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Modric: «Tutti andrebbero in guerra con Ancelotti, sia quelli che giocano che quelli che non lo fanno»

A Sportske: «E’ ciò di cui avevamo bisogno dopo Zidane. C’è chi pensa che il Real vinca titoli per miracolo o fortuna. Non mi interessa, noi, intanto, vinciamo».

Modric: «Tutti andrebbero in guerra con Ancelotti, sia quelli che giocano che quelli che non lo fanno»
Mg Parigi (Francia) 28/05/2022 - finale Champions League / Liverpool-Real Madrid / foto Matteo Gribaudi/Image Sport nella foto: Carlo Ancelotti-Luka Modric

Il centrocampista del Real Madrid, Luka Modric, ha rilasciato una lunga intervista a Sportske. Innanzitutto ha allontanato l0idea di un possibile ritiro.

«Se questo è il mio ultimo anno? Finché mi sentirò bene e gli allenatori mi ameranno, andrò avanti, senza pormi limiti».

Il Real ha vinto la Champions. Ha eliminato il Psg dalla competizione. Lo racconta come uno spartiacque nel loro cammino verso la vittoria.

«È stata una notte spettacolare, una delle più impressionanti per me e ne ho vissute tante. Da allora, la percezione del pubblico e dell’ambiente è cambiata rispetto alle nostre possibilità per la Champions League. Lo scetticismo è scomparso. Obiettivamente, il modo in cui abbiamo reagito contro il Psg ha mostrato a tutti, in particolare a noi, che avremo sempre voce in capitolo nell’élite europea».

Su Mbappè, che ha rifiutato il Real per il Psg.

«Mbappé ha deciso quello che ha deciso, era un suo diritto e ora dovrà convivere con quella decisione. Pensavamo tutti che sarebbe arrivato, ma non è successo, e ora? Non lo crocifiggeremo neanche noi. È un grande giocatore, ma come dico sempre, in ogni contesto, nessuno è più importante della sua società. Il Real Madrid è il più grande, lo è sopra ogni altra cosa e sarà sempre così».

Parla della sua esperienza al Real Madrid.

«Sono venuto a Madrid per vincere titoli. Nemmeno nei miei sogni più sfrenati mi sarei aspettato che dieci anni dopo ne avrei avuti 20 con il Real Madrid, praticamente due a stagione. Se avessi scritto una previsione nel 2012, quello che avrei voluto non sarebbe stato affatto vicino a quello che abbiamo realizzato. E sai cosa c’è di così speciale in tutto questo? Che a Madrid, dopo ogni trofeo, stai già pensando al prossimo. Sei così affascinato da quella sensazione di vittoria che aumenta la tua motivazione per farlo accadere di nuovo. Questo è il modus vivendi di questo club. Dopo i primi minuti della celebrazione a Saint-Denis, tutti abbiamo cominciato a dire che da domani si lavora per la Quindicesima. Come se fosse qualcosa di normale. E questo non è atteggiamento, è Dna».

Continua:

«A Madrid non ci sono ‘stagioni di transito’, né preparativi a lungo termine. Semplicemente, ti si chiede e ci si aspetta che tu sia sempre al top. Abbiamo eliminato il Psg, il Chelsea, il City, il Liverpool. Tutte squadre big e ancora qualcuno dice che siamo stati fortunati!? Ma come farai a eliminare tutte quelle mega squadre senza qualità e gioco? Non capisco. C’è questa tesi che si vincano i titoli per miracolo e per fortuna. Ma non mi interessa. Lasciamoli riflettere e noi, intanto, vinciamo».

Su Ancelotti e l’impatto sul campionato:

«Siamo partiti molto bene dall’inizio. È arrivato un allenatore nuovo e di esperienza come Ancelotti, che fin dalla prima fase ha conosciuto tanti giocatori. Questo ha reso più facile adattarsi, dopo diversi anni fantastici con Zidane. Ancelotti ha portato calma, stabilità e creato un clima di fiducia reciproca e fiducia nelle proprie forze. Non è stato strano per me, perché per quanto qualcuno abbia cercato di sminuire la forza di questo gruppo, personalmente ero convinto che avessimo ancora una squadra superiore. Alla fine abbiamo vinto meritatamente e in maniera dominante il 35° titolo, il mio terzo. Ancelotti è unico nel trattare con i giocatori. Il suo approccio è così positivo e umile, così corretto e benevolo, che non c’è possibilità che qualcuno abusi della sua fiducia. Ha l’autorità della conoscenza e, quando comunica, tira fuori semplicemente il meglio da ognuno. Tutti andrebbero in guerra con lui, sia quelli che giocano sia quelli che non lo fanno».

Ancora sul tecnico:

«Era esattamente quello di cui avevamo bisogno dopo che Zidane se n’è andato. Se sei arrivato a Madrid è perché professionalmente sei il migliore, certo, ma la psicologia di guidare un gruppo è molto importante, soprattutto nei club, dove lo spogliatoio è pieno di top player ed ego eccezionali. L’abilità consiste nel generare la relazione corretta e la comunicazione desiderabile con ogni giocatore, e poi tradurla in una squadra compatta. Tutti sanno come dirlo, ma è difficile farlo. Ancelotti è un allenatore che, nella tensione, nella pressione e nello stress del calcio d’élite, porta umanità e calma. Ecco perché tutti lo rispettano così tanto».

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