ilNapolista

Mara Maionchi: «Non capisco perché tante donne curano l’estetica ma non fanno un’ecografia al seno»

A Sette: «Sette anni fa, durante un controllo di routine, mi scoprirono per caso due tumori. La prevenzione mi ha salvato la vita»

Mara Maionchi: «Non capisco perché tante donne curano l’estetica ma non fanno un’ecografia al seno»
Db Milano 09/05/2022 - photocall road show Tv ‘Quelle brave ragazze’ / foto Daniele Buffa/Image nella foto: Mara Maionchi

In un’intervista a Sette, Mara Maionchi racconta di quando, sette anni fa, le è stato diagnosticato un cancro al seno. Aveva 74 anni, era andata a fare il solito controllo di routine.

«Era un’abitudine per me, non ero minimamente preoccupata, anzi. Mi stavo preparando per tornare al lavoro quando il dottore mi fermò, dicendomi che qualcosa non tornava. Ecco, quella è una strizza pazzesca. Mi trovarono due tumori, uno nella mammella destra e uno, in situ, in quella sinistra. Rabbia? Certo. Sgomento? Certo. Ma, soprattutto, paura. Una paura tremenda».

A settembre, insieme ad altri personaggi noti, sarà nel docu-reality in 4 episodi in onda su Rai2 in prima serata, “Nudi per la vita”. Si metterà a nudo insieme agli altri per raccontare la sua storia, il rapporto con la malattia, alla presenza di due medici specialisti che interverranno con finestre dedicate alla prevenzione e alla cura.

«Il messaggio che vogliamo lanciare è: prevenite, fate i controlli, non abbiate paura di verificare se il corpo sta bene, spogliatevi, insomma».

Racconta la «strizza pazzesca» provata al momento della diagnosi.

«Sa qual è la cosa che più mi lasciò sgomenta quando arrivò la diagnosi? Il fatto di averlo scoperto quasi per caso, in una normalissima visita senologica. E infatti i linfonodi non erano stati toccati, dunque non fu necessario fare una chemioterapia. Ma i medici mi dissero che sarebbero bastati sei mesi di ritardo nella visita per compromettere tutto. Ecco perché penso che certi esami debbano diventare una routine, senza vergogna, senza paura».

Parla della rabbia.

«Rabbia perché non sapevo come avrei affrontato la cosa. Sono una persona abituata a essere vista come forte, persino un poco brusca, insomma una tosta. Ma quasi subito mi resi conto – anche grazie ai medici che mi hanno seguito – che lo stavo prendendo in tempo. Le calcificazioni sospette mi spaventarono a morte, ma quando, dopo la tomografia, capimmo che si trattava di due tumori tutto sommato ancora nella fase iniziale, allora mi rasserenai e trovai la forza. Quel punto fu fondamentale, perché la fiducia cominciò a crescere. E quando mi portarono in sala operatoria e scoprii che c’era anche un chirurgo plastico per la ricostruzione del seno, trovai pure la forza di scherzare. Dissi che giacché c’eravamo potevano anche mettermi su una sesta».

La famiglia le si strinse accanto.

«Mio marito e le mie figlie si strinsero immediatamente a me e fu bello fare squadra, quello che mi auguro faranno anche i concorrenti del programma. Ma in ospedale, il mattino dell’intervento, ci andai da sola. Preferii così».

Commenta la scelta di Fedez, che ha raccontato sui social la sua malattia ed è stato contestato per questo.

«Penso tutto il bene possibile dei personaggi famosi che ci mettono la faccia e raccontano la propria malattia. Fedez ha fatto benissimo, perché come si può convincere un ragazzo a farsi controllare più spesso se un cantante famoso come lui si vergogna a parlarne? È assurdo. Così come sono assurdi quelli che lo accusano parlando di spettacolarizzazione. Io dico: parliamone, discutiamone, diamo il buon esempio, liberiamo il corpo di ogni tabù. Io mi ricordo che una volta per una donna ammalarsi di tumore al seno voleva dire chiudersi in casa terrorizzata – perché la malattia isola, non ce lo scordiamo – coprirsi, non rivelare niente a nessuno. Ma perché? Mica è una colpa. La malattia si previene e si cura, non si deve nascondere».

Ora sta bene, dice, ma la prevenzione è fondamentale.

«Sto bene, ma sarebbe falso dire che sono tranquilla. Ogni anno vado ai controlli con una punta di paura, perché so che il male potrebbe tornare. Ne sappiamo ancora troppo poco, c’è tanta strada da fare nella ricerca. E così cerco un equilibrio tra il controllo e il timore. Ma una lezione l’ho imparata: oggi non mi limito solo allo screening del seno, faccio anche lo stomaco, per esempio. Io non capisco perché tante donne curino l’aspetto esteriore, dunque vanno dal parrucchiere e dall’estetista, alcune anche dal chirurgo plastico, mentre trascurano quello interiore, la salute. La posso dire un’ultima cosa? Ragazze, andate a fare ecografia e mammografia così come andate a farvi controllare le carie. Io lo posso dire perché a me la prevenzione ha semplicemente salvato la vita».

 

ilnapolista © riproduzione riservata