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Enzino Esposito: «Toronto è una città piena di “Esposìti”, Insigne rischia di non tornare più a Napoli»

Alla Gazzetta: “Si vive troppo bene. I tifosi non dicono nemmeno le parolacce. Quando arrivai sfogliai l’elenco e c’erano 500 Esposito”

Enzino Esposito: «Toronto è una città piena di “Esposìti”, Insigne rischia di non tornare più a Napoli»
Db Milano 19/02/2016 - Beko Final Eight coppa Italia di basket / Giorgio Tesi Group Pistoia-Dolomiti Energia Trento / foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Vincenzo Esposito

Lorenzo Insigne a Toronto si troverà “non bene, benissimo”: “Rischia di non tornare mai più in Italia, se non per quei giorni che verrà a trovare i suoi cari”. Enzino Esposito è stato al posto di Insigne la bellezza di 27 anni fa, nella prima storica e piccola infornata di italiani in Nba. Era il 1995, Toronto era una frontiera pure per il basket. “Il mondo è cambiato e ci sono molte più comodità, adesso – dice intervistato dalla Gazzetta dello Sport – Ho letto che Insigne è andato con tutta la famiglia lì, scelta azzeccata.  Si vive troppo bene e inoltre c’è un fattore importante da non sottovalutare per un calciatore di quel livello. Lo stress che c’è da noi non esiste, c’è un’educazione sportiva che neppure ci sogniamo, tutto viene vissuto in maniera serena, non come accade in Italia dove se sbagli un rigore devi vivere nel terrore per una settimana. Il tifo organizzato non esiste, ed è difficile che il tifoso dica una parolaccia“.

Esposito divenne il primo italiano a firmare per una squadra Nba, Rusconi dovette aspettare la fine del lockout. Per i neonati Toronto Raptors, con vice presidente esecutivo Isiah Thomas. E’ stato il primo italiano a segnare punti nel campionato americano. Al Madison Square Garden di New York arrivò a segnarne 18 in 30 minuti.

Ricorda il primo impatto con la città:

Super. Una città favolosa, piena non tanto di napoletani come mi avevano detto, ma di meridionali. E poi gremita di… Esposìto, con l’accento sulla i come ci chiamavano, mi raccomando. Sfogliai l’elenco telefonico di Toronto, c’erano quasi 500 Esposìto. Era, ed è, una città multietnica dove si vive in maniera organizzatissima, anche quando le temperature scendono sul -20 e fa veramente freddo. In Italia sarebbe quasi la fine del mondo, lì la vita continua senza il minimo impatto. Mi colpì poi il fatto che nei supermercati c’erano settori dedicati alle varie comunità, cosa che non esisteva in altre parti d’America dov’ero già stato. Così, potevo anche scegliere vari tipi di pasta, di prosciutti…”.

Quando entravo in campo lo speaker metteva la musichetta della tarantella. Irritante. Alla quarta volta gli feci capire in maniera elegante che non era cosa gradita e non la mise più”.

Era proprio un’altra epoca:

“Il cellulare iniziavano a possederlo i super ricchi, nei Raptors per esempio lo aveva solo il presidente. Erano quei primi modelli che per portarli in giro avevi bisogno del trolley… In quanto al fax, mica era semplice trovarlo. Una volta dovetti girare mezza Toronto per trovare un ufficio che lo aveva, e i fax erano grandi due metri per due, occupavano mezza stanza… Cosa leggevo? Soprattutto il Corriere Canadese, in italiano, ma erano notizie che mia mamma a telefono mi dava una settimana prima…”.

Esposito dice che era “tifoso di Maradona, che non c’entrava niente col calcio. Lui andava oltre. Fuori da quella ‘religione’ ho sempre tifato per il Napoli”. E che il nuovo numero 1 del draft Nba, l’italoamericano Banchero non gli piace:

Non mi piace, ma è forte. È americano al 100%: leggo che dovrebbe giocare per la nostra Nazionale, speriamo che mantenga quello che ha detto, sarebbe molto utile”.

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