ilNapolista

A Glasgow si è vista l’intelligenza del mercato del Napoli

Simeone ha garantito la profondità in assenza di Osimhen. Ndombélé, Raspadori e Olivera decisivi coi loro ingressi. Kim e Kvara sono ormai due certezze

A Glasgow si è vista l’intelligenza del mercato del Napoli

Una gara adulta e il dominio che serviva

Le partite contro Lecce e Spezia, fatte le dovute proporzioni, avevano creato un po’ d’agitazione in vista della trasferta a Glasgow. Per un motivo semplice: avevano mostrato le difficoltà del Napoli nel momento in cui la squadra di Spalletti si trova di fronte ad avversari chiusi, speculativi, difficili da aggirare. I Rangers sono scesi in campo e hanno giocato esattamente così. Anzi, rispetto al solito hanno addirittura accentuato la loro tattica difensiva, inserendo un terzo centrale e schierandosi con una sorta di 3-5-2/5-3-2 asimmetrico, con la costruzione del gioco molto sbilanciata a destra e Kent largo a sinistra come – unico – supporto a Morelos.

L’altro aspetto di cui e per cui avere timore era ovviamente lo spirito dei Rangers, il gioco aggressivo e fisico spinto anche dal calore di Ibrox Park. Anche tutto questo si è visto chiaramente, fin dai primi minuti. Anzi, fin dai primissimi possessi: i giocatori di Van Bronckhorst hanno fatto pressing altissimo sulla costruzione bassa del Napoli, riaggressione sulla seconda palla e hanno cercato rovesciamenti immediati.

Due momenti di pressing alto del Rangers a inizio partita: tanti uomini concentrati tutti sullo stesso lato per chiudere preventivamente le linee di passaggio

Prima della partita, Spalletti aveva detto che sarebbe stato fondamentale cercare di controllare il pallone per controllare il gioco. Per addormentare un po’ i ritmi della gara e spegnere così l’ardore dei Rangers. Dopo un inizio effettivamente complicato e l’azione che ha portato al palo di Zielinski – che ha mostrato subito come il Napoli potesse penetrare nella difesa dei Rangers – Lobotka, Anguissa e compagni hanno fatto proprio ciò che voleva il loro allenatore: hanno preso in mano le redini della partita e l’hanno condotta in maniera sicura, tranquilla.

L’aggettivo più calzante, però, è un altro: adulta. Sì, il Napoli ha giocato una gara adulta, ha dominato la serata di Ibrox Park nel modo giusto. Attraverso un possesso palla non esasperato – dato grezzo del 57% al 90esimo – e attraverso la gestione del ritmo, che ha ridotto l’aggressività dei Rangers a delle folate guidate più dall’emotività che dalla tattica. Ma anche con tentativi vari e ripetuti di manipolare la difesa avversaria. Di creare gli spazi giusti per attaccare la porta.

I numeri e la loro lettura attraverso la lente del tempo, in questo caso, sono una cartina tornasole: i Rangers hanno tentato la conclusione per 5 volte nei primi 25 minuti di gioco, e poi altre 5 volte fino al termine della gara; il Napoli, invece, ha accumulato 3 tiri in porta fino al minuto 25′ e a fine partita è arrivato a quota 25.

Certo, su questi numeri pesa anche l’espulsione di Sands dopo dieci minuti dall’inizio della ripresa. Ma i dati erano eloquenti anche prima del rigore fischiato agli azzurri: 11 conclusioni tentate tra il minuto 25′ e il penalty fallito da Zielinski. Sono cifre che dimostrano come la squadra di Spalletti abbia prima assorbito la partita, per poi entrarvi dentro e governarla con le sue armi tattiche. Fino al punto di vincerla, di vincerla con merito, una volta compreso e attuato il modo migliore per far male ai suoi avversari.

La forza del centrocampo

Ma qual è stata l’arma utilizzata dal Napoli per forzare la difesa dei Rangers? Tutto parte – deve partire da Lobotka, Anguissa e Zielinski. Non potrebbe essere altrimenti: il centrocampo è il reparto più fluido e quindi determinante nel sistema tattico ormai adottato in via definitiva da Spalletti, un 4-3-3 in fase offensiva che sa deformarsi, che può trasformarsi rapidamente in un 4-2-3-1, e che ha in Zielinski il suo perno creativo. Non a caso, viene da dire, il tecnico toscano ha detto che il centrocampista polacco «è stato il migliore in campo». Noi non abbiamo dimenticato i due rigori sbagliati in uno, ma la realtà dei numeri e pure delle percezioni conferma questa sensazione. Secondo le rilevazioni di Whoscored, infatti, Zielinski ha chiuso la sua gara con 6 tiri verso la porta, 2 dribbling riusciti e addirittura 8 occasioni create tramite passaggi chiave. Sì, avete letto bene: 8 passaggi chiave.

Tutti i palloni giocati da Piotr Zielinski, con il Napoli che attacca da destra verso sinistra

Come si vede chiaramente dal campetto appena sopra, Zielinski si è mosso come mezzala e come sottopunta allo stesso tempo. Anzi, in alcuni momenti della partita Simeone è stato costretto a retrocedere molto per toccare più palloni, allora è stato addirittura il polacco ad attaccare la profondità. A fungere da seconda punta. A fare quei movimenti tra i reparti avversari che hanno creato linee di passaggi e spazi da attaccare poi in verticale. Da uno dei suoi strappi palla al piede, non a caso, è nata la prima grande occasione del Napoli: il tiro di Simeone al minuto 17′. Eccola qui:

Grande azione personale, ottimo taglio di Simeone

Come si vede chiaramente in questa azione, Zielinski non fa tutto da solo. Come potrebbe, del resto? E allora vanno riconosciuti i meriti anche ad Lobotka e Anguissa, per la loro perfetta interlocuzione tecnica e tattica rispetto alle esigenze del polacco. E di tutti gli altri compagni. Lobotka è stato un perfetto organizzatore del gioco, non solo offensivo: i suoi 50 passaggi – una quota tagliata del 50% rispetto a quella tenuta in media da Jorginho ai tempi del Napoli – sono andati a buon fine per il 92% delle volte, ma devono far riflettere soprattutto i 4 contrasti vinti, record tra i giocatori di Spalletti.

La prestazione di Anguissa è stata meno appariscente rispetto a quella offerta contro il Liverpool, eppure il centrocampista camerunese ha messo insieme 2 passaggi chiave – tra cui l’assist per il gol di Ndombélé – e altrettanti dribbling riusciti. Insomma, ha esercitato il suo solito magistero tecnico e anche fisico in tutta la zona del centrocampo.

Come detto in apertura, voler dominare la partita dal punto di vista tecnico è stata la scelta giusta. Anche in virtù dei principi di gioco dei Rangers, una squadra puramente britannica nel suo approccio e nei suoi schemi. I numeri, in questo senso, restituiscono una fotografia eloquente: pur accusando un netto distacco nel numero di passaggi complessivi (Napoli in vantaggio per 472 a 322), gli uomini i Van Bronckhorst hanno accumulato più lanci lunghi (73-50) e più passaggi alti (61-51) rispetto agli azzurri. In pratica hanno costantemente provato a saltare il centrocampo e a portare la gara dalla loro parte. Non ci sono riusciti, e a un certo punto hanno cominciato a manifestare anche dei problemi difensivi piuttosto importanti.

Il mercato e il momento che ha cambiato la partita

Con il Napoli ormai in gestione del pallone e della partita, è bastato un lancio lungo di Meret su Simeone per mandare in tilt la difesa dei Rangers. La squadra scozzese era venuta a pressare in alto la costruzione degli uomini di Spalletti, e allora il centrale Goldson ha seguito il centravanti argentino fino al di là della sua metà campo. La ribattuta di testa è venuto fuori male, e a quel punto Zielinski ha potuto lanciare Simeone in uno spazio ormai sguarnito. Anche perché gli altri due centrali erano fin troppo larghi.

In questi tre frame, si vedono: Goldson che va altissimo ad anticipare Simeone; Zielinski che serve l’attaccante argentino nello spazio; la distanza troppo elevata tra gli altri due centrali dei Rangersi, una condizione che permette a Simeone di involarsi solo verso la porta avversaria. E di prendersi rigore ed espulsione.

In questa azione si manifestano le buone idee avute dal Napoli in sede di calciomercato. Simeone, infatti, attacca la profondità in maniera rapida e convinta. In un modo che non poteva appartenere né a Mertens né tantomeno a Petagna, ovvero le due riserve di Osimhen nella scorsa stagione. Anche senza l’attaccante nigeriano, quindi, il Napoli è riuscito a mantenere lo stesso approccio al gioco, ad applicare gli stessi meccanismi.

C’entra anche Spalletti, che ha scelto il Cholito e non Raspadori dall’inizio. E l’ha fatto proprio perché sapeva che il Napoli avrebbe potuto creare spazi di questo tipo. E allora avrebbe avuto bisogno di un attaccante capace di legare il gioco, come detto in precedenza, ma anche di essere un’alternativa credibile a Osimhen in certe situazioni. Per dirla brutalmente: Osimhen forse sarebbe andato in porta con il pallone; Simeone, da parte sua, si è preso un calcio di rigore con annessa seconda ammonizione per Sends.

La partita tattica è finita in questo momento. Il Napoli ha sbagliato due volte lo stesso rigore e poi ha conquistato un altro penalty con il – proverbiale, ormai – tiro potente di Kvaratskhelia. Nota a margine proprio su di lui: oltre a prendersi il rigore poi trasformato da Politano, ha accumulato 8 tiri scoccati verso la porta di McGregor, 6 dribbling tentati e 61 palloni giocati. Solo uno in meno di Lobotka. È evidente come l’esterno georgiano stia diventando sempre più centrale – anzi: indispensabile – nel gioco del Napoli. E non solo in fase di finalizzazione, ma anche nella costruzione e nella rifinitura dell’azione.

Cambi intelligenti

A quel punto, Spalletti doveva fare dei cambi. E li ha fatti nel miglior modo possibile, perché è proprio grazie ai giocatori venuti fuori dalla panchina che il Napoli ha messo al sicuro – e reso anche più rotondo – il risultato. Ovviamente questo giudizio è influenzato dal fatto che Raspadori abbia segnato il 2-0 – su assist di Olivera – e che Ndombélé abbia fissato il 3-0 finale con la sua prima marcatura in azzurro, ma c’è anche della sagacia tattica in queste sostituzioni. Intanto l’uomo in meno aveva abbassato i Rangers in maniera definitiva, e allora serviva un attaccante più bravo a consolidare il possesso: da qui il cambio Raspadori-Simeone. E poi Zerbin, Olivera e anche Ndombélé hanno dato maggiore fisicità in zone del campo di grande importanza. Il tutto senza perdere un grammo di qualità. Basta vedere il gol di Raspadori per rendersene conto:

Pura qualità

Raspadori che riceve un passaggio di Ndombélé accorciando il campo, Olivera che si sovrappone internamente dal lato di Kvara e offre lo scambio all’ex attaccante del Sassuolo, ancora Raspadori che stoppa col destro e tira di sinistro, tutto in un lampo, tutto in un fazzoletto di campo ristretto dall’intervento dei difensori avversari. È un’azione completamente diversa da quella disegnata dal Napoli per andarsi a prendere l’espulsione di Sands, e mette in mostra la profondità numerica e tecnica della rosa costruita da Giuntoli, il suo staff e De Laurentiis. Certo, il Rangers è stato un avversario evidentemente inferiore dal punto di vista tecnico, tattico e anche emotivo, vista la gestione esclusivamente a folate del pressing e della riaggressione alta, ma è chiaro che Spalletti ha moltissime opportunità per divertirsi. Per creare qualcosa di nuovo. Qualcosa che sia adatto a ogni momento di ogni partita.

Ultima nota di merito per Ndombélé, in campo per dieci minuti eppure capace di mettere insieme, nell’ordine: il gol su assist luccicante di Anguissa; un passaggio chiave su 13 totali; 2 contrasti vinti. Il tutto, mostrando finalmente la sua dote principale: la capacità di portare il pallone proteggendolo col corpo, di fare regia guadagnando metri in progressione, come se fosse un giocatore di rugby più che di calcio. Magari tra qualche settimana l’ex Tottenham sarà pienamente recuperato e allora Spalletti potrà lavorare su ulteriori alternative tattiche. Magari il tecnico del Napoli potrebbe cominciare a pensare a un centrocampo a due per risolvere in maniera diversa – prima e meglio – partite come quelle contro Lecce e Spezia. Quelle che mettono ancora agitazione a questa squadra.

Conclusioni

Finora non si era ancora visto o percepito, ma ora è evidente che il Napoli abbia fatto un mercato che gli permette di sostituire davvero Osimhen, e di avere – anche solo potenzialmente – numerose alternative di schemi e uomini. E questa sensazione di profondità e completezza andrà solo a crescere, considerando che, tra i nuovi, solo Kim Min-jae – a proposito: altra prova senza sbavature per il centrale sudcoreano – e Kvara sono stati realmente inseriti nel tronco titolare, degli altri abbiamo solo degli assaggi. Solo che si tratta di assaggi molto gustosi. Soprattutto se messi nel contesto di una squadra che sembra sempre più consapevole, sicura e quindi matura.

Il Napoli torna da Glasgow con un’ulteriore prova di aver seminato bene. Di aver assemblato la rosa di quest’anno seguendo criteri – finalmente, dopo anni di non-scelte – coerenti e anche rischiosi, se vogliamo. Dalla partita di Ibrox, inoltre, Spalletti si porta con sé anche dei passi in avanti dal punto di vista della sperimentazione. I Rangers hanno offerto uno stress test importante anche al tecnico toscano, finora non sempre lucidissimo nei suoi cambi di formazione e assetto, e anche questa risposta è stata positiva: l’inserimento di Simeone dal primo minuto e le modifiche operate con e attraverso i cambi hanno dimostrato che il Napoli ha l’allenatore giusto per la squadra che ha messo su. Per le sue ambizioni tecniche e di valorizzazione degli asset. Per cogliere la prima vittoria in Gran Bretagna dell’intera storia europea del club. Non sarà un dato tattico, ma è davvero significativo.

ilnapolista © riproduzione riservata