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Yaroslava Mahuchikh: «Gli atleti di Putin mi scrivono che lo sport non è politica. Intanto i bambini muoiono»

L’ucraina, oro ai Mondiali indoor nel salto in alto, a La Stampa: «Mi chiedono rispetto. Ringrazio i russi che protestano contro questo massacro».

Yaroslava Mahuchikh: «Gli atleti di Putin mi scrivono che lo sport non è politica. Intanto i bambini muoiono»

La Stampa intervista Yaroslava Mahuchikh, oro ai Mondiali indoor di Belgrado nel salto in alto. Ucraina, è scappata dal suo Paese appena è scoppiata la guerra.

«La federazione mi ha chiamato e mi ha spiegato che potevano farmi arrivare in Serbia. Ho detto solo sì».

Ha sopportato un viaggio di tre giorni tra le bombe con continui cambi di percorso.

«Questa vittoria serve. Mostra i colori e la storia e la personalità che secondo la Russia non esistono. Aiuta a far vedere l’Ucraina».

Le chiedono se ha sentito le sue colleghe russe del salto in alto. Nessuna l’ha chiamata, dice.

«Ci sono atleti che via Instagram mi chiedono perché parlo di battaglia o uso la parola invasione. Il loro esercito uccide le mamme dentro gli ospedali e a me chiedono rispetto. E poi mi scrivono che lo sport deve starne fuori, che gli atleti non fanno politica. I bambini fanno politica? No, però muoiono. Dico grazie a tutti quei russi che hanno il coraggio di opporsi, di provare in qualsiasi modo a protestare contro questa guerra. Contro questo massacro».

Sulla guerra:

«Posso solo sognare che finisca subito. La Russia deve capire che nemmeno uccidendo la nostra gente ucciderà la nazione. Io non capisco perché ci sparino. Noi ci stavamo godendo la nostra vita, la libertà e ora scappiamo tra le macerie. I russi devono capire che questa guerra è vera, reale, se non possono protestare devono trovare il modo di vedere, di andare oltre la censura. Non avete idea di che cosa ci passa per la testa quando li sentiamo dire “È tutto finto”. Per loro le case distrutte, il sangue e la disperazione sono una recita. Devono trovare il coraggio di guardare, più persone riusciranno a farlo e prima finirà questo orrore».

 

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