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L’inchiesta Juventus ci dice tanto del capitalismo italiano e della nostra Federcalcio

Emerge un quadro inquietante, il gioco delle tre carte coi bilanci. Ma al nostro sistema calcistico non sembrano interessare la trasparenza e la legalità

L’inchiesta Juventus ci dice tanto del capitalismo italiano e della nostra Federcalcio
Torino 01/08/2020 - campionato di calcio serie A / Juventus-Roma / foto Image Sport nella foto: Andrea Agnelli

Vediamo come va a finire, la storia della Juventus. Siamo curiosi e garantisti, e quindi in attesa. L’inchiesta della procura di Torino ci ha colto di sorpresa. Anche quando incappò nella Juventus indagando sulla ‘Ndrangheta a Torino, non si spinse fino al punto di indagare (mica impiccare) anche il presidente della squadra blasonata, Andrea Agnelli. Eppure allora emersero nitidamente i rapporti tra i vari clan ultrà delle curve e la società. Anche a Perugia, dove per comprarsi un giocatore straniero si stavano comprando la sua cittadinanza italiana, i danni giudiziari sono stati circoscritti, garantendo l’impunità al gruppo dirigente dei bianconeri.

Ma adesso Andrea Agnelli addirittura ha rischiato la misura cautelare, non concessa dal gip. E gli spifferi sugli sviluppi della inchiesta il cui oggetto è il falso in bilancio lasciano ipotizzare che possano esserci sviluppi investigativi clamorosi.

Fa impressione leggere le contestazioni ad Agnelli e agli altri vertici della società Juventus: “Le false comunicazioni sociali (e il conseguente ostacolo alle funzioni di vigilanza della Consob), consentivano di celare l’erosione del capitale sociale, già perfezionatasi nel bilancio al 30.6.2019, e di procrastinare indebitamente l’attività sociale, così ottenendo un profitto di rilevante entità, non avendo, peraltro, Juventus F.C. Spa adottato o, comunque, efficacemente attuato modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire i reati della specie di quelli verificatisi, inerenti, in particolare, agli investimenti dell’area sportiva e alla fissazione dei valori di cessione e di acquisto dei diritti dei calciatori”.

Questa inchiesta, in altri tempi, l’avremmo definita “devastante”. Oggi – almeno queste sono le reazioni – al massimo è un colpo di tosse. Già passata, assorbita da una opinione pubblica che ha perso negli anni la consapevolezza di poter, anzi di dover essere “massa critica”. Come anche i giornali che dovrebbero garantire la coscienza critica e la rappresentanza di quella opinione pubblica.

Naturalmente nel linguaggio giudiziario e del diritto, gli inquirenti sabaudi ipotizzano che da Agnelli in giù hanno gestito i bilanci della Juve con l’arte del gioco delle tre carte, dichiarando il falso nella formulazione del bilancio, accaparrandosi un profitto di rilevante entità, potendo orchestrare un’attività senza il rispetto delle regole, della compravendita dei giocatori.

Naturalmente dal punto di vista delle responsabilità penali, le accuse della procura dovranno essere verificate e passate al vaglio dei giudici, ove mai si arrivasse al processo.

Però senza voler fare la morale, quello che emerge dalla inchiesta torinese è davvero uno spaccato del capitalismo familistico italiano.

Intanto, se qualcosa di sporco sta venendo fuori è solo perché la sede sociale della Juventus Football Club è in via Druento 175, a Torino. Se anche la Juve come la “casa madre” avesse avuto la sede sociale in qualche paradiso fiscale, quei panni sporchi sarebbero rimasti tali.

A proposito di “case madri”. Ma perché le proprietà di alcune grandi squadre sono misteriose, schermate? E alcune cessioni avvenute negli anni ancora oggi molto discutibili? Perché alcune società chiaramente con i bilanci in rosso possono forzare il mercato e comprare giocatori per cifre folli. Che le squadre con i bilanci virtuosi non possono aspirare ad avere? Interrogativi, questi, che andrebbero posti anche alla Federcalcio che mesi fa ha frettolosamente archiviato l’affaire plusvalenze. Se (finalmente) la giustizia ordinaria si muove, cosa aspetta la Figc a dotarsi di strumenti efficaci per evitare che tutto questo possa avvenire impunemente?

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