I marocchini hanno festeggiato la vittoria portando in trionfo la bandiera della Palestina. Un messaggio politico chiaro, che plasma il Mondiale
Il Marocco ha battuto la Spagna ai calci di rigore e nemmeno il suo commissario tecnico, Walid Regragui, sembrava crederci, scrive la Sueddeutsche. Al termine della partita, mentre lo stadio pieno di marocchini faceva festa, il tecnico “si schiaffeggiava la testa calva con i palmi delle mani. Sembrava che avesse bisogno di un piccolo aiuto in più per capire cosa fosse appena successo”.
Il Marocco è la quarta squadra africana nella storia del calcio a raggiungere i quarti di finale ai Mondiali. Regragui, dopo la vittoria sulla Spagna, ha detto:
“Il Marocco ha il sostegno di molte persone per creare la storia”.
Ed è vero. Il numero di tifosi al seguito del Marocco è enorme, scrive il quotidiano tedesco.
“Circa 15.000 marocchini vivono in Qatar e molte altre migliaia ne sono arrivate per il Mondiale. Da quando i marocchini hanno superato la fase a gironi, unica squadra araba, dopo aver battuto Belgio e Canada, il numero dei loro tifosi è aumentato. Ora, ad esempio, ne fanno parte anche i tunisini. I tifosi marocchini hanno trasformato la partita dell’Education City Stadium in una partita casalinga come non si era mai visto prima in questo Mondiale”.
La vittoria, ha detto Regragui, sarebbe stata impossibile senza tutti questi tifosi.
Ma non sono solo i risultati e le prestazioni sportive a fare del Marocco la squadra per la quale, oggi, tifa tutto il mondo arabo.
“Quanto i marocchini plasmino questo Mondiale lo si vede anche dai simboli. Per molto tempo, è stata la bandiera arcobaleno ciò di cui si è parlato in Qatar. Dal punto di vista europeo, la contestazione della situazione nell’emirato è stato il tema dominante del torneo. Dopo la vittoria contro la Spagna, i marocchini hanno festeggiato con la bandiera della Palestina, portandola in segno d’onore e alzandola per le foto di squadra. La bandiera è presente da settimane in molti stadi del Qatar, come fascia da braccio o bandiera tra il pubblico, e l’hanno indossata anche i marocchini. A differenza della famosa fascia One Love, finora nessuna obiezione è stata avanzata dalla Fifa. E anche se nessuno lo dice, il messaggio dal mondo arabo è chiaro: protesta politica, possiamo fare anche quella”.
La Sueddeutsche continua:
“In linea con questo torneo, in cui c’è tanta politica, il Marocco non solo ha giocato contro calciatori di classe superiore, nella partita contro la Spagna, ma anche contro l’ex potenza coloniale”.
I calciatori protagonisti della serata hanno un rapporto speciale con la Spagna. A partire dal portiere, Yassine Bounou, che ha trascorso la sua carriera professionistica quasi esclusivamente in Spagna, dove ora gioca nel Sevilla. A Madrid è nato poi Hakimi, che ha calciato il rigore con un cucchiaio. Non solo Spagna, però. Amrabat, Boufal e Sabiri, cresciuti rispettivamente in Olanda, Francia e Germania, rappresentano ciò che rende speciale la squadra marocchina: la loro diversità. 17 giocatori sono nati in un paese diverso dal Marocco, più di qualsiasi altra squadra ai Mondiali. Lo stesso allenatore, Regragui, è nato e cresciuto in Francia. All’inizio gli hanno contestato che la sua squadra non è abbastanza marocchina. Martedì ha detto:
“Ogni paese ha la sua cultura calcistica, ne fai un frullato e vai ai quarti di finale. Sono molto contento di questo”.
Sabiri, che è nato in Marocco ma è cresciuto in Germania e gioca in nazionale solo da quest’anno, ha dichiarato:
“Siamo marocchini nel cuore, abbiamo tutti questo in comune. Nessuno si ostacola a vicenda, almeno parlano tutti tre lingue, tutti possono comunicare con chiunque.”
Sabiri ha aggiunto:
“Per tutta l’Africa, per i Paesi arabi, per tutti i musulmani del mondo. Volevamo renderli felici”.
La Sueddeutsche conclude:
“Il Marocco ora ha la possibilità contro il Portogallo di diventare la migliore squadra africana nella storia della Coppa del Mondo. Una cosa è certa: sarà di nuovo una partita casalinga“.