

ZIELINSKI. Un gregario di lusso, stasera. Non sfonda ma fa l’umile sherpa soprattutto nella striscia di terra tra il centro e la trequarti – 6,5

«E Piotr, nonna?». «Piotr fu il meno evidente, forse, ma diede fastidio agli juventini. E quello bastò» – 10

NDOMBELE dal 78’. Meno nicciano  e più empirico, da vero liberale conservatore: tiene palla e la protegge – 6

«Perché Spalletti si arrabbiò con Ndombele, nonna?». «Oh, nipote, te l’ho raccontato mille volte e ancora ci ridi su, birbantello. Spalletti si arrabbiò perché Ndombele ci mise un sacco di tempo a cambiarsi. Quel giocatore era uno spasso: serafico come se nulla contasse, ma poi entrava in campo e vedeva spazi dove nessuno li avrebbe visti mai. Riusciva a divincolarsi con tale classe da lasciarti affascinata» – 10

POLITANO. E’ decisivo nelle azioni dei primi due gol: bravissimo Na-Politano – 7,5

«E com’era Politano?». «Quella sera fu bravissimo, mise lo zampino nei primi due gol. Poi si fece male. Noi, dopo, potemmo riempirci gli occhi della bellezza di Elmas» – 10

ELMAS dal 70’. Il Macedone del Nord riparte miliardi di volte e conferma la sua vocazione al gol: è suo il quinto sigillo che spappola il corto muso – 7,5

«Elmas, sì, nipote mio. Quella sera fu strepitoso, ma in generale fu strepitoso sempre. Che intelligenza, che grinta su Chiesa: non gli mollò il pallone nemmeno dietro offerta di denaro. E quella mossa a rientrare sul quinto gol… dopo, se finisci presto i compiti ti faccio rivedere la partita per la 1334343434535634536463646356365364esima volta» – 10

OSIMHEN. Victor Victoria è il Black Power che mette le mani sul campionato. Mani, piedi, cuore e testa. Stasera soprattutto la cabeza, che annienta la Juve in due occasioni. In Osi, Ilaria, c’è qualcosa di magico, di semidivino che viaggia alla velocità della luce, ineffabile e inafferrabile. Due gol, un assist vincente e altri due gol sfumati. Victor Victoria riempie i nostri desideri e dà loro una dimensione reale, di vera felicità tra la Terra e il Paradiso. Ora bisogna fare solo attenzione alle vertigini – 9

«E Victor, nonna?». «Victor… dovrei dirti di non nominare il nome di Dio invano, anima mia. Victor era il rombo e il tuono, il fulmine e la tempesta, il sole che trapassava le nuvole e l’esercito delle Valchirie. Era tutto, Victor, la pura essenza della forza. Quella sera fu straordinario. Imprendibile. Ridicolizzò Bremer, tra l’altro, mentre il Napoli tutto ridicolizzava la Juventus di Allegri» – 10

RASPADORI dal 78’. Senza voto

«Sai, nipote mio? Avevamo anche Giacomino, in panchina e il Cholito. Sembrava che avessimo un ricambio infinito. Tutti erano all’altezza, in quel Napoli» – 10

KVARATSKHELIA. Disegna il perimetro del primo gol: da sinistra vira al centro e da lì dà la palla alla destra di Politano & Di Lorenzo. Indi, sul cross politaniano va in mezza rovesciata, il portiere respinge e Osi ribatte in rete. Victor Victor ricambia con il servizio del due a zero che il Che Kvara insacca con un piattone a filo d’erba. Il Che non se n’è mai andato, alla faccia dei miscredenti che grufolavano nei retroscena di spogliatoio per scoprire traumi recenti o infantili. Il Che c’è sempre stato e stasera è il Giovane Favoloso per eccellenza – 9

«E Kvara, nonna? Parlami di lui». «Kvara. Kvara si era perso, sembrava scomparso. Ma quella sera urlò forte: “sono tornato!”. Come quando in cielo spariscono le nuvole e uno squarcio di luce illumina tutto. Quello fu Kvara: un’epifania straordinaria. Era come se fosse entrato in campo con un cartello luminoso: “Kvara is back”. Nonno e io ci commuovemmo, sai?» – 10

LOZANO dall’88’. Senza voto

«E Lozano?». «A Lozano il voto non lo misi, tesoro. Dopo quell’Elmas per me non c’era più nessuno» – senza voto

SPALLETTI. Da custodire come una reliquia irridente il quadretto dello Sciamano che insegue con la mano tesa il corregionale conducente dell’autobus bianconero (cinque gol tutti in una volta valgono quasi quanto le reti subìte dalla Juve quest’anno in campionato). Spalletti allena il Napule più forte dei tre decenni del dopo-Diego e come ho scritto sopra, Ilaria, smettiamola con questa storia della bellezza. Basta, ricorda l’estetica sfigata dell’attuale allenatore della Lazio. I sinonimi ci sono: incanto, meraviglia, splendore. Oppure armonia in memoria di Dudù La Capria, uno dei pochissimi ad aver capito qualcosa di Napoli. In ogni caso io preferisco chiamarlo il Napule dei Giovani Favolosi, che ha ridotto la Juve a Juvetta, impresa mai riuscita ai senatori andati via e rimpianti per tutta l’estate dal popolo autostradale e no. Anche in vittorie come queste bisogna coltivare la memoria. Guai a perdonare, non può finire a tarallucci e vino – 9

«Nonna, guarda, c’è un moscerino sulla faccia di Allegri, sul quadro che hai in salotto, quello con Spalletti che tende la mano ad Allegri vicino al tunnel dello spogliatoio». «Lascialo fare, tesoro mio. Se invece si poggia sul viso di Luciano vallo a cacciare subito». «Nonna, ma perché conservi ancora quel quadro?». «Perché quando il Napoli batte la Juventus è sempre bello, tesoro della nonna, quando la batte 5-1 è meraviglioso, ma quando finisce che Allegri è ridicolizzato, mortificato e addirittura scappa nello spogliatoio senza salutare, tanto che l’allenatore del tuo cuore è costretto a inseguirlo è impareggiabile. Ho appeso quel quadro sopra ai fornelli della cucina per questo: così la mattina è la prima cosa che guardo quando mi preparo il caffè». «Nonna, ma tu quel quadro lo hai in tutte le stanze della casa e pure in giardino!». «Sccccchhhhhh nipote mio, sono fatti della nonna, non raccontarli a tutti quelli che ci leggono…» – 10

ARBITRO DOVERI. In una serata del genere mi sono fatto andare bene finanche l’arbitraggio al modo albionico, che detesto nel profondo – 6

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