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A luglio Gravina chiese di rimuovere D’Onofrio, ma l’Aia disse di no (La Repubblica)

L’Aia sapeva che il procuratore capo tramava per favorire o bloccare le carriere degli arbitri. Lo dimostrano sei registrazioni audio ascoltate dal quotidiano

A luglio Gravina chiese di rimuovere D’Onofrio, ma l’Aia disse di no (La Repubblica)
Db Milano 17/10/2022 - Gran Gala' del Calcio Aic 2022 / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Alfredo Trentalange

Gravina chiese di rimuovere D’Onofrio a luglio, ma l’Aia disse di no (La Repubblica)

L’Aia sapeva che il procuratore capo, Rosario D’Onofrio, tramava per favorire o bloccare le carriere degli arbitri. Ma non ha fatto nulla. A luglio Gravina chiese già di rimuoverlo. Lo rivela La Repubblica.

L’Aia sapeva. L’Associazione italiana arbitri sapeva da luglio che il suo procuratore, Rosario D’Onofrio, intratteneva consulenze “private” con un guardalinee che invece avrebbe dovuto indagare. E ha deciso di non fare nulla”.

Lo dimostrano sei registrazioni audio prodotte da un ex guardalinee, Robert Avalos.

Il narcos che dai domiciliari gestiva le udienze sulle condotte disciplinari degli arbitri italiani, è il protagonista di sei file audio registrati da un ex guardalinee, Robert Avalos. Saputo di questi audio, il presidente della Federcalcio Gravina era già intervenuto. Denunciando il caso alla Procura federale. E suggerendo all’Associazione arbitri di rimuovere un procuratore che si era comportato in quel modo. Ma l’Aia, nemmeno dopo che D’Onofrio è stato indagato dalla Procura della Federcalcio ha pensato di sostituirlo. Anzi”.

Quelle registrazioni, che il quotidiano scrive di aver ascoltato, erano finite, in estate, “sui cellulari di tutti i guardalinee d’Italia, e da lì alla Commissione degli arbitri. Quindi, ai vertici dell’Aia”.

In esse, D’Onofrio suggeriva ad Avalos

“come “colpire” i designatori, che a suo dire lo avevano eccessivamente penalizzato”.

Il procuratore capo incoraggiava il guardalinee a denunciare dei comportamenti dolosi degli osservatori che avevano valutato le sue partite.

«Parliamoci chiaro, da come si stanno muovendo la vogliono far fuori».

Diceva così e proponeva, come strategia, di «creare un po’ di caos».

Continuava dicendo:

«Lei deve scrivere un esposto che venga inviato alla procura… Lei fa questo e basta, poi me la vedo io».

Tutto ruotava – spiega La Repubblica – intorno a una valutazione che Avalos aveva ricevuto per il suo rendimento in campo. Valutazione che era stata abbassata dopo che il guardalinee aveva mandato un messaggio notturno imputando ai designatori e agli organi di valutazione tecnica di averlo valutato troppo negativamente.

“Il giorno dopo, il voto della sua partita era sceso di un punto: modificare un voto, se ci fosse stato un errore materiale di inserimento, sarebbe possibile. Il procuratore degli arbitri D’Onofrio avrebbe potuto indagare per capire se ci fosse stato dolo. Ma solo a sentirlo era già arrivato a conclusioni. Non aprendo un fascicolo. Ma dichiarandolo nelle telefonate con lo stesso Avalos: «Qualcosa di losco sotto è successo, e lo hanno anche fatto male», diceva”.

 

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