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La squalifica di Pinamonti è l’ultima pagliacciata diseducativa del calcio italiano

Insulta un ispettore antidoping e viene squalificato venti giorni. Ma a partire da oggi, quindi è fino al 10 dicembre. Un modo per prendere per i fondelli

La squalifica di Pinamonti è l’ultima pagliacciata diseducativa del calcio italiano
Mg Reggio Emilia 09/11/2022 - campionato di calcio serie A / Sassuolo-Roma / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: esultanza gol Andrea Pinamonti

La squalifica di Pinamonti è una chicca.

L’ultima pagliacciata del calcio italiano che evidentemente si è visto scavalcare dalla Fifa e da Infantino e ha voluto battere un colpo. Certo è poca roba ma giusto per far comprendere che la linea è sempre quella improntata alla diseducazione e allo sberleffo.

Succede che l’attaccante del Sassuolo – fonte agenzia Ansa – è stato squalificato per venti giorni per aver insultato (è la nostra traduzione di “comportamento irriguardoso”) l’ispettore antidoping incaricato del controllo dopo Atalanta-Sassuolo del 15 ottobre scorso.

Che cosa si è inventato il calcio italiano? Ha squalificato Pinamonti per venti giorni a partire da oggi, ossia fino al 10 dicembre. Periodo del tutto inutile visto che – come sappiamo – il campionato è fermo fino all’inizio di gennaio a causa del Mondiale.

Che cosa insegna il calcio italiano? Che insultare un ispettore antidoping è lecito. Non ti succede niente. E prova a prendere per i fondelli coloro i quali seguono questo sport che ormai ogni giorno riserva sorprese inaspettate.

Un mese fa, Pinamonti aveva concesso un’interessante intervista a Repubblica:

Andrea Pinamonti, centravanti del Sassuolo, intervistato da Repubblica.

Il ct Mancini ha detto che ai ragazzi di oggi manca aver giocato in strada.

«Io ci sono cresciuto in strada: a Cles, il mio paesino, c’era solo un campetto in cemento. Finita la scuola era tappa fissa, quando suonava la campanella si scendeva in strada, le mamme a casa e i ragazzi al campetto. I compiti potevano aspettare».

Quando è stata l’ultima volta?

«So che non potrei, ma quando l’estate torno a casa vado al campetto con gli amici a giocare e devo litigare con mio papà che ha paura mi faccia male. Ma è passione, non ci pensi. I miei due o tre amici del cuore sono abituati, per loro è normalissimo giocare con me, è la cosa che apprezzo di più. Poi ci sono i conoscenti che sono frenati, hanno paura di farmi male. E non mi diverto, mi accorgo che non posso fare le cose che facevo a dieci anni».

E le manca?

«Mi manca tantissimo. La gente là fuori ti dice che se fai il calciatore non hai problemi nella vita: sì, siamo privilegiati, ma tante piccole cose non le fai più, se esci a bere una birra con gli amici e non sei abituato a questo tipo di vita non ce la fai. Anche gli amici, non sai mai chi siano quelli veri, solo quelli di quando avevi otto anni».

Domenica scorsa ha segnato su rigore concesso dal primo arbitro donna in Serie A. Come è stato, visto dal campo, il debutto di Maria Sole Ferrieri Caputi?

«È stata gentile, a fine partita mi ha chiesto come stavo dopo il problema intestinale che ho avuto all’intervallo. E ha arbitrato perfettamente».

L’ha penalizzata finire nella logica delle plusvalenze?

«No. Col mio agente ho sempre cercato la soluzione migliore per crescere. Se fuori c’erano altre questioni, plusvalenze e cose varie, erano tra le società. Ma il nome era il mio, le critiche arrivavano a me».

Ha letto cose che le hanno dato fastidio?

«Quando sei dentro non ci fai più caso. Non mi dà fastidio se mi danno 4 in pagella o se dicono che 20 milioni per Pinamonti sono troppi. Ma a volte leggo cose scritte o dette con cattiveria. Non capisco questa frustrazione e non leggo».

Parlate mai di temi sociali nello spogliatoio?

«Non siamo un branco di pecore che pensano solo a due cose, di cui una non si può dire. Di solito parla chi ne sa di più, soprattutto i più grandi d’età. Io sto zitto e ascolto».

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