«Non pensare a quelli che dicono che non è il caso. Hanno solo più paura di te. Ma tu vivila. Vivila nella speranza che accada».
Figlio mio, spero che questo possa essere il tuo luglio 1984.
Io l’ho già avuto e sono grato per questo. Spero che tu possa viverlo. Davvero.
Sono salito sull’otto volante che avevo 9 anni, ne sono sceso bruscamente all’albeggiare dei sedici.
Spero che tu possa vedere cosa succede quando arriva un extraterrestre sulla terra.
Gli abbiamo voluto bene. Oggi se penso a lui occhi e mente si annacquano.
Spero che tu possa goderne. Certo non saranno sette anni. Due possono essere sufficienti. Sarà come averne vissuti dieci.
Potrebbe fare un pezzo di strada insieme a te.
E tramandare ai tuoi figli le lacrime di gioia che io ho tramandato a te.
Non pensare a quelli che dicono che non è il caso. Hanno solo più paura di te.
Ma tu vivila. Vivila nella speranza che accada.
Perché il viaggio sarebbe bellissimo. Vincere o meno non avrebbe importanza. Già la sua presenza sarebbe una vittoria.
Con lui avresti l’opportunità di vedere schiuso il viluppo che attanaglia cuori e menti di questa città. Perché uno così ti fa diventare adulto.
E diventare adulti passa soprattutto per i suoi dogmi: abnegazione, cultura del lavoro, serietà.
Tutte frecce che dovrai custodire nella tua faretra.
Intanto posso dirti solo una cosa: speriamo che accada.
E se non dovesse succedere, sarà stato bello lo stesso.