Sul CorSport. Non si era mai vista tanta bellezza tutta in una volta. Anche perché questa bellezza non sta nelle magìe di uno solo, ma nell’intera squadra
Napoli si prepara a festeggiare il compleanno di Diego Armando Maradona, ma stavolta lo farà in modo diverso, scrive Alessandro Barbano sul Corriere dello Sport.
“Ma qualcosa è cambiato. Per la prima volta Maradona è pensato come un dolce ricordo e non come una cruda nostalgia. Il pellegrinaggio attorno a questo luogo di culto laico non ha più quella cifra vittimistica della frustrazione. Non è merito dei risultati, del primo posto in campionato e nel girone di Champions, che pure tornano ad accendere speranze. È piuttosto l’effetto di una riconciliazione tra il popolo dei tifosi e l’estetica del calcio”.
Era già accaduto con il Napoli di Sarri, qualche anno fa. Dopo il gol di Koulibaly all’Allianz, la squadra era stata accolta al ritorno da Torino da una folla di tifosi in festa. Ma quegli stessi tifosi, pochi giorni dopo, piansero lacrime amare sugli spalti di Firenze. Ancora una volta.
“Quel giorno i napoletani si convinsero una volta di più di essere orfani sempiterni del Pibe. Da quest’arrocco desolato ora quegli stessi tifosi sono usciti. Alla spicciolata hanno fatto strada i meno esposti al trauma del rimpianto, e pian piano hanno aperto crepe nello scetticismo degli altri. A sciogliere quella durezza di spirito, che si era addensata attorno agli animi come una calcificazione, è stata la sublime bellezza. Tanta non se n’era mai vista, tutta in una volta. Tanto più perché non sta, questa bellezza, sulle magìe di uno solo, come una virtù del corpo e dell’abilità concessa al fuoriclasse. Rimbalza invece tra le ventidue gambe azzurre saltellanti sull’erba, come un pallone guidato da un flipper che programmi di finire la sua corsa nella rete avversaria”.
Certo, c’è Kvara che è un fenomeno di suo, ma
“la magia è prodotta in modo solidale da tutti, tanto che alla fine di ogni partita si fa fatica a stabilire chi sia il migliore. E perfino quelle che altrove si chiamano riserve, come il Cholito, qui vivono la loro piccola ribalta da protagonisti. Questa divisione della bellezza che non riduce il quoziente, ma anzi lo moltiplica”.