L’ex Lazio, ora al Betis, a El Pais: «Il difensore centrale deve essere intelligente, avere una buona lettura del gioco, saper leggere una partita, è una posizione chiave»
El Pais intervista Luiz Felipe, ex Lazio passato in estate al Betis. Racconta perché ha scelto la squadra andalusa.
Volevo cambiare un po’. Il campionato spagnolo è sempre stato un campionato che mi è piaciuto molto. La Lazio è un grande club, mi ha formato come giocatore e come persona, ma volevo incoraggiamento, un’avventura nella mia vita e ho scelto l’offerta che mi ha fatto il Betis. Dal primo momento in cui si è presentata l’occasione, hanno avuto il pregio di farmi sentire importante prima di firmare il contratto.
Sei partito per l’Italia a 19 anni. Com’è andata l’avventura?
Giocavo a calcio da quando avevo 13 anni e sono arrivato allo Iutano, che ora è nella serie B brasiliana. Ho giocato per quel club per un anno e la Lazio mi ha ingaggiato grazie a una segnalazione di uno scout. Avevo 19 anni. Ero un bambino, non parlavo italiano e il mio adattamento era complicato. Ho giocato pochissimo dopo essere stato ceduto in prestito alla Salernitana, dalla Serie B, appena quattro partite. Al mio ritorno alla Lazio mi sono ambientato in squadra e ho giocato cinque stagioni a buon livello in Serie A.
Il tuo calcio mescola l’impudenza dei brasiliani con l’ordine degli italiani?
Potrei dire di sì. Da brasiliano mi piace molto giocare la palla da dietro e rischiare. In Italia ho imparato a posizionarmi bene, a leggere le partite e, soprattutto, la tattica. Sono cresciuto e ora, nonostante sia giovane (25 anni), penso di essere a un buon punto di maturità. Vengo a un calcio diverso e sono sicuro che mi adatterò presto.
Sulla differenza tra calcio spagnolo e italiano.
Sono rimasto sorpreso dall’intensità con cui si gioca in Spagna. Era solo una partita, ma ho notato molti avanti e indietro. In Italia tutto è come più fermo, più ordinato, con due squadre che ci si aspetta. In Italia c’è molto ordine, lì è tutto più fermo.
Un difensore centrale deve essere duro per essere bravo?
No, per me un buon difensore centrale deve avere una buona lettura del gioco e saper uscire con la palla. Il difensore centrale deve saper leggere una partita, è una posizione chiave. Quello di calciare adesso con il Var non ha alcun senso. Forse in un altro tempo, in un altro calcio, era facile perché non ti controllavano e l’arbitro non poteva vedere l’azione. Ora i giocatori sono molto controllati. Il pregio migliore di un difensore centrale non è colpire, è l’intelligenza e una buona uscita con la palla.
Quale attaccante ti ha dato più problemi?
Quello che mi ha fatto impazzire in allenamento è stato Ciro Immobile, il mio compagno. Attacca sempre la profondità e la schiena. Non potevo fermarlo. Poi, i più forti che ho marcato sono Lukaku e Dzeko.