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Pioli: «Basta definirci una squadra giovane. Solo in Italia i ventenni sono considerati giovani»

Alla Gazzetta: «De Ketelaere in due anni può diventare un top europeo. Oltre un certo livello il club credo non voglia e non possa arrivare».

Pioli: «Basta definirci una squadra giovane. Solo in Italia i ventenni sono considerati giovani»
Mg Milano 15/05/2022 - campionato di calcio serie A / Milan-Atalanta / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Stefano Pioli

Sulla Gazzetta dello Sport una lunga intervista all’allenatore del Milan, Stefano Pioli. Dice che il Milan è più forte di un anno fa.

«Siamo più forti di un anno fa. Puoi comprare i migliori giocatori ma la differenza la fanno l’organizzazione, la voglia, lo spirito».

Su De Ketelaere, nuovo acquisto del club dopo una trattativa infinita:

«Ci siamo incontrati a Milanello mercoledì mattina, assieme allo staff gli ho mostrato dei video con dei nostri concetti di gioco. È stato molto attento, da quello che ha detto si vede che è molto intelligente, che capisce di calcio. E poi ha grande talento, si vede da come tocca palla: è elegante, bello da vedere. Ho chiesto di lui a Origi, compagno di nazionale, e lui: “È metà Havertz e metà Kakà”. Si è sbilanciato… Giocherà qualche minuto a Vicenza e un tempo domenica con la Pergolettese. Ci sono aspettative importanti ma è giusto dargli tempo, io per primo gli ho detto di non avere fretta».

Un altro giovane che abbasserà l’età media della squadra: sposa la filosofia del club?

«Solo in Italia i ventenni sono giovani. Tonali ha 22 anni, Leao 23, Theo quasi 25. Sono giocatori fatti, completi. Che certo devono avere fame per crescere perché non hanno raggiunto il massimo del loro potenziale. Ma giovani si è a 17, 18 anni. E poi nel gruppo ci sono anche esperti: Maignan, Kjaer, Ibra, Giroud, Origi, Calabria, Messias, Krunic, Rebic. Lo stesso Theo è molto maturato, è più presente. Nello spogliatoio Ibra si fa sentire, quello che parla di più è Florenzi, se poi è ascoltato non lo so… (ride)».

Che si aspetta ancora sul mercato?

«Sulla carta mancano due ruoli, il difensore e il centrocampista. Non vogliamo sostituire chi se ne è andato con dei sosia, anche perché un altro Kessie non c’è. Ci servono due caratteristiche: esplosività e intelligenza».

Desiderava un colpo alla Vlahovic da 80 milioni?

«De Ketelaere in prospettiva, in due-tre anni, può diventare un top europeo. Ogni società fa le proprie valutazioni: noi con un progetto sostenibile abbiamo dimostrato di poter vincere. Oltre un certo livello il club credo non voglia e non possa arrivare. Di sicuro non ho mai temuto che la nuova proprietà arrivasse e vendesse i giocatori più importanti: ci era stato detto in partenza che la filosofia sarebbe rimasta la stessa».

Sulla magia di Milanello:

«Tutti i giorni arrivo preoccupato, tra virgolette, per lo spirito con cui i calciatori lavoreranno, ma quando poi li vedo in campo tutti i dubbi vanno via. Se continuiamo così saremo competitivi, non vuol dire che rivinceremo lo scudetto ma che avremo possibilità di vincere ogni partita. Nell’ultimo allenamento ho dovuto fermarli io, perché andavano troppo forte. Così è bello, coinvolgente, i nostri concetti ormai li abbiamo dentro. Finché vedo questo atteggiamento sarò tranquillo, se indietreggiamo anche di un solo centimetro diventiamo una squadra normale».

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