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L’ultima intervista di Klopp al Liverpool: «Sono un uomo di sinistra»

“Alla gente di Liverpool piace vincere, ma soprattutto lottare. Sono orgoglioso che ci siamo riusciti senza barare come altri”

L’ultima intervista di Klopp al Liverpool: «Sono un uomo di sinistra»
Ci Napoli 07/09/2022 - Champions League / Napoli-Liverpool / foto Carmelo Imbesi/Image Sport nella foto: Jurgen Klopp

Jurgen Klopp al Liverpool aveva detto no. Gli fu offerta la possibilità di diventare il nuovo Bill Shankly del Liverpool, e disse no. Poi avrebbe detto sì tre anni dopo, e sarebbe stata la storia che tutti conosciamo, ma “in quel momento ho pensato: ‘eh?’ Il Dortmund volava e forse giocava di nuovo per la Champions. Il Liverpool non era in un bel posto. Non era un posto in cui vai e dici sì, il Liverpool sta chiamando, sì, andiamo”. Questa potrebbe essere l’ultima intervista di Klopp al Liverpool, scrive il Telegraph. E tradisce così il mito popolare, “l’immagine dell’allenatore hipster amante del calcio, bevitore di birra, fumatore, iperemotivo, che possedeva un interesse così radicato per il calcio della città , per il suo panorama politico e culturale, che la sua motivazione rasentava lo spirituale”. “Nei 15 anni prima del mio arrivo qui ho guardato tantissimo calcio, ma ho guardato molto il Liverpool? No”. Tutto è cambiato tre anni dopo. Per me è stata la scelta numero 1, qualunque sia il motivo. Non è davvero spiegabile. Ho solo pensato che fosse quello che voglio avere”.

“A Londra, dove ci sono 25 club. Se vai in una strada puoi tifare per il Crystal Palace o il Fulham, e nella strada successiva sei un po’ più vicino al Chelsea o qualcosa del genere. Ecco, qui è rosso o blu. Alla gente piace vincere, ovviamente, ma soprattutto lottare. Fa parte della nostra storia qui il fatto di essere colpiti duramente, di essere presi a pugni duramente e di rialzarci. La visione generale della vita a Liverpool è molto simile alla mia. Sono pronto a lottare per le cose giuste. Penso di meritare tutto? No, va bene che lo abbiano anche gli altri. Non sono socialista, ma vengo da lì, dalla sinistra, e guardo la vita in questo modo”.

Nel corso di quelle che saranno 491 partite al Liverpool, Klopp è stato obbligato, secondo una stima prudente, a partecipare a 982 conferenze stampa “ufficiali” e a tenere almeno 3500 interviste. Ora smette. Parteciperà alla finale di Champions League sperando di vedere il suo amato Borussia Dortmund battere il Real Madrid, poi gli Europei, le Paralimpiadi in agosto, poi andrà nella sua villa a Maiorca e ciao ciao a tutti. “D’altronde incontrarmi per tutti significa parlare di calcio. Per le persone sono come Google. Gli amici vengono a trovarmi, guardano la partita e per me è un lavoro e per loro una vacanza. Ascolto molti audiolibri. Adoro leggere, ma quando leggo tutti riescono a parlarmi, quindi quando ho le cuffie le persone si rendono conto che ovviamente non le sto ascoltando”.

“Ovviamente il mondo è pazzo. Se lascio la porta un po’ aperta, potrei firmare un contratto oggi per la prossima stagione o probabilmente per iniziare tra due anni. Non lo voglio affatto. Voglio prendermi una pausa e capire cosa fa per me”.

Klopp si dice orgoglioso di non aver mai “esagerato” forzando il mercato e le regole finanziarie: “Questo è ciò di cui sono più orgoglioso. Avremmo potuto, con tutte le cose che sono successe in tempi folli. Non abbiamo mai esagerato. Non ci abbiamo mai provato troppo. È orribile, non sono sicuro che quelli giudicati poi colpevoli abbiano tradito le regole di proposito, ma in qualche modo lo sapevano. Probabilmente non è giusto al 100%, ma hanno pensato  ‘forse possiamo farcela’ e ovviamente non ci sono riusciti, e mi piace davvero il modo in cui abbiamo agito noi. Se mio figlio mi chiedesse cinquanta euro ed io ne avessi solo 25, cosa posso fare oltre a dargli semplicemente i 25?”.

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