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Grealish: «A volte vorrei che i media mi lasciassero in pace e si interessassero a qualcun altro»

A L’Equipe: «Mi sento come se facessi le stesse cose degli altri giocatori ma la gente ne parla perché le faccio io. C’è sempre un rumore di fondo».

Grealish: «A volte vorrei che i media mi lasciassero in pace e si interessassero a qualcun altro»
Mg Wolverhampton (Inghilterra) 11/06/2022 - Uefa Nations League / Inghilterra-Italia / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Jack Grealish

Jack Grealish si racconta a L’Equipe. Racconta la delicata integrazione nel Manchester City e commenta le critiche che gli sono state mosse a inizio stagione, quando gli veniva imputata la mancanza di impatto offensivo nella squadra di Guardiola.

«Spesso mi sento come se stessi facendo le stesse cose degli altri giocatori, ma la gente ne parla, perché sono io che le sto facendo… Oggi, noi calciatori, se rispondiamo a qualcosa di ciò che viene detto su di noi, siamo presentati come persone che non sopportano le critiche…».

Come vivi la costante pressione mediatica a cui sei sottoposto?

«A volte vorrei dire ai media inglesi di lasciarmi in pace per un po’ e di interessarsi a qualcun altro, in modo che io possa concentrarmi sul mio gioco. C’è sempre un rumore di fondo, generato da articoli o altre cose. Probabilmente è legato al mio stile di gioco e al fatto che gioco per uno dei più grandi club del mondo. Immagino che anche il prezzo che il City ha pagato per me all’Aston Villa contribuisca a creare questa attenzione».

Eppure ripeti spesso che ti piace giocare sotto pressione.

«La pressione è un privilegio, perché se la senti dimostra che le persone sono interessate a te. Non mi dispiace, per esempio, che durante una partita i tifosi avversari mi fischino. Questa sfida mi motiva ad essere ancora più forte. Allo stesso modo, sto cercando di dimostrare a tutti coloro che mi hanno criticato da quando sono arrivato al City che si sbagliano. So che posso fare meglio di quanto non sia stato fino ad ora. Per ora, si è solo intravisto ciò di cui sono capace con questa squadra».

Le tue statistiche sono considerate insufficienti. Durante la tua prima stagione con il City, nel 2021-2022, hai segnato 6 gol e fornito 4 assist in tutte le competizioni.

«Sì, ma è il peggior argomento che si possa usare su di me perché anche se posso essere un’ala non ho mai segnato molti gol nella mia carriera. Durante la mia ultima stagione con l’Aston Villa ho segnato sei volte in Premier League. E negli anni precedenti avevo segnato otto volte in Premier League e sei volte in Championship. Quindi, se il City mi ha reclutato, non è per le mie statistiche. Mi piacerebbe impilare gol e assist ma non sono quel tipo di giocatore. Posso offrire altre cose alla mia squadra, ad esempio attirando due o tre avversari per me, il che libera spazi per i miei compagni di squadra».

Aggiunge:

«A volte puoi eseguire un’ottima prestazione come attaccante anche senza segnare».

Quando giocavi all’Aston Villa beneficiavi di una grande libertà di movimento. È così anche al City?

«All’Aston Villa avrei dovuto giocare a sinistra, ma in realtà mi è stato permesso di cambiare la mia posizione se lo ritenevo necessario. Con Pep ovviamente è diverso. Mi dice di sentirmi libero, ma in un quadro strutturato, con un posizionamento preciso. Con lui, se sei un’ala sinistra, beh, rimani a sinistra. Ma ovviamente non ti lamenti, perché è il miglior manager».

Nel dicembre 2021, ha ammesso in un’intervista al “Telegraph” che la sua integrazione con il Manchester City si era rivelata più difficile di quanto avesse immaginato. Perché?

«Ho pensato che sarebbe stato più semplice, che era solo il calcio, dopo tutto. Ma in realtà mi sono dovuto adattare a un nuovo club, un nuovo allenatore, nuovi compagni di squadra… Ho anche dovuto integrare ciò che Pep si aspetta da me».

Hai anche lottato per lasciare il segno nel tuo nuovo spogliatoio?

«Sì perché all’Aston Villa ero il capitano ed ero lì da sette anni. Conoscevo tutti in un club in cui giocava la maggior parte dei giocatori inglesi. Al City sono entrato in uno spogliatoio con molte culture e nazionalità diverse, anche tra lo staff e i fisioterapisti. Così, mi sono preso un po’ di tempo per adattarmi a questo nuovo ambiente, che apprezzo molto».

Su Erling Haaland, arrivato quest’estate dal Dortmund: è uno dei giocatori più forti con cui hai giocato?

«Assolutamente. Il modo in cui giochiamo, con un sacco di cross che entrano in area, gli si addice perfettamente. E’ un predatore. Gli dai la minima opportunità e bam! la mette in rete. È un attaccante molto dotato, che rimane molto umile. Ha una sola ossessione, ed è quella di segnare, più e più volte. Pensa solo a questo. Per me, potrebbe essere il miglior giocatore del mondo in questo momento, con Kylian Mbappé. Ma ha uno stile diverso da Mbappé, che ama iniziare le sue azioni da un lato. Quello che è certo è che Erling appartiene già alla casta dei migliori attaccanti avanzati del mondo, insieme a Harry Kane, Robert Lewandowski e Karim Benzema».

Sul modo in cui passa il suo tempo libero:

«Sì, mi piace uscire, divertirmi, festeggiare, quando è il momento giusto per farlo. Non mentirò dicendo che non è così. Ma anche se le persone sono molto interessate a questo aspetto della mia vita, la mia priorità rimane ovviamente il calcio. E’ la mia passione».

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