Al Messaggero: «ho iniziato a sviluppare altre parti del gioco. Stavolta ho usato di più la mano sinistra. A volte fai le cose per abitudine non perché le apprezzi»
Matteo Berrettini intervistato – col coach Santopadre – dal Messaggero (di Vincenzo Martucci). Pubblichiamo due risposte del tennista che, rientrato dopo 12 settimane di stop per infortunio alla mano, ha vinto due tornei consecutivi sull’erba: Stoccarda e il Queen’s.
«Mi sono infortunato spesso. Da quei momenti ho sempre imparato qualcosa, ho iniziato a sviluppare altre parti del gioco. Stavolta ho usato di più la mano sinistra. Con quest’ultimo infortunio mi sono accorto che a volte fai le cose per abitudine, non perché le apprezzi veramente, ma quando mi hanno tolto il tennis e i tornei mi sono detto che avrei spaccato tutto appena fossi tornato».
«Oltre alle mie armi, penso che bisogna essere tosti mentalmente, per restare sempre lì, e la forza mentale è qualcosa su cui lavoro da tutta la mia vita. La prima volta che ho pensato di poter giocare bene sull’erba è stato nel 2019 in Davis contro l’India, poi sono andato a Stoccarda e anche se ho perso con Roger a Wimbledon di quella partita ho solo bei ricordi».